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Giovanni Ruffini
Don Pasquale

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  • ATTO TERZO
    • Scena quinta. Don Pasquale abbattutissimo s'inoltra lentamente
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Scena quinta. Don Pasquale abbattutissimo s'inoltra lentamente

 

Malatesta
(andandogli incontro)
Don Pasquale...

Don Pasquale
(con tristezza solenne)
Cognato, in me vedete
un morto che cammina.

Malatesta
Non mi fate
languir a questo modo.

Don Pasquale
(senza badargli e come parlando a sé stesso)
Pensar che, per un misero puntiglio,
mi son ridotto a questo!
Mille Norine avessi dato a Ernesto!

Malatesta
(Cosa buona a sapersi.)
Mi spiegherete alfin...

Don Pasquale
Mezza l'entrata
d'un anno in cuffie e in nastri consumata!
Ma questo è nulla.

Malatesta
E poi?

Don Pasquale
La signorina
vuol uscire a teatro.
M'oppongo colle buone
non intende ragione, e son deriso.
Comando... e della man mi dà sul viso.

Malatesta
Uno schiaffo!

Don Pasquale
Uno schiaffo, sì, signore!

Malatesta
(Coraggio.) Voi mentite:
Sofronia è donna tale,
che non può, che non sa, né vuol far male:
pretesti per cacciarla via di casa,
fandonie che inventate. Mia sorella
capace a voi di perdere il rispetto!

Don Pasquale
La guancia è testimonio: il tutto è detto.

Malatesta
Non è vero.

Don Pasquale
È verissimo .

Malatesta
Signore,
gridar cotanto parmi inconvenienza.

Don Pasquale
Ma se mi fate perder la pazienza!

Malatesta
(calmandosi)
Parlate adunque. (Faccia mia, coraggio.)

Don Pasquale
Lo schiaffo è nulla, v'è di peggio ancora.
Leggete .
(gli dà la lettera: il dottore fa segni di sorpresa fino all'orrore)

Malatesta
Io son di sasso.
(Secondiamo.) Ma come! Mia sorella
sì saggia, buona e bella...

Don Pasquale
Sarà buona per voi, per me non certo.

Malatesta
Che sia colpevol sono ancora incerto.

Don Pasquale
Io son così sicuro del delitto,
che v'ho fatto chiamare espressamente
qual testimonio della mia vendetta.

Malatesta
Va ben... ma riflettete...

Don Pasquale
Ho tutto preveduto... m'ascoltate.
Sediamo.

Malatesta
Sediam pure:
(minaccioso)
ma parlate!

Don Pasquale
Cheti cheti immantinente
nel giardino discendiamo;
prendo meco la mia gente,
il boschetto circondiamo;
e la coppia sciagurata,
a un mio cenno imprigionata,
senza perdere un momento
conduciam dal podestà.

Malatesta
Io direi... sentite un poco,
noi due soli andiam sul loco;
nel boschetto ci appostiamo,
ed a tempo ci mostriamo;
e tra preghi, tra minaccie
d'avvertir l'autorità,
ci facciam dai due prometter
che la cosa resti là.

Don Pasquale
(alzandosi)
E siffatto scioglimento
poco pena al tradimento.

Malatesta
Riflettete, è mia sorella.

Don Pasquale
Vada fuor di casa mia.
Altri patti non vo' far.

Malatesta
È un affare delicato,
vuol ben esser ponderato.

Don Pasquale
Ponderate, esaminate,
ma in mia casa non la vo'.

Malatesta
Uno scandalo farete,
e vergogna poi ne avrete.

Don Pasquale
Non importa... non importa.

Malatesta
Non conviene, non sta bene:
altro modo cercherò.
(riflette intanto)

Don Pasquale
(imitandolo)
Non sta bene, non conviene...
Ma lo schiaffo qui restò.
(pensano tutti e due)
Io direi...

Malatesta
(a un tratto)
L'ho trovata!

Don Pasquale
Oh! benedetto!
Dite presto.

Malatesta
Nel boschetto
quatti quatti ci appostiamo
di là tutto udir possiamo.
S'è costante il tradimento
la cacciate su due piedi.

Don Pasquale
Bravo, bravo, va benone!
Son contento, bravo, bravo.

(Aspetta, aspetta,
cara sposina,
la mia vendetta
già s'avvicina;
già già ti preme,
già t'ha raggiunto,
tutte in un punto
l'hai da scontar.
Vedrai se giovino
raggiri e cabale,
sorrisi teneri,
sospiri e lagrime.
Or voglio prendere
la mia rivincita
sei nella trappola
v'hai da restar.)

Malatesta
(Il poverino sogna vendetta.
Non sa il meschino
quel che l'aspetta;
invano freme,
invano arrabbia,
è chiuso in gabbia,
non può scappar.
Invano accumula
progetti e calcoli;
non sa che fabbrica
castelli in aria;
non vede il semplice
che nella trappola
da sé medesimo
si va a gettar.)
(escono insieme)

Boschetto nel giardino attiguo alla casa di Don Pasquale; a sinistra dello spettatore gradinata che dalla casa mette in giardino, a dritta belvedere. Piccolo cancello in fondo.




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