Scena settima. Duca, Lucrezia,
Gennaro
(È introdotto Gennaro.)
DUCA (a Gennaro)
Della Duchessa ai prieghi,
Che il vostro fallo obblia
È forza pur ch'io pieghi,
E libertà vi dia.
LUCREZIA
(Oh! come ei finge!)
DUCA
E poi ... tanto è valore in voi,
Che d'Adria il mar privarne,
E Italia insiem, no vo!
GENNARO
Quai so darne ...
LUCREZIA
(Perfido!)
GENNARO
... grazie, signor, ve'n do.
Pur poiché dirlo è dato
Senza temer viltade ...
In uom che l'ha mertato,
In beneficio cade.
DUCA
Come?
GENNARO
Di vostra Altezza il padre
Cinto d'avverse squadre
Peria, se scudo e aita
Non gli era un venturier.
DUCA
E quel voi siete? ...
LUCREZIA (sorgendo)
E vita voi gli serbaste?
GENNARO
È ver.
LUCREZIA
(Duca! ...)
DUCA
(L'indegna spera.)
LUCREZIA
(S'ei si mutasse!)
DUCA
(È vano.)
(a Gennaro)
Seguir la mia bandiera vorreste, o Capitano? ...
GENNARO
Al Veneto Governo nodo mi stringe eterno ...
E sacro è un giuro.
DUCA (guardando Lucrezia)
Il so ...
LUCREZIA
(Dio!)
DUCA
Il so.
(presentandogli una borsa)
Questo oro almen ... deh! ...
GENNARO
Assai da' miei signori io n'ho.
DUCA
Almen, siccome antico
Stile è fra noi degli avi,
Libare a nappo amico
Spero che a voi non gravi ...
GENNARO
Sommo per me favore
Questo sarà, signore ...
DUCA
Gentil la mia consorte
Coppiera a noi sarà.
LUCREZIA (si alza per fuggire)
(Stato peggior di morte!)
DUCA (prenendola la mano)
Meco, o Duchessa!
(Fa cenno a Rustighello.)
Olà!
(a Lucrezia in disparte)
(Guai se ti sfugge un moto,
Se ti tradisce un detto!
Uscir dal mio cospetto
Vivo quest'uom non dè.
Taci, taci.
Versa il liquor, t'è noto ...
Strano è il ribrezzo in te.)
LUCREZIA
(Oh! se sapessi a quale opra m'astringi atroce,
Per quanto sii feroce,
Ne avresti orror con me.
Ah per pietà!
Va! non v'è mostro egual ...
Colpo maggior non v'ha.)
GENNARO
(Meco ben igni tanto
Mai non credea costoro ...
Trovar perdono in loro
Sogno pur sembra a me.
Madre! esser dee soltanto
Del tuo pregar mercè.)
DUCA
Or via: mesciamo.
(Lucrezia versa dal vaso d'argento.)
GENNARO
Attonito per tanto onor son io.
DUCA
A voi, Duchessa ...
LUCREZIA
(Il barbaro!)
DUCA (a Lucrezia)
(Il vaso d'ôr.)
LUCREZIA
(Gran Dio!)
(Lucrezia versa dal vaso d'oro.)
DUCA
V'assista il ciel, Gennaro.
GENNARO
Fausto vi sia del paro.
(Bevono.)
LUCREZIA
(Vanne: non ha natura
Mostro peggior di te.)
GENNARO
(Madre, è la mia ventura
Del tuo pregar mercè.)
DUCA
(Trema per te, spergiura!
Vittima prima egli è.)
(a Lucrezia)
Or, Duchessa a vostr' aggio potete
Trattenerlo oppur dargli commiato.
(Parte.)
LUCREZIA (pensando)
(Oh! qual raggio!)
GENNARO (inchinandosi)
Signora ... accogliete
I saluti d'un cor non ingrato.
LUCREZIA (si assicura della partenza del Duca, poi corre sul davanti
della scena, prende Gennaro e dice:)
Infelice! il veleno bevesti! ...
GENNARO
Ah!
LUCREZIA
Non far motto, trafitto cadresti.
GENNARO
Come?
LUCREZIA (gli dà un'ampoletta)
Prendi e parti: una goccia, una sola,
Di quel formaco vita ti dà ...
Lo nascondi, t'affretta, t'invola ...
T'accompagni del ciel la pietà.
GENNARO
Che mai sento! ... E null'altro che morte
Aspettarmi io doveva in tua Corte!
Un rio genio mi pose la benda,
M'inspirò sì fatal securtà.
LUCREZIA
No, Gennaro ... bevi e parti.
GENNARO
Forse, forse una morte più orrenda
La tua destra, o malvagia, mi dà.
LUCREZIA
Deh! t'affretta ...
Ah! t'accompagni del ciel la pietà.
In me fida.
GENNARO
In te?
LUCREZIA
Sì, parti ...
GENNARO
Cruda!
LUCREZIA
Morto in te vuole il Duca un rivale.
GENNARO
O cimento!
LUCREZIA
Ei ritorna a svenarti.
Bevi e fuggi.
GENNARO
Oh dubbiezza fatale!
LUCREZIA
Bevi e fuggi ... te'n prego, o Gennaro,
Per ta madre, per quant'hai più caro,
Bevi e parti,
Una goccia, una sola,
Di quel fermaco vita ti dà.
Lo nascondi, va, t'affretta,
Va, t'accompagni del ciel la pietà.
GENNARO
Che mai sento! e null'altro che morte
Aspettarmi doveva in tua Corte!
Un rio genio mi pose la benda,
M'inspirò sì fatal securtà.
Forse, ah! forse una morte più orrenda
La tua destra, malvagia, mi dà.
(Gennaro beve il contraveleno.)
LUCREZIA
Tu sei salvo!
Oh supremo contento! ...
Quindi involati ... affrettati ... va,
Deh! fuggi, fuggi, va Gennaro, fuggi, va.
GENNARO
Ti punisca, s'è in te tradimento,
Chi più speri che t'abbia pietà.
(Lucrezia fa fuggire Gennaro per la porte segreta. Si presenta dal fondo
Rustighello col Duca. Ella cade sovra una sedia.)
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