Scena seconda. Enrico, Edgardo
ENRICO
Io.
(Gettando il mantello, in cui era inviluppato)
EDGARDO
Quale ardire!... Asthon!
ENRICO
Sì.
EDGARDO
Fra queste mura
Osi offrirti al mio cospetto!
ENRICO
Io vi sto per tua sciagura.
Non venisti nel mio tetto?
EDGARDO
Qui del padre ancor s’aggira
L’ombra inulta... e par che frema!
Morte ogn’aura a te qui spira!
Il terren per te qui trema!
Nel varcar la soglia orrenda
Ben dovresti palpitar.
Come un uom che vivo scenda
La sua tomba ad albergar!
ENRICO
(con gioia feroce )
Fu condotta la sacro rito
Quindi al talamo Lucia.
EDGARDO
(Ei più squarcia il cor ferito!...
Oh tormento! oh gelosia! )
ENRICO
Di letizia il mio soggiorno
E di plausi rimbombava;
Ma più forte al cor d’intorno
La vendetta a me parlava!
Qui mi trassi... in mezzo ai venti
La sua voce udia tuttor;
E il furor degli elementi
Rispondeva al mio furor!
EDGARDO
Da me che brami?
(con altera impazienza)
ENRICO
Ascoltami:
Onde punir l’offesa,
De’ miei la spada vindice
Pende su te sospesa...
Ch’altri ti spenga?
Ah! mai... Chi dee svenarti il sai!
EDGARDO
So che al paterno cenere
Giurai strapparti il core.
ENRICO
Tu!...
EDGARDO
Quando?
(con nobile disdegno)
ENRICO
Al primo sorgere
Del mattutino albore.
EDGARDO
Ove?
ENRICO
Fra l’urne gelide
Dei Ravenswood.
EDGARDO
Verrò.
ENRICO
Ivi a restar preparati.
EDGARDO
Ivi... t’ucciderò.
a 2
O sole più rapido a sorger t’appresta...
Ti cinga di sangue ghirlanda funesta...
Così tu rischiara – l’orribile gara
D’un odio mortale, d’un cieco furor.
Farà di nostr’alme atroce governo
Gridando vendetta, lo spirto d’Averno...
(l’uragano è al colmo)
Del tuono che mugge – del nembo che rugge
Più l’ira è tremenda, che m’arde nel cor.
(Enrico parte: Edgardo si ritira)
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