Guadagnarsi la credibilità
46. Un'altra lezione che si impara
nell'esperienza di promozione della pace è che esiste un desiderio profondo
per la pace anche nel cuore dei combattenti più duri. Però, quale pace e in
quali termini? E al costo di che? Non a prezzo, certamente, della rinuncia agli
interessi particolari del gruppo, né a rischio di compromettere il proprio
onore e di danneggiare la propria immagine. Se il/la mediatore/trice di pace ci
tiene alla propria credibilità, deve chiarire ai contendenti che non
sacrificherà le conquiste da loro conseguite durante le lunghe lotte né
comprometterà il loro futuro e, inoltre, che è consapevole che il loro ricorso
alla violenza vuole solo comunicare con forza il loro messaggio, soprattutto
agli oppositori.
47. Carl Jung ha detto che una
persona forte deve essere debole in qualcosa e una persona intelligente deve essere
stupida in qualcosa…..altrimenti non rispecchierebbe la realtà. Analogamente,
la persona violenta deve essere di pace in qualche modo.
48. Infatti, anche i combattenti più
fieri attendono un'era di pace. Per questo lasciano una piccola porta aperta ai
mediatori/trici di pace, ma la chiudono allorché si sentono minacciati. È
questa porta nascosta che il mediatore/trice deve cercare di scoprire. Spesso,
purtroppo, questa porta segreta rimane chiusa a chiave. Allora l'operatore/trice
di pace si affida all'aiuto di Dio.
49. La/il mediatrice/tore di pace
trova finalmente la formula "apriti sesamo" quando riesce a stabilire
una presenza accogliente nel subconscio del gruppo combattente. Se lei/lui e la
sua comunità sono presenti per un periodo significativo, offrono servizi
benefici e non controverse per i due gruppi in conflitto, i combattenti,
esausti, potrebbero rivolgersi a lei/lui per mediare la pace. È probabile che
la/lo accolgano quando si auto presenta. La sua capacità di tessere relazioni
di fiducia con ambedue i gruppi costituisce la chiave del successo. Coloro che
hanno lottato molto per la giustizia, non devono considerarsi escluse dalla
posizione privilegiata di essere mediatrici di pace se hanno sempre insegnato
la non violenza, se hanno cercato di essere corrette e persistenti nell'evitare
le rivendicazioni esagerate, se hanno capacità speciali per stabilire relazioni
con la gente e se le loro prospettive universali riguardanti le questioni
pubbliche sono ben conosciute.
50. La/il mediatrice/tore di pace
inizia dall'interazione tra i due gruppi in conflitto. Se si auto-nomina come
mediatrice/tore e regolatrice/tore otterrà il rifiuto. Ma se ha già guadagnato
una certa credibilità attraverso le sue posizioni neutrali e le sue opere
convincenti, inizia certamente in vantaggio.
51. La critica di un gruppo nei
confronti dell'altro non è il modo migliore per evidenziare la propria
neutralità. L'impegno per l'umanità che passa attraverso le parole, le opere
e le relazioni è molto più convincente. Tale qualità potrebbe essere molto
più importante di alcune tecniche imparate nel seminario sulla gestione dei
conflitti. Una prospettiva universale, una sensibilità al dolore umano di
qualsiasi persona, un forte desiderio di andare incontro alla gente che vive
una situazione di ansia, sono alcune qualità che la/il mediatrice/tore di pace
dovrebbe coltivare.
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