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Giacomo Ferretti
Torquato Tasso

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  • ATTO PRIMO
    • Scena ottava. Donna Eleonora si avvanza con un volume del poema manoscritto di Torquato fra le mani
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Scena ottava. Donna Eleonora si avvanza con un volume del poema manoscritto di Torquato fra le mani

 

ELEONORA
Fatal Goffredo! I versi tuoi fur strali
al mio povero cor! Sì, sì, Torquato,
per me l'amarti è fato;
né mi fu schermo il sangue avito e il trono.
Ah! invan lo niego... innamorata io sono.
Io l'udia ne' suoi bei carmi
ragionar d'illustri imprese;
ma cantando amori ed armi
parlò un guardo, e un cor l'intese.
Nol sapendo, del suo fuoco
io pian pian m'accendea...
Ah! l'amor che sembra un gioco
poi divien necessità.
Egli pianse, ed io piangea;
sospiravo ai suoi sospiri;
ah! Torquato, se deliri
il mio cor delirerà.
Deh! t'invola, o soave illusion
d'un disperato amore!
Sogno contenti, e m'avveleno il core.
Trono e corona involami
nel tuo furore, o sorte.
Solo quel core, ah! lasciami;
è mio fino alla morte.
Travolta in basso stato,
sorte, t'insulto e sfido.
Se resta a me Torquato,
tutto perdono a te.
Ah! sì: nell'urna gelida
palpiterà per me.
Ei tarda!... È lenta morte
il non vederlo! Ingiusta forse...
in seno un geloso sospetto...




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