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Felice Romani
Lucrezia Borgia

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  • PROLOGO
    • Scena seconda. Approda una gondola: n'esce una dama mascherata. È Lucrezia: s'inoltra guardinga. Vede Gennaro addormentato e s'appressa a lui contemplandolo con piacere e rispetto. Gubetta le va incontro
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Scena seconda. Approda una gondola: n'esce una dama mascherata. È Lucrezia: s'inoltra guardinga. Vede Gennaro addormentato e s'appressa a lui contemplandolo con piacere e rispetto. Gubetta le va incontro

 

LUCREZIA
Tranquillo ei posa . . .
Oh sian così tranquille
Le sue notti sempre!
E mai provar non debba
Qual delle notti mie,
Quant'è il tormento!
(a Gubetta)
Sei tu?

GUBETTA
Son io. Pavento che alcun vi scopra:
Ai giorni vostri, è vero, scudo è Venezia;
Ma vietar non puote che conosciuta non v'insulti alcuno.

LUCREZIA
E insultata sarei! m'abborre ognuno!
Pur, per sì trista sorte nata io non era ...
Oh! potess'io far tanto che il passato non fosse,
E in un cor solo destare un senso di pietade e amore
Che invano al mondo in mia grandezza io chiedo!
Quel giovin vedi?

GUBETTA
Il vedo, e da più lo seguo,
E indarno tento scoprir l'arcano che per lui vi tragge
Da Ferrara a Venezia in tanta ambascia ...

LUCREZIA
Tu scoprirlo! Nol puoi! Seco mia lascia.

(Gubetta parte.)

 




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