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Giacomo Ferretti
Torquato Tasso

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  • ATTO PRIMO
    • Scena quarta. Ambrogio dalla comune precede Roberto, che gl'impedisce di annunziarlo scorgendo Torquato in un momento d'estro poetico
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Scena quarta. Ambrogio dalla comune precede Roberto, che gl'impedisce di annunziarlo scorgendo Torquato in un momento d'estro poetico

 

GERALDINI
Taci: mi lascia. All'estro sacro in preda
volano i suoi pensier.
Ambrogio s'inchina, e parte.
Vate orgoglioso,
che il lume togli a ogni più chiaro ingegno,
t'ecclisserò. Breve ti resta il regno.

TORQUATO
Non m'inganno?

GERALDINI
Delira.

TORQUATO
Oh! Mio contento!
Tutto il mondo è al mio piè. Dell'universo,
se a tanto giungo, a me par vile il soglio.

GERALDINI
Sogni; io son desto, e te perduto io voglio.

Torquato prende un foglio, afferra una penna, e scrive
seduto, cantando con enfasi ciò che scrive.

TORQUATO
«Quando sarà che d'Eleonora mia
possa godermi in libertade amore?
Ah! pietoso il destin tanto mi dia!
Addio, cetra; addio, lauri; addio, rossore

GERALDINI
Incauto? Che mai scrive? In quelle carte
sta la sentenza sua.
(scoprendosi, e scuotendo Torquato)
Folle! deliri?
(con simulata affettuosa amicizia)
Son colpa in te i sospiri.
Arcano e dubbio amor svelato e certo
rende il Tasso così?

TORQUATO
(caldo d'entusiasmo, traendo a sé Roberto)
M'odi, Roberto.
In un'estasi, che uguale
non provò mai d'uomo il core,
io sognai, che armato d'ale
mi rendean fortuna e amore.
Sospirando la mia bella
io volai di stella in stella;
non mortal, ma genio o dea
entro al sole io la trovai;
mentre a me la man stendea,
mentre a lei la man baciai;
t'amo, disse: amo sol te.
Fu un momento! A quell'accento
da me sparve Eleonora!
Ma in quel foglio espressi allora
il desio che crebbe in me.

GERALDINI
Di quei carmi al caro incanto
chi l'inspira appien ravviso.
La tua donna t'era accanto;
era fiamma il suo sorriso.
Poi sul foglio versò il core
quanto a te sperante amore.
Non si finge, non si mente
quel piacer che inebria il seno,
quella smania così ardente,
quel furor che ha sciolto il freno,
quell'arcano non so che.
Ma, Torquato sconsigliato!
a distruggerlo t'affretta;
o guizzar della vendetta
vedo il fulmine su te.

TORQUATO
(correndo a prendere il foglio; indi accennando
due volumi sulla tavola)
Ah! di padre ho l'alma in petto!
Qui del cor la storia io vedo.
Desta in me soave affetto
più di Aminta e di Goffredo;
dall'ingegno uscian quei carmi;
questi 'l cor me li dettò.

GERALDINI
(con tuono di viva, e tenera sollecitudine)
Fra l'invidia ed il sospetto
in periglio ognor ti vedo.
L'imprudenza dell'affetto
al tuo cor fatale io credo.
(Di sua man m'appresta l'armi:
con quei versi io vincerò.)
Bada... suon di passi... parmi.

Torquato corre allo scrigno, vi getta dentro il
foglio, chiude, e ne trae la chiave.




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