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Giacomo Ferretti
Torquato Tasso

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  • ATTO PRIMO
    • Scena settima. Don Gherardo solo; indi Ambrogio
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Scena settima. Don Gherardo solo; indi Ambrogio

 

GHERARDO
Perduto! E che desidero?
(si accosta allo scrigno frugandosi in tasca)
Potessi!... E perché no? Lunge è la sala;
Ambrogio non udrà. Farò pian piano.
(cava un grimaldello e forza la serratura dello
scrigno, che nell'aprirsi fa un poco di rumore)
Mai sprovvisto non vo. Stai salda invano.
Ho aperti altri secreti.
(cerca, trova il foglio, e lo prende)
E questo... è questo!
Il più l'ho in mano; il men da farsi è il resto.

AMBROGIO
Mi parve di sentir certo rumore!...
Cosa ha preso, signore?

GHERARDO
Io?... Niente affatto.

AMBROGIO
Come! È lo scrigno aperto?

GHERARDO
Eh! tu sei matto.

AMBROGIO
Un foglio ha preso.

GHERARDO
Che ho da far d'un foglio?

AMBROGIO
Eh! per curiosità...

GHERARDO
Termina o aspetta
che un mio pari risponda col bastone.

AMBROGIO
Il foglio...
(opponendosi, affinché non parta)

GHERARDO
Zitto.
(stornandolo con impeto e scortesia)

AMBROGIO
Lo saprà il padrone.

Don Gherardo s'invola, seguito da Ambrogio per la
comune.

Camera nobile nell'appartamento di donna Eleonora sorella
del Duca, nelle cui pareti sono dipinti alcuni fatti espressi
da Torquato nel Goffredo.
Tre porte nel fondo adorne di ricche cortine. Tavolino con
ricco tappeto, libri, ed un vaso di fiori. Sedie intorno.




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