(Escono tutti lieti dalla casa di Gennaro. Egli solo è pensoso. Gubetta
si fa vedere in disparte.)
ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZZELLA
Addio, Gennaro.
GENNARO (con serietà)
Addio, nobili amici.
ORSINI
Ma che? ... deggio sì mesto mirarti ognor? ...
GENNARO
Mesto non già.
(Potessi, se non vederti, almen giovarti, o madre!)
ORSINI
Mille beltà leggiadre saran stassera al genial festino,
Cui la gentil m'invita principessa Negroni.
Ove qualcuno obliato avess'ella.
A me lo dica: di riparar l'errore è pensier mio.
TUTTI MENO GENNARO
Tutti fummo invitati.
GUBETTA (avanzandosi)
E il sono anch'io.
LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZZELLA
Oh! il signor Beverana!
(Tutti gli vanno incontro, tranne Gennaro e Orsini.)
GENNARO (a Orsini)
Da per tutto è costui!
Già da gran tempo m'è sospetto ...
ORSINI
Oh, non temer: uom lieto, e qual siam tutti,
Una sventato è desso.
VITELLOZZO
Or via! così dimesso
Io non ti vo', Gennaro.
LIVORETTO
Ammaliato t'avria forse la Borgia? ...
GENNARO
E ognor di lei
V'udrò parlarmi? Giuro al cielo, signori,
Scherzi non voglio. Uomo non v'ha
Che abborra al par di me costei.
PETRUCCI
Tacete. È quello il suo palagio.
GENNARO
E il sia. Stampari e in fronte vorrei l'infamia,
Che a stampar son pronto su quelle mura
Dov'è scritto «Borgia».
(Sale un gradino, e colla punta del pugnale fa sltar via il «B»
del «Borgia».)
LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZZELLA
Che fai?
GENNARO
Leggete adesso.
ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZZELLA
Oh diaman! Orgia!
GUBETTA
Una facezia è questa,
Che può costar domani ben cara a molti.
GENNARO
Ove del reo si chieda,
Me stesso a palessar pronto son io.
(Si vedono indietro due uomini vestiti di nero.)
ORSINI
Qualcun ci osserva ... Separiamci.
TUTTI
Addio.
(Gennaro rientra in casa. Gli altri si disperdono.)
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