ATTO PRIMO
Il teatro rappresenta l'ingresso d'una fattoria.
Campagna in fondo ove scorre un ruscello, sulla cui riva
alcune lavandaie preparano il bucato. In mezzo un
grande albero, sotto il quale riposano Giannetta, i mietitori e le mietitrici.
Adina siede in disparte leggendo. Nemorino l'osserva da lontano.
Giannetta e Coro
Bel conforto al mietitore,
quando il sol più ferve e bolle,
sotto un faggio, appiè di un colle
riposarsi e respirar!
Del meriggio il vivo ardore
Tempran l'ombre e il rio
corrente;
ma d'amor la vampa ardente
ombra o rio non può temprar.
Fortunato il mietitore
che da lui si può guardar!
Nemorino
Quanto è bella, quanto è cara!
(osservando Adina, che legge)
Più la vedo, e più mi piace...
ma in quel cor non son capace
lieve affetto ad inspirar.
Essa legge, studia, impara...
non vi ha cosa ad essa ignota...
Io son sempre un idiota,
io non so che sospirar.
Chi la mente mi rischiara?
Chi m'insegna a farmi amar?
Adina
(ridendo)
Benedette queste carte!
È bizzarra l'avventura.
Giannetta
Di che ridi? Fanne a parte
di tua lepida lettura.
Adina
È la storia di Tristano,
è una cronaca d'amor.
Coro
Leggi, leggi.
Nemorino
(A lei pian piano
vo' accostarmi, entrar fra lor.)
Adina
(legge)
«Della crudele Isotta
il bel Tristano ardea,
né fil di speme avea
di possederla un dì.
Quando si trasse al piede
di saggio incantatore,
che in un vasel gli diede
certo elisir d'amore,
per cui la bella Isotta
da lui più non fuggì.»
Tutti
Elisir di sì perfetta,
di sì rara qualità,
ne sapessi la ricetta,
conoscessi chi ti fa!
Adina
«Appena ei bebbe un sorso
del magico vasello
che tosto il cor rubello
d'Isotta intenerì.
Cambiata in un istante,
quella beltà crudele
fu di Tristano amante,
visse a Tristan fedele;
e quel primiero sorso
per sempre ei benedì.»
Tutti
Elisir di sì perfetta,
di sì rara qualità,
ne sapessi la ricetta,
conoscessi chi ti fa!
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