GERALDINI
Solo ei non è.
DUCA
(fra loro sottovoce)
Silenzio.
GHERARDO
È vero, o non è vero?
SCANDIANO
Tacete.
TORQUATO
(ad Eleonora)
Io di dividermi
forza non ho, né spero.
GHERARDO
(alla Scandiano)
Vi basta?
ELEONORA
Ah! parti. Ah! lasciami.
SCANDIANO
(Infido!)
TORQUATO
Il chiedi invano.
GERALDINI
(al Duca)
Dalla Scandian dividesi.
DUCA
(a Geraldini con ironia)
Credi?
TORQUATO
Su questa mano
io pria lasciar vo' l'anima.
GHERARDO
(alla Scandiano)
(È poco ancor?)
ELEONORA
Più barbaro
fai quest'addio, mia vita.
TORQUATO
Sei mia. Sfido le folgori.
ELEONORA
Lasciami, o imploro aita.
TORQUATO
Vieni. Mi segui. Involati
da chi ti opprime.
DUCA
(con voce terribile)
Olà.
Al grido del Duca la scena s'empie di Svizzeri armati e di
Paggi con doppieri accesi. Quadro.
Sventura orrenda! Ahi, misero!
di senno uscì Torquato!
(alle guardie)
Voi lo traete in carcere.
Di notte sia vegliato.
TORQUATO
(ricusando la spada ad una guardia)
Il brando! No.
ELEONORA
(a mezza voce)
Vuoi perdermi?
DUCA
(serio)
Duchessa!
TORQUATO
(gittando la spada a piedi di Eleonora.)
Il brando a te.
DUCA
Traetelo.
GERALDINI
Placatevi.
DUCA
È stolto.
TORQUATO
Io stolto!
ELEONORA
Oh, Dio!
SCANDIANO
Pietà.
ELEONORA
Per queste lagrime.
GHERARDO e GERALDINI
Signor!
ELEONORA
Fratello mio!
TORQUATO
Io stolto?
DUCA
Sì.
TORQUATO
(al Duca)
Vo al carcere;
ma pria rispondi a me.
O tu, che danni amore,
di sasso il cor sortisti, o non hai core.
Sei belva in uman volto,
se chi schiavo è d'amor tu chiami stolto;
ma no; ché nelle selve
sospirano d'amore anche le belve.
Vòi sangue? Inerme è il petto;
ma tòrmi il ben non puoi dell'intelletto.
Il senno è don di Dio;
finché Dio non mel toglie il senno è mio.
ELEONORA
(Ah! Fui tradita! Il perfido
gode in segreto intanto.
(guardando Geraldini)
Gli frutti sangue il pianto
che a noi versar farà.)
GERALDINI
(Ei cadde al fin. Dileguasi
de' sogni suoi l'incanto!
Mentir m'è forza il pianto,
e simular pietà.)
GHERARDO
(Ohimé! Questa è una lagrima
(toccandosi gli occhi)
che in giù mi gronda intanto!
Piango, non uso al pianto;
l'odio, e mi fa pietà.)
SCANDIANO
(Morir mi fa quel pianto;
né può trovar pietà.)
DUCA
(D'amore il nodo infranto il tempo renderà.)
TORQUATO
(tergendosi con dispetto una lagrima)
(Si celi agli empj il pianto;
lo crederian viltà.)
ELEONORA
Ah! fratel mio!...
TORQUATO
Che tenti?
Non t'abbassare ai prieghi.
Risparmia i tuoi lamenti;
quell'aspro cor non pieghi.
GERALDINI
Torquato! ...
TORQUATO
No, no. Guardami.
Ti leggo in cor.
GERALDINI
Ma credi...
TORQUATO
Credo che in me la vittima
del tuo furor tu vedi.
GERALDINI e GHERARDO
Oh, ciel!
TORQUATO
Vili! Lasciatemi.
Tradirmi, e pietà fingere
eccesso è d'empietà.
DUCA
Si compia il cenno. Al carcere.
ELEONORA
Morendo il cor mi sta.
TORQUATO
(guardando Eleonora che piange)
Ah! per quel pianto, il carcere
chi non m'invidierà?
ELEONORA e TORQUATO
(Le smanie di quest'anima,
la crudeltà del fato,
fremente in cor la storia
col sangue scriverà.
E il non mertato fulmine,
l'addio così spietato
farà versar le lagrime
in più lontana età.)
DUCA
(A paventarmi imparino
quei che scordar ch'io regno;
sarebbe con gl'incauti
fatal la mia pietà.
Pe' i vili, ch'or trionfano
maturasi il mio sdegno;
chi sogna in alto ascendere,
destandosi cadrà.)
GERALDINI
(Or che lo vedo in polvere
io son contento appieno;
di favorito orgoglio
più pompa non farà;
ma pure a quelle lagrime
commosso ho il core in seno;
ma pur non so reprimere
un moto di pietà.)
GHERARDO
(alla Scandiano)
Contessa! Nell'ipotesi
che sia 'l cervel smarrito,
fuggite dal pericolo,
tiratevi più in qua;
che se divien frenetico
tutto è per voi finito.
Guardate come è torbido!
Prudenza, per pietà.
SCANDIANO
(No, che a novello strazio
loco non ha Torquato.
Ma pur l'insulta un perfido
con simular pietà!
A pene troppo orribili
lo riserbava il fato...)
(a Don Gherardo)
Ma piangere lasciatemi
almen con libertà.
TORQUATO
Addio, mia vita, addio!
In ciel ti rivedrò.
ELEONORA
M'affretto al ciel,
ben mio; io là t'aspetterò.
DUCA
Si tronchi quell'addio.
Compito il cenno io vo'.
Il Tasso è circondato dagli Svizzeri; Eleonora cade
svenuta in braccio della Scandiano,- il Duca con
un'occhiata fiera e maestosa umilia la gioja atroce di
Geraldini, e l'esultanza di Don Gherardo.
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