I
APISTIO Fronimo, dimmi dove va colà così in freta, caminando per la piazza ove vendonsi l'herbe, tanta
moltitudine di popolo.
FRONIMO Non lo so, ma andiamo anche noi un puoco, acciò
intendiamo la cagione di tanto concorso, conciosia che puoco danno potrà essere
la perduta di puochi passi.
APISTIO Non saranno puochi, se andaremo per insino al tempio, lo quale novamente è comenciato di
fabricarsi ad honore della gloriosa vergine madre de Iddio, chiamata dalli
miracoli. Conciosia che è discosto da quinci oltro di un miglio. E così mirando
pare a me di vedervi costì alquanti de quelli venerandi religiosi dell'Ordine
de' Predicatori, che sono huomeni molto dotti, li quali hora sono venuti quivi ad habitare per servigio di detto tempio. Il perché io istimo
che tutti vadino colà quelli vediamo.
FRONIMO Drittamente, si come io penso, tu istimi,
conciosia che, se non me inganno, ho veduto fra la moltitudine de' fanciulli
esservi anchora li servi, li quali suoleno servire allo Inquisitore, che cerca
e persequita li maghi, malefici, et incantatori. E li punisce segondo le loro
malvagie e rie opere. Ma pur al fine, che cosa ci puotrà nuocere, se andaremo
per insin colà? Anzi penso più presto di doverne riportare commodo e guadagno,
se ben non fusse di gran momento, almanco di qualche cosa che serà a noi
aggradevole, perché se puotrà computare in vece di vivande nel pranso, quando
ritornaremo. E forse anchora serà molto più utile cosa, che non sapiamo,
intendendo qualche nuovo secreto. Conciosia che a me pare, et ragionevolmente
istimo, sia presa una strega, et ivi esser dove corre, per vederla, tanta
moltitudine di popolo mescolato con li fanciulli.
APISTIO Habitano in questi luoghi le streghe? Oh,
certamente non mi serebbe grave di caminare diece
miglia, per vederle.
FRONIMO Hor su, se adunque non mai vedesti veruna, forsi hora sara' satisfatto alla tua curiosa voglia.
APISTIO Oh se pur accadesse, che io potessi ritrovare
cotesto augello, da me con tanto desiderio cerco, e non giamai ritrovato in
verun luogo.
FRONIMO Di quale augello ragioni tu?
APISTIO Della strega.
FRONIMO Tu giuoghi, eh, Apistio?
APISTIO
Pensa pur che quello ho detto, l'ho detto non per giuoco né per iscrizzo, ma da
dovero. Conciosia che debbia esser molto aggrado a ciascun huomo, ma
maggiormente alli gentili e curiosi spiriti, di conoscere quello, lo quale non
ha mai conosciuto la antiquità.
FRONIMO Dunque tu te affatichi di vuoler intendere quello,
che non ha inteso veruno?
APISTIO Dunque istimi tu che io vogliammi persuadere di
conoscere quello, che non mai hanno voluto confessare de havere inteso li
huomeni grandi e molto litterati, e pur se l'haveranno inteso, non appare in
verun luogo?
FRONIMO Che cosa?
APISTIO Lo augello strega. Benché già habbia letto:
Coll'ali infame la notturna
strega.
Mestitia, augurio infausto, e
danno espresso
Peggio ch'el bubo annontia,
porge, et lega.
Anchor pur ho veduto nell'antiche maledittioni
fussi nominata la strega, ma che cosa sia quella, e di qual natura, non si conviene.
Et istima Plinio che sia una favola, quello che era
scritto delle streghe, cioè che asciuccaveno colle labbra le pope delli
fanciulli. E così confessa di non sapere di quale generatione de uccegli sia la
strega.
FRONIMO Assai mi meraveglio, che sendo tu molto dotto nelli poeti, si come a me pare, tu
non hai letto come era consuetudine nelli tempi antichi, di esser scacciato
fuori delle porte et usci le streghe con una verga di spino bianco, e come
hanno questa natura, che sono brammosi uccegli, con il capo grande, li occhi
fermi, il becco torvo, e parte delle penne canute, con l'unghie rampinate, e
per ciò così suoleno essere chiamate, perché hanno consuetudine di stridere
nella spaventevole notte. Hor tu vedi il nome, la cagione di esso, la natura di
quella, et anchora la figura, come egli è stata iscritta dalli antichi.
APISTIO Ben intendo quello tu racconti, ma forsi sono di
diverse maniere e generationi coteste streghe, e di differente natura,
conciosia che se dice come non succiano colle labra le pope di fanciullini, ma che beveno il sangue. Il perché così disse Ovidio:
Di notte ai fanciullini vola
spesso
Empiendo il petto
dell'innossio sangue
Da vitiati corpi a forza
egresso.
Et egli è cotesto suto
osservato per infino dalli heroici tempi. Quelle cose mi moveno, che sono
venuti nelli thalami e camere delli Proci, o siano delli lascivi e molto
libidinosi huomeni, così dicendo Ovidio:
Proca il dimostra quale sia
questo angue
Ch'al quinto giorno depuo suo
natale
Delle streghe già preda, forte
langue.
Puoco il vagito fanciullesco
vale,
Et chieder spesso agiuto alla
nodrice,
Che è lacerato da questo
animale.
Assorbe il sangue la strega
infelice,
Sì presto, con la lingua
insatiabile,
Ch'el soccorso opportuno esser
non lice.
Non paiono a te cotesti
officii fra sé delle streghe, tanto diversi, e non ti dimostrano varia et anchor contraria natura e conditione? Erano
ragionevolmente da esser istimati quelli augelli misericordiosi, li quali
facevano l'ufficio della nudrice, ma questi sono da esser reputati grandemente
nocevoli e malegni, dalli quali sono occisi li fanciullini, havendoli bevuto il
sangue.
FRONIMO Io te dirò il vero: a mi paiono più presto
ciascuna di queste cose favole che altro. Ma pur se vi si ritrova qualche cosa
di vero nella favola, io penso che non siano nati quelli augelli, né anchor che se ritrovano nelli versi. Perché quelli falsi
titoli e versi figurano la vecchia nelli uccelli. Ma ben penso fussi fatto
questo, con lo agiuto delli demonii iniqui e maledetti, cioè che li antidetti
augelli hora
apparevono in una forma della
nodrice, et hora della insidiatrice. E questo maggiormente
a me lo fa credere, perché il dimonio insegnò il giovevole rimedio contro delle
incantationi e maleficii, per li quali erano ligate le menti delli huomini, con inganni e con
bugie: dicendo se esser Giano, vuoleva che tre volte toccassino con l'arbuta
fronda le porte et uscii, cioè con la fronda de uno albero simile al citrono, e
tre volte segnando con detta fronda le pietre che sono sotto la intrata dell'uscio, bagnando la intrata con l'acqua, e commandava anchor se facessino dell'altre cose, che non erano sagre,
ma anzi abominevoli sacrilegii e portenti. Benché anchor de quelle così se dica:
Se poi l'infanti per la notte
oscura
Vessa, et il sangue esucca con
l'esperti
Labri la strega et in tal modo
se indura.
Così ne' tempi nostri hanno
consuetudine di fare le streghe, quando se narra che sono portate al giuoco di
Diana. Guastano nelle cune li fanciullini nuovamente nati, che piangono, dipoi
incontinenti le dano li giovevoli rimedii. Li quali, si come a
me pare, sono in loro arbitrio e possanza, di doverli dare. Imperò meritamente
egli è derivato questo nome. Conciosia che queste crudeli e bestiali femine, le
quali commetterlo tanta scelerità, anchor da noi, così
come dalli antichi, convenientemente sono chiamate streghe.
APISTIO A mi pare tu te inganni, Fronimo, parimente
insieme con molti altri, credendo esser vero quello che scioccamente dice il
volgo, cioè che sono non so che feminuzze, le quali volano nella mezza notte
alli conviti et alli delettevoli piaceri carnali delle Lemuri o siano delli
spiriti della oscura notte; e che coteste feminuzze guastino con incanti li
fanciulli.
FRONIMO Meglio potreste parlare, Apistio. Conciosia che
non mai se debbe dire che coloro errano, li quali apertamente raccontano quello
che hanno con l'occhio della ragione chiaro e manifesto non puochi huomeni ben
dotti et amaestrati con la continua pratica, et anchor sono ornati de buoni costumi e vertuti.
APISTIO Io ti prometto, che non è mai stato possibile di
essermi persuaso questo che tu dì, per cotal modo che l'habbia creduto.
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