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Giacomo Ferretti
Torquato Tasso

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  • ATTO PRIMO
    • Scena tredicesima ed ultima. Paggi e cortigiani dalla porta di mezzo, precedendo il Duca
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Scena tredicesima ed ultima. Paggi e cortigiani dalla porta di mezzo, precedendo il Duca

 

CORO
Il duca.

GERALDINI, ELEONORA, TORQUATO, GHERARDO e
SCANDIANO
Il Duca!

DUCA
Fra due dame, e in corte mia?
(a Geraldini)
Cavalier?

GERALDINI
(rispettoso)
Mi difendea.

DUCA
Così stolta scortesia
in voi, Tasso, non credea!

TORQUATO
Duca!... È ver. Fu un punto. Ho errato.
Ma...

ELEONORA
Fratello!

DUCA
È perdonato.
(dando da baciare la mano a Torquato, indi volgendosi
con simulata disinvoltura ad Eleonora)
Già sentiste da Roberto,
che di Mantova il signore
sa, per fama, il vostro merto;
e da voi vuol mano e core.

ELEONORA
Ma, fratello...

DUCA
Anch'io lo bramo.

ELEONORA
Ma se...

DUCA
V'amo. V'amo, e regno.

ELEONORA
Ma languente...

DUCA
Voi vorrete
dal mio core amor, non sdegno.

ELEONORA e TORQUATO
(Ciel! Qual lampo!)

DUCA
Riflettete.
Lo comprendo: è serio il passo;
ma... venite a Belriguardo,
venga unito Don Gherardo,
la Scandian, Roberto, il Tasso.
In quell'aura assai più pura,
fra il sorriso di natura,
voi, che saggi ognor pensate,
la duchessa consigliate
che si pieghi al voler mio.
Tutti meco. Lo desìo.
Tutti lieti.

GHERARDO
Oh! certamente!
(V'è del buio?)

SCANDIANO ed GERALDINI
allegro o mente?)

TORQUATO ed ELEONORA
(Non mi fido!)

GHERARDO
A che tardiamo?

DUCA
(Veglio al varco.) Andiamo.

CORO
Andiamo.

DUCA
(a Geraldini, a Torquato)
Voi tornate in amistà.

ELEONORA e TORQUATO
(Ah! che il cor morir mi fa!)

GERALDINI
(L'ira sua lo colpirà.)

SCANDIANO e GHERARDO
(L'alma incerta in sen mi sta.)

DUCA
(Questo vel si squarcerà.)

TORQUATO ed ELEONORA
(Non v'è strazio, non v'è affanno
che sia pari al mio tormento!
L'alma in sen morir mi sento,
e non posso, oh Dio! morir.
Ma del mio destin tiranno
questo cor sarà più forte;
chiamerà lei/lui sola/solo in morte
con l'estremo mio sospir.)

GERALDINI
(Già un baleno di vendetta
rende certo il mio contento!
L'alma brilla al suo lamento,
è mia gioia il suo sospir.
D'un destin che gli sorride
l'ira mia sarà più forte;
è segnata la sua sorte:
bramar morte e non morir.)

DUCA e CORO
A Belriguardo andiamo:
ponete all'ire un freno.
Alle delizie in seno
la calma tornerà.

ELEONORA
Rendermi 'l cor beato,
perché, destin spietato,
per poi cangiarmi in lagrime
tanta felicità?
Quel mentitor sorriso
velar sa l'ire appieno;
ma guai se al riso in seno
il turbin scoppierà!

GERALDINI
Da mille invidiato
non sarai più, Torquato.
Vedrò cangiarsi in lagrime
la tua felicità.
Quel mentitor sorriso
velar sa l'ire appieno;
ma forse al riso in seno
il turbin scoppierà!

SCANDIANO
Invano il cor piagato
le geme per Torquato;
cessi dal suo delirio;
o a lei crudel sarà.
Quel mentitor sorriso
velar sa l'ire appieno;
ma guai se al riso in seno
il turbin scoppierà!

TORQUATO
Un punto sol beato
visse il tuo cor, Torquato;
ecco cangiarsi in lagrime
la tua felicità!
Velar non sa il sorriso
l'ira che m'arde in seno.
Ma per sfogarmi appieno
l'istante spunterà.

GHERARDO
Capisco che l'imbroglio
è l'opera del foglio,
che il Duca come un fulmine
ha balestrato qua;
pur di domande e dubbi
empir ne posso un tomo...
Ma il tempo è galantuomo,
e tutto scoprirà.

I paggi ed i cortigiani si schierano in due ale per far
passare dalla porta di mezzo il Duca, la duchessa, e la
Scandiano; in questo si cala la tenda.

 




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