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Giacomo Ferretti
Torquato Tasso

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  • ATTO PRIMO
    • Scena decima. Eleonora sola, indi il Tasso che si arresta sulla porta di mezzo
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Scena decima. Eleonora sola, indi il Tasso che si arresta sulla porta di mezzo

 

ELEONORA
(guardando la Scandiano mentre parte, e soffocando un
sospiro)
Ah! Torquato l'amo! Mio cor... tu tremi?
È il noto suon de' passi suoi! Soave
rimbalzo ignoto in sen provai repente...
E chi esprimer lo può, no, non lo sente.

Torquato fa due passi, e guardando la duchessa rimane in
silenzio.

ELEONORA
Torquato?... Immobil! Muto!

TORQUATO
Ah! tal mi rende
il rispetto, il timor.

ELEONORA
Timor! Son io
terribil tanto, che gli accenti agghiaccio?

TORQUATO
Un nume siete, e i numi adoro e taccio.

ELEONORA
Cortese troppo!

TORQUATO
Ah! No: Tasso non mente.
Di rispettoso amor la fiamma ardente
l'alma e i sensi m'ha vinto;
«Ma il viver bramo anzi che il foco estinto

ELEONORA
L'egra salute mia
un conforto desìa.
Ne' vostri carmi sempre il trovò.

TORQUATO
Questo è il maggior mio vanto!

ELEONORA
Ma i poveri occhi miei... (Che pianser tanto!)
più. non son quei d'un .

TORQUATO
(Fatali sempre!)

ELEONORA
Voi che pari all'ingegno il core avete,
nel Goffredo scegliete
qual più tratto a voi piace, e a me, pietoso
voi lo leggete, e scenda
(dandogli il manoscritto)
la vostra voce a serenarmi 'l core.
(Che tanto palpitò!)

TORQUATO
(sfogliando il Poema)
(M'assisti, amore.)
(leggendo)
«
Canto secondo: Ottava
Decimasesta.» Il tratto
scelgo d'Olindo... Il cor lo scrisse.

ELEONORA
E a udirlo
tutto s'apre il mio core. (Ei sé in Olindo,
me in Sofronia dipinse! Ah! della scelta
il secreto perché ravviso appieno!)

TORQUATO
(Che di me parlo, ah!, comprendesse almeno!)
Torquato in piedi comincia a leggere, Eleonora seduta,
in udirlo è presa da viva e crescente agitazione fino che
balza in piedi, e gli toglie il volume di mano.
«
Colei Sofronia, Olindo egli si appella,
d'una cittade entrambi, e d'una fede;
ei che modesto è si, com'essa è bella,
brama assai, poco spera, e nulla chiede,
sa scoprirsi, e non ardisce, ed ella
o lo sprezza...»

Eleonora toglie con amorosa impazienza il volume al Tasso.

ELEONORA
Non ti sprezzo, e se lo credi
troppo, ah! troppo ingiusto sei.
Tacqui, è ver; ma gli occhi miei
favellavano per me.

TORQUATO
Non mi sprezzi? Oh, me beato!
Fortunati affanni miei,
se pietà trovaste in lei
gioia egual per me non v'è!

ELEONORA
Crudel son io?

TORQUATO
Nol penso.

ELEONORA
E il labbro tuo m'accusa!
Lo può il tuo cor?

TORQUATO
L'immenso
lungo soffrir mi scusa.
A notti in duol vegliate
di succedean d'orrore.
Le smanie disperate
io soffocavo in core.

ELEONORA
(con dolce rimprovero)
Pur altre amasti...

TORQUATO
Ah! Mai.
No, mai: velai l'affetto,
che il caro tuo sembiante
arder mi fea nel petto.
Parvi amator vagante;
ma non amai che te.
Vederti, e ad altra volgersi,...
no, forza d'uom non è.

ELEONORA
Udirti, e ad altro volgermi...
No, forza in me non è!
Taci.

TORQUATO
Nol posso.

ELEONORA
Ah! Taci:
Torquato, siamo in corte:
le mura son loquaci;
taci, o mi dai la morte.

TORQUATO
Sì: tacerò; ma pria...

ELEONORA
T'affretta...

TORQUATO
Anima mia, dimmi...

ELEONORA
Saper che brami?

TORQUATO
Dal labbro tuo se m'ami.

ELEONORA
Cessa.

TORQUATO
Eleonora!

ELEONORA
Lasciami.

TORQUATO
M'ami? Di': m'ami?

ELEONORA
Ah! Si.

TORQUATO ed ELEONORA
L'affanno in cui penai
non chiamo più tiranno,
se prezzo è dell'affanno
questa felicità!
Se accanto a te, mia vita,
spirar mi fa la sorte,
bella per me la morte,
anima mia, sarà!

TORQUATO
Sogno fedel!




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