Scena
terza. Ernesto e Don Pasquale
Don Pasquale
Giungete a tempo. Stavo
per mandarvi a chiamare. Favorite.
Ernesto
Sono ai vostri comandi.
Don Pasquale
Non vo' farvi un sermone,
vi domando un minuto d'attenzione.
È vero o non è vero
che, saranno due mesi,
io v'offersi la man d'una zitella
nobile, ricca e bella?
Ernesto
È vero.
Don Pasquale
Promettendovi, per giunta
un buon assegnamento, e alla mia morte,
quanto possiedo?
Ernesto
È vero.
Don Pasquale
Minacciando,
in caso di rifiuto,
diseredarvi, e a torvi ogni speranza,
ammogliarmi, se è d'uopo?
Ernesto
È vero.
Don Pasquale
Or bene,
la sposa che v'offersi, or son tre mesi,
ve l'offro ancor.
Ernesto
Non posso; amo Norina,
la mia fede è impegnata...
Don Pasquale
Sì, con una spiantata,
con una vedovella civettina...
Ernesto
Rispettate una giovine
povera, ma onorata e virtuosa.
Don Pasquale
Siete proprio deciso?
Ernesto
Irrevocabilmente.
Don Pasquale
Or ben, pensate
a trovarvi un alloggio.
Ernesto
Così mi discacciate?
Don Pasquale
La vostra ostinatezza
d'ogni impegno mi scioglie.
Fate di provvedervi. Io prendo moglie.
Ernesto
(nella massima sorpresa)
Prender moglie?
Don Pasquale
Sì, signore.
Ernesto
Voi?...
Don Pasquale
Quel desso in carne e in ossa.
Ernesto
Perdonate lo stupore...
La sorpresa... (Oh questa è grossa!)
Voi?...
Don Pasquale
L'ho detto e lo ripeto.
(con impazienza)
Io, Pasquale da Corneto,
possidente, qui presente,
qui presente, in carne ed ossa,
d'annunziarvi ho l'alto onore
che mi vado ad ammogliar.
Ernesto
Voi scherzate.
Don Pasquale
Scherzo un corno,
lo vedrete, al nuovo giorno.
Sono, è vero, stagionato,
ma ben molto conservato,
e per forza e vigoria
me ne sento da prestar.
Voi frattanto, signorino
preparatevi a sfrattar.
Ernesto
(Ci volea questa mania
i miei piani a rovesciar!
Sogno soave e casto
de' miei prim'anni,
addio.
Bramai ricchezze e fasto
solo per te, ben mio:
povero, abbandonato,
caduto in basso stato,
pria che vederti misera,
cara, rinunzio a te.)
Don Pasquale
(Ma, veh, che originale!
Che tanghero ostinato!
Adesso, manco male,
mi par capacitato.
Ben so dove gli duole,
ma è desso che lo vuole,
altri che sé medesimo
egli incolpar non può!)
Ernesto
(dopo breve pausa)
Due parole ancor di volo.
Don Pasquale
Son qui tutto ad ascoltarvi.
Ernesto
Ingannar si puote un solo:
ben fareste a consigliarvi.
Il dottore Malatesta
è persona grave, onesta.
Don Pasquale
L'ho per tale.
Ernesto
Consultatelo.
Don Pasquale
E già bello e consultato.
Ernesto
Vi sconsiglia!
Don Pasquale
Anzi, al contrario,
m'incoraggia, n'è incantato.
Ernesto
(colpitissimo)
Come? Come? Oh, questa poi...
Don Pasquale
Anzi, a dirla qui fra noi,
(confidenzialmenfe)
la... capite?... Ia zitella,
ma... silenzio... è sua sorella.
Ernesto
Sua sorella!! Che mai sento?
(agitatissimo)
Del dottore?
Don Pasquale
Del dottor.
Ernesto
(Mi fa il destin mendico,
perdo colei che adoro,
in chi credevo amico
discopro un traditor!
D'ogni conforto privo,
misero! a che pur vivo?
Ah! non si dà martoro
eguale al mio martor?)
Don Pasquale
(L'amico è bello e cotto,
in sasso par cangiato;
non fiata non fa motto,
I'affoga il crepacuor.
Si roda, gli sta bene,
ha quel che gli conviene.
Impari lo sventato
a fare il bello umor.)
(partono)
Stanza in casa di Norina.