Scena sesta. Edgardo, alcuni servi, Lucia, Enrico, Arturo, Raimondo, Alisa,
Normanno, Coro
EDGARDO
Edgardo.
(Con voce e atteggiamento terribili.
Egli è ravvolto in gran mantello da viaggio,
un cappello con l’ala tirata giù,
rende più fosche le di lui sembianze
estenuate dal dolore.)
GLI ALTRI
Edgardo!...
LUCIA
Oh fulmine!...
(cade tramortita)
GLI ALTRI
Oh terror!...
(Lo scompiglio è universale.
Alisa, col soccorso di alcune donne solleva Lucia,
e l’adagia su una seggiola.)
ENRICO
(Chi trattiene il mio furore,
E la man che al brando corse?
Della misera in favore
Nel mio petto un grido sorse!
È il mio sangue! io l’ho tradita!
Ella sta fra morte e vita!...
Ah! che spegnere non posso
Un rimorso nel mio cor!)
EDGARDO
(Chi mi frena in tal momento?...
Chi troncò dell’ire il corso?
Il suo duolo, il suo spavento
Son la prova d’un rimorso!...
Ma, qual rosa inaridita,
Ella sta fra morte e vita!...
Io son vinto... son
commosso...
T’amo, ingrata, t’amo ancor! )
LUCIA
(Io sperai che a me la vita
(riavendosi)
Tronca avesse il mio spavento...
Ma la morte non m’aita...
Vivo ancor per mio tormento! –
Da’ miei lumi cadde il velo...
Mi tradì la terra e il cielo!...
Vorrei pianger, ma non posso...
Ah, mi manca il pianto ancor! )
ARTURO, RAIMONDO, ALISA, NORMANNO, CORO
(Qual terribile momento!...
Più formar non so parole!...
Densa nube di spavento
Par che copra i rai del sole! –
Come rosa inaridita
Ella sta fra morte e vita!...
Chi per lei non è commosso
Ha di tigre in petto il cor.)
ENRICO, ARTURO, NORMANNO, CAVALIERI
T’allontana sciagurato...
O il tuo sangue fia versato...
(scagliandosi con le spade denudate
contro Edgardo)
EDGARDO
(traendo anch’egli la spada)
Morirò, ma insiem col mio
Altro sangue scorrerà.
RAIMONDO
(mettendosi in mezzo alle parti avversarie,
ed in tuono autorevole.)
Rispettate, o voi, di Dio la tremenda maestà.
In suo nome io vel comando,
Deponete l’ira e il brando...
Pace pace... egli abborrisce
L’omicida, e scritto sta:
Chi di ferro altrui ferisce,
Pur di ferro perirà.
(Tutti ripongono le spade.
Un momento di silenzio.)
ENRICO
(facendo qualche passo verso Edgardo,
e guardandolo biecamente di traverso)
Ravenswood in queste porte
Chi ti guida?
EDGARDO
(altero)
La mia sorte,
Il mio dritto... sì;
Lucia La sua fede a me giurò.
RAIMONDO
Questo amor per sempre obblia;
Ella è d’altri!...
EDGARDO
D’altri!... ah! no.
RAIMONDO
Mira.
(gli presenta il contratto nuziale)
EDGARDO
(dopo averlo rapidamente letto,
e figgendo gli occhi in Lucia)
Tremi!... ti confondi! Son tue cifre?
(mostrando la di lei firma)
A me rispondi:
(con più forza)
Son tue cifre?
LUCIA
(con voce simigliante ad un gemito)
Sì...
EDGARDO
(soffocando la sua collera)
Riprendi Il tuo pegno, infido cor.
(le rende il di lei anello)
Il mio dammi.
LUCIA
Almen...
EDGARDO
Lo rendi.
(Lo smarrimento di Lucia lascia divedere,
che la mente turbata della infelice
intende appena ciò che fa:
quindi si toglie tremando l’anello dal dito,
di cui Edgardo s’impadronisce sul momento.)
Hai tradito il cielo, e amor!
(sciogliendo il freno del represso sdegno
getta l’anello, e lo calpesta)
Maledetto sia l’istante
Che di te mi rese amante...
Stirpe iniqua... abbominata Io dovea
da te fuggir!...
Ah! di Dio la mano irata
Ti disperda...
ENRICO, ARTURO, NORMANNO, CAVALIERI
Insano ardir!... mi
Esci, fuggi il furor che accende ne
Solo un punto i suoi colpi sospende...
Ma fra poco più atroce, più fiero
Sul suo capo abborrito cadrà...
Sì, la macchia d’oltraggio sì nero
Col tuo sangue lavata sarà.
EDGARDO
(gettando la spada,
ed offrendo il petto a’ suoi nemici)
Trucidatemi, e pronubo al rito
Sia lo scempio d’un core tradito...
Del mio sangue bagnata la soglia
Dolce vista per l’empia sarà!...
Calpestando l’esangue mia spoglia
All’altare più lieta se ne andrà!
LUCIA
(cadendo in ginocchio)
Dio lo salva... in sì fiero momento
D’una misera ascolta l’accento...
È la prece d’immenso dolore
Che più in terra speranza non ha...
E l’estrema domanda del core,
Che sul labbro spirando mi sta!
RAIMONDO, ALISA, DAME
Infelice, t’invola... t’affretta...
(a Edgardo)
I tuoi giorni... il tuo stato rispetta.
Vivi... e forse il tuo duolo fia spento:
Tutto è lieve all’eterna pietà.
Quante volte ad un solo tormento
Mille gioie succeder non fa!
(Raimondo sostiene Lucia,
in cui l’ambascia è giunta all’estremo:
Alisa, e le Dame son loro d’intorno.
Gli altri incalzano Edgardo fin presso la soglia.
Intanto si abbassa la tela.)
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