Magnifica sala, pomposamente ornata
pel ricevimento di Arturo.
Nel fondo maestosa gradinata,
alla cui sommità è una porta.
Altre porte laterali. Enrico, Arturo, Normanno,
cavalieri e dame congiunti di Asthon,
paggi, armigeri, abitanti di Lammermoor,
e domestici, tutti inoltrandosi dal fondo.
ENRICO, NORMANNO, CORO
Per te d’immenso giubilo
Tutto s’avviva intorno
Per te veggiam rinascere
Della speranza il giorno
Qui l’amistà ti guida,
Qui ti conduce amor,
Qual astro in notte infida
Qual riso nel dolor.
ARTURO
Per poco fra le tenebre
Sparì la vostra stella; Io la farò risorgere
Più fulgida e più bella.
La man mi porgi Enrico...
Ti stringi a questo cor.
A te ne vengo amico,
Fratello e difensor.
Dov’è Lucia?
ENRICO
Qui giungere
Or la vedrem...
Se in lei Soverchia è la mestizia,
Maravigliar non dei.
Dal duolo oppressa e vinta
Piange la madre estinta...
ARTURO
M’è noto. – Or solvi un dubbio:
Fama suonò, ch’Edgardo
Sovr’essa temerario
Alzare osò lo sguardo...
ENRICO
È ver... quel folle ardia...
NORMANNO, CORO
S’avanza a te Lucia.
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