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Mons. Thomas Menamparampil, SDB
Sale della terra

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  • 3. Diventare strumenti di pace
    • Guadagnarsi la credibilità
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Guadagnarsi la credibilità

 

46.   Un'altra lezione che si impara nell'esperienza di promozione della pace è che esiste un desiderio profondo per la pace anche nel cuore dei combattenti più duri. Però, quale pace e in quali termini? E al costo di che? Non a prezzo, certamente, della rinuncia agli interessi particolari del gruppo, né a rischio di compromettere il proprio onore e di danneggiare la propria immagine. Se il/la mediatore/trice di pace ci tiene alla propria credibilità, deve chiarire ai contendenti che non sacrificherà le conquiste da loro conseguite durante le lunghe lottecomprometterà il loro futuro e, inoltre, che è consapevole che il loro ricorso alla violenza vuole solo comunicare con forza il loro messaggio, soprattutto agli oppositori.

 

47.   Carl Jung ha detto che una persona forte deve essere debole in qualcosa e una persona intelligente deve essere stupida in qualcosa…..altrimenti non rispecchierebbe la realtà. Analogamente, la persona violenta deve essere di pace in qualche modo.

 

48.   Infatti, anche i combattenti più fieri attendono un'era di pace. Per questo lasciano una piccola porta aperta ai mediatori/trici di pace, ma la chiudono allorché si sentono minacciati. È questa porta nascosta che il mediatore/trice deve cercare di scoprire. Spesso, purtroppo, questa porta segreta rimane chiusa a chiave. Allora l'operatore/trice di pace si affida all'aiuto di Dio.

 

49.   La/il mediatrice/tore di pace trova finalmente la formula "apriti sesamo" quando riesce a stabilire una presenza accogliente nel subconscio del gruppo combattente. Se lei/lui e la sua comunità sono presenti per un periodo significativo, offrono servizi benefici e non controverse per i due gruppi in conflitto, i combattenti, esausti, potrebbero rivolgersi a lei/lui per mediare la pace. È probabile che la/lo accolgano quando si auto presenta. La sua capacità di tessere relazioni di fiducia con ambedue i gruppi costituisce la chiave del successo. Coloro che hanno lottato molto per la giustizia, non devono considerarsi escluse dalla posizione privilegiata di essere mediatrici di pace se hanno sempre insegnato la non violenza, se hanno cercato di essere corrette e persistenti nell'evitare le rivendicazioni esagerate, se hanno capacità speciali per stabilire relazioni con la gente e se le loro prospettive universali riguardanti le questioni pubbliche sono ben conosciute.

 

50.   La/il mediatrice/tore di pace inizia dall'interazione tra i due gruppi in conflitto. Se si auto-nomina come mediatrice/tore e regolatrice/tore otterrà il rifiuto. Ma se ha già guadagnato una certa credibilità attraverso le sue posizioni neutrali e le sue opere convincenti, inizia certamente in vantaggio.

 

51.   La critica di un gruppo nei confronti dell'altro non è il modo migliore per evidenziare la propria neutralità. L'impegno per l'umanità che passa attraverso le parole, le opere e le relazioni è molto più convincente. Tale qualità potrebbe essere molto più importante di alcune tecniche imparate nel seminario sulla gestione dei conflitti. Una prospettiva universale, una sensibilità al dolore umano di qualsiasi persona, un forte desiderio di andare incontro alla gente che vive una situazione di ansia, sono alcune qualità che la/il mediatrice/tore di pace dovrebbe coltivare.

 

 




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