III
FRONIMO Io son contento. Furono alcuni, li quali scrissero
che così spaventevolmente fusse ucciso perché resuscitò Tyndaro, e non li
figliuoli. Vero è che Staphylo dice non fussi resuscitato veruno da Esculapio, ma ben è vero che fu sanato Hippolyto che fugiva
da Troezene, e così per quella causa fussi percosso e morto dal fulgure. Ma Polyantho scrive che così fussi ucciso, perché
liberò li figlioli di Preto dalla sciochezza. E vuole Philarcho esserli ciò
intervenuto perché agiutò li figlioli di Phineo. Ma fra quelli che hanno voluto
resuscitasse i morti, alcuni di loro dicono che resuscitò molti di quelli che
furono uccisi nella battaglia e guerra di Troia. Et altri scriveno che
resuscitasse de quelli che mancarono nella guerra de Thebani. Egli è ben vero
che non ci manca Telesarcho, che dice come fusse in tal modo percosso perché si
sforzava di rivocare alla vita Orione, non lo resuscitò imperò. Anchor egli è molto manifesto quello che scrive
Tertulliano, cioè che fussi arso dal cielo Esculapio perché biasimevolmente havea essercitato la
medicina. E così ritroviamo molto maggior varietà nella narratione di cotesta
cosa che nella morte di Romolo. Ma egli è ben vero, che ciascuno di loro è
stato referito e computato fra gli Dei, benché costui fusse uno ladrone e
quell'altro un mago et incantatore. Vero è che molto più mi maraveglio di
quello de cui hora voglio raccontare: cioè che non ben
pensassi li fatti suoi quel grande huomo, il quale era sostentato e tenuto con
tante ispese da un certo gran prencipe ne giorni de nostri avoli, che se
ubrigava di far vedere la guerra et anchor la battaglia
de Ilio e di Troia e tutti li modi del combatter ivi se fece. E così,
designando il cerchio, acciò demostrasi dovi andarono e combatterono Thelamonte
e Peleo figlioli di Eaco, e dove Olysse, colli
altri Troiani, fu portato dal demonio, e già più non comparse in verun luogo.
APISTIO Tu racconti meravigliose cose.
FRONIMO Sono certamente maravigliose, et anchor vere. Dipoi quello prence mandò in diversi e vari
luoghi e paesi, et anchora per insino nella Germania, et anchora diroe questo:
et dove non mandò per cercare quel huomo? Hor sendo pericolato costui, venne in cotesto nostro eccellente castello uno delli
suoi discepoli, che lassò li vestigii delle sue malgradevoli e diabolice opere
per infino alli nostri giorni. Conciosia che designava la imagine di quello che havea fatto il furto, e dimostravela
a colui a cui erano stato robbate le sue robbe, nella inchestara di acqua, osia
nella amola, con certi sacrilegii e superstitioni, et ivi le faceva vedere la
figura, i vestimenti, con tutti i modi erano suto servati in robbare quella
cosa. Io conobbi uno da lui manifestato, il quale havea robbato le amolette,
cioè alcuni remedii contro li veneficii e contro de altri mali, et occultamente
l'havea portato a casa e secretamente serrati
nel cophino, non lo sapendo veruna persona. E mi ricordo del tempo nel quale
lasciò dette soperstitioni e rinegò l'arte magica. Se caminassimo insieme diece
giorni, pare a me, non sarebbono bastevoli da isprimere e ramentare quelle cose
le quali ho osservato e notato delle manifeste insidie del demonio, né ancho serebbono sufficienti di puotere narrare li modi che
osserva ello per ingannare l'huomo. Il perché meritamente è chiamato Satanasso.
Conciosia che sempre fu, è, et sarà nemico dell'humana generatione, così in
tutte le altre cose, come in questa, de cui hoggi havemo determinato di
ragionare. Quanto al modo che dimostra di pigliare carnali piaceri, io te dico
che quello lo vuole negare (sì come contrario a tanti dotti e savii huomeni, li
quai dicono haverlo conosciuto da quelli che l'hanno isprimentato, et
animosamente testificano di haverlo udito) è riputato stolto e pazzo da santo
Agostino: il quale scrive con testimonii di continua fama, nel quintodecimo
libro della Città di Dio, qualmente sono stato ritrovati sovente delli
Selvani e perversi Fauni fastidiosi alle donne, chiamati dal volgo Incubbi,
cioè che che se sforciano di conmettere la sozza libidine insieme colle donne,
et che sono ritrovati di quelli che hanno havuto il suo desiderio, pigliandone
amorosi piaceri con esse. Et anchor dice che sono
alcuni altri demonii, chiamati da Galli Dusii, li quali di
continuo con grande importunità tentano le donne per havere lascivi piaceri, e
sovente ne deveneno
al contento delli loro
bramati desiderii, e cotesti da noi sono detti Folleti.
APISTIO Ti priego, seguita pur
oltra.
FRONIMO Hor quanto pertenne al viaggio fanno per aria,
credo che anchor
habbia udito (ecceto se tu
non l'haverai letto) come ne venne Abbare nella Italia, sovra di una volante saeta, da Pythagora, per insino dallo hyperboreo tempio
di Phebo.
APISTIO Ne anche questo è da me nascosto, conciosia che
l'ho ritrovato scritto da un certo philosopho platonico.
FRONIMO Se ben tu ti ramentarai queste cose, facilmente
crederai le altri. Il perché tu debbi sapere qualmente comenciasse tutta quella
Necyomantia di Olysse, dal cerchio, cioè quella arte di divinare mediante li
corpi morti. E così facilmente puo' conoscere non essere cosa nuova questi
figmenti e fittioni di fare li cerchi, ma anzi sono antichi prestigii e false
delusioni, le quali anchora hanno cercato di seguitare li poeti latini.
Conciosia che se finga Scipione cavare con il ferro la cavata terra, e tutte
quelle altre cose che seguitano, ad essempio di Olysse. Quanto alli ragionamenti
colle ombre o siano colli spiriti, io te dico che sono molto più antichi che
fussero ritrovati da Homero.
Il che facilmente quelli il
posson sapere, li quali conoscono fussero ritrovati li versi di Orpheo per
questa cagione, e conoscono come Homero ha seguitato
quello non solamente in nominare Tyresia, ma anchora ha imparato essi nomi con
gran sollecitudine, e con non menore osservatione. Il perché scrive Giustino
martyre come furon composti e scritti li primi versi della Iliade, ad essempio
delli primi versi di Orpheo, li quali erano intitulati di Cerere. E così con
varii riti, costumi, et osservationi ogniuno desiderava e cercava di haver
compagnia, familiarità, e ragionamenti colli morti, per cotal modo, che dipoi
era detto come quelli scendevano giù nell'inferno. Il che narrasi intervenessi
a Pythagora poi, longo
tempo dopo Orpheo et Homero, e dicesi come vedesse ivi nello inferno l'anima di
Hesiodo e di Homero,
che eran tormentate per quelle cose haveano scritto delli
Dei. E per questo se dice che fu grandemente honorato e reverito dalli Crotoniati,
et anchora molto più perché raccontò di havere veduto esservi gravemente
cruciati e martoriati quelli, che refiutaveno di pigliare amorosi piaceri colle sue dolci mogliere. Ma quanto a trapassare per il spazio dell'aria, io non so in che cosa dubiti, overo perché tu ti maravegli. Conciosia che, a me pare,
non importa se bene misuri le penne delli venti con una saeta, o con uno scanno, overo con una cavra. Non se dice in qual modo fussi portato Pythagora o
Empedocle, né in su uno carro da due rote, o da quatro, o da uno alato Pegasso,
o da dragoni, o da olori, acciò seguitasse Venere, o Medea, overo fussi condotto con dui serpenti sotto il giovo,
come conducevano Circe, o colli lioni a modo di Cybele, o colli lynci, ad
essempio di Baccho, overo
fussi trasportato in alto
sovra Europe e la terra Asida secondo la
consuetudine di Triptolemeo, accioché quello fussi portato lavoratore delle
frutta e questo coltore della philosophia, ma in vero furono amenduoi ingannati
da Pallade, cioè dalla astutia e malitia del demonio.
APISTIO Et io mi ricordo di havere udito narrare, se non
me inganno, di Simone mago, il quale ebbe ardimento di vuolere andare per aria,
imperò in sua malhora. Conciosia che, desiderando di vuoler salire sovra l'aria
e fingendo di vuolere ascendere nell'alto cielo, e così sendo già portato molto in alto dalli demonii, per comandamento di Santo Pietro apostolo fu
lassato venire con tanta freta giù in terra da detti malegni spiriti, che
rompendosi tutte l'ossa fu spente della vita.
FRONIMO E forsi anche hai udito di non so che Ethiopi, li
quali haveano in usanza di impore il freno e la briglia alli dragoni, e dipoi,
seggendo sovra della loro schina, venevano in Europa. Così se dice esser
narrato da Ruggeri Bacchone. Ma pur creda quello vi pare il prudente e dotto
lettore di questa cosa, acciò tu non pensi voglia ramentare li voli di Dedalo,
li quali, se non sono semplice menzogne, sono al manco creduti come frodi et
inganni del demonio, et anchora io tacio in che modo sparve Apollonio Tyaneo,
dalla presentia di Domitiano Cesare. Oltro di ciò, se tu confessi fossero appo delli
antichi li spiriti incubi e succubi, cioè che si dimostraveno in forma e figura
di maschi e di femine, donando amorosi e lascivi piaceri in modo di ciascuno
sesso alli miseri mortali, per quale cagione non vòi credere, che siano anchora
simili spiriti ne' nostri tempi? conciosia che cotesto se conferma con tali e
tanti testimonii li quali io gli rammentarò, sel ti piacerà. Quanto
all'unguento, io credo lo sappi, perché diffusamente ne ha scritto il syro
Luciano e l'africano Apulegio, uno in greco e l'altro in latino. E così se ha
queste cose iscritte da lui. Dunque che vuole dire così quello cophinetto e
quelle tante busselette e quello olio di quella donna, de cui ne è fatto puoca istima nella sua conversatione? Dipoi esso medeme authore
le dichiara, dicendo: incontanente fu unta dell'unguento, fu fatta agevole da
volare. E dipoi soggionge: doppo puoco spatio di tempo, non doventò altro che
uno corvo da notte. E così pareva a quelli, li quali guardaveno, overo fingevano di guardare, fussi divenuto un corvo di
notte. Io non mai crederei, che veruno se potesse trasformare di una specie di
creatura in una altra, o sia per virtù de alcuno unguento overo per incanto magico. Nondimeno vuolevano quelle
streghe esser vedute ungersi con certi unguenti, acciò apparesse a sé overo alli altri che fussero trasfigurate e converse in
una altra figura, dissimile dalla prima. E benché cotesto huomo dotto fingesse
di essere trasmutato, non perhò dice fussi converso in uno uccello, benché
havesse usato quella medeme medicina. Ma bugiardamente narra fussi tramutato in
uno asino. Anchor dice che ebbe gran cordoglio quella
femina, dubitando, per lo errore havea fatto in pigliare la bussoletta, che
fussi cangiato Luciano in uno asino. Il perché dimostroe non essere varia la
essentia della cosa, ma sì la imagine. Et ello con
questo chiaramente il confermò e confessò, che sendo divenuto asino havea retenuto la mente e l'intelletto di Lucio. Et anchora
non è da istimare che gli venisse in fantasia tale sonnio, cioè di trasmutare
la forma, se non fussi suta chiara fama come coteste cose erano molto in usanza
appo di quelle donne di Thessalia, e come elle molto se delettaveno et
essercitaveno in esse. Non lo confermò anchora questo, quello platonico
Apulegio, che poi lo seguitò? fingendo di essere prima ito in Thessalia, avanti
fingesse di esser vestito di una nuova forma, sendo privo della prima? Se dritamente io referisco le parole di quello così
dice: piglia anchora un puoco più dell'unguento e fatte etc. Et assai altre
cose scrisse, nelle quali pare con tutti i modi quasi habbia voluto seguitare
il Samosateno: conciosia che ha fatto mentione dello Thessalico mormorio,
dell'olio trasformava di una forma nell'altra, e delli remedii delle rose
contro di quelli incanti, li quali facevano ritornare l'huomo alla prima
figura.
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