I
DICASTO O siatte e' ben venuti. A tempo seti giunti,
conciosia che hora
hora serà condutto fuori
della pregione la strega, e serà menata avanti di noi.
APISTIO Ecco ecco, che è menata legata.
STREGA Eimè, eimè. In questo modo serva si le
promissioni? Per qual cagione vuoleti martoriare quella che già ha confessato?
APISTIO Deh, buona donna, non è stato portato qui veruna
cosa da tormentarti. Vero è che Fronimo et io siamo venuti qui solamente per
vederti et udirti, et anchor
per aiutarti quanto potremo.
FRONIMO In verità, così è come ha detto Apistio.
STREGA Deh, quanto gravemente mi martoriano coteste
manette di ferro e cotesti nodi e groppi delle legature. Deh, che io ho paura,
non mi sien dati maggiori tormenti.
FRONIMO
Ti priego, Dicasto, comanda che sia sciolta.
DICASTO Io son contento. O cavaliere, su presto,
sciogliela.
STREGA Hormai cominciarò un poco di ripigliar li spiriti.
DICASTO Sta pur di buona voglia, perché ti prometto di non
mancare in veruna cosa di quello che ti ho promesso, pur che tu serva le
promissioni di dire il vero, senza bugia, e di narrare ogni cosa a punto di
quello serai interrogata. Siché, racconta il tutto interamente.
STREGA Vi prometto di servare quello che vi ho promesso
liberamente senza alcuna menzogna.
DICASTO Dunque comencia di narrare quelle cose le quali
l'altro giorno, et anchora hieri su il tardo, a me solo confessasti,
scrivendole il notaio.
STREGA Se voi le ramentarete e le reducerete a memoria
colle vostre interrogationi, responderò con quel ordine che voreti.
DICASTO Addimandati voi, Apistio e Fronimo. Son contento
la posseti interrogare, conciosia che hoggi sarà vostro questo spettacolo e
cotesta impresa. Ma egli è ben vero che voglio esservi presente acciò la
ammonisca, se uscisse fuori della carreggiata (sicome si suole dire), che
ritorni alla via drita.
APISTIO Hor su, strega, dimmi: andasti mai al giuoco di
Diana, overo di Herodiade?
STREGA Sì, sono bene andata al giuoco, ma che'l sia o di
Diana, o di Herodiade non il so. Conciosia che più non ho udito ramentare
quelli giuochi.
FRONIMO Già te dissi hieri, Apistio, come il demonio
ingannava l'huomeni in diversi modi. Il perché in quel tempo, nel quale era
adorata Diana dalle genti et era molto honorato e glorioso il nome di quella per il mondo, pareva
una eccellente cosa di potervi essere annoverato fra le compagne di essa Diana.
Benché imperò fossero dette vergini, nondimeno erano chiamate Nimphe, cioè
spose, e così le piaceva di essere addimandate spose, ma maggiormente le
aggradiva lo effetto et opra, ben che non fusse cercata con legitimo rito e costume. Conciosia che erano ivi continui
stupri ed adulterii. Per il che scrive Homero nelli suoi versi sovente quella volgata sententia: Nella
meschiata amicitia. Imperò favolescamente dicano, come li Dei falsi, overo quelli antichi baroni, ebbero amorosi piaceri con
la compagnia di Diana, overo
di un'altra Nimpha o di Napea o di Oreade o di Driade. Fengevano esser le Napee le Dee delle selve, delli colli e monticelli, e
delli fiori, sicome dicevano essere le Oreade Nimphe delli monti, e le Driade
Nimphe delli alberi. Anchora credevano li gentili et il rozzo volgo, che
fussero inamorate le Nimphe marine e delli fiumi. E così sovente leggerai di
Cirene e di Leucothea, finta dall'antichi esser la dea Matuta, cioè l'aurora,
chiamata dea matina perché era sovrastante al tempo matutino. Et anchor ritrovarai scritto di Cimodecene, cioè di quella dea
la quale faceva acquetare le onde marinesche, secondo le loro favole, e non
manco vederai iscritto molte cose dell'altre finte dee o del mare o delli
fiumi. E perché gli pareva essere molto più sicuro di conversare per li monti
che sommergersi nell'onde de l'acque, et anchor pareva esser cosa più aggradevole di intromettersi nelle cacciagioni di Diana che invilupparsi nelli procellosi fluti di Tritono
e nelle onde marinesche, imperò maggiormente se delettarono nel giuoco di
Diana, e ne balli e salti di quella, sicome cose più aggradevoli, gioconde, e
piacevoli. Anchora tirò dapoi molti altri con lusinghevoli modi sotto la figura
di Herodiade idumea, la quale grandemente se delettava nelli solazzevoli e
trastulevoli balli.
DICASTO Credo che tu sappi qualmente n'è fatta mentione di
cotesto giuoco di Diana over di Herodiade nelle leggi e decreti de Pontefici,
dove si ramentano le leggi furono confermate per il Concilio nel qual fu fatto
quello statuto, che si dovessero scacciare le maghe et incantatrici.
FRONIMO Deh, per toa fede, dimmi, Dicasto: istimi tu essere cotesto quel medemo giuoco de cui
n'è fatto memoria ivi?
DICASTO Io te dirò, il mio Fronimo. Sono varie oppenioni
di questa cosa, conciosia che sono alcuni che dicono de sì et sono altri che vuoleno
sia una nova heresia.
FRONIMO Dirò la mia fantasia. Io credo che quello in parte
sia antico et in parte nuovo: cioè, nuovo quanto alle nuove superstitioni e
cerimonie ivi hora se fanno, sicome tu dicesti, parlando da
philosopho, ch'el fussi antico quanto alla essentia et nuovo quanto alli
accidenti.
DICASTO Ben ben, Fronimo, certamente tu hai imaginato una
eccellente distintione, con la quale assai cose se scioranno che hanno
dependentia da quel luogo, da cui hanno pigliato alcuni grande occasione di
errore, istimando che coteste donnuzze siano sempre portate al giuoco solamente
con la fantasia, e non con il corpo.
APISTIO
Dunque tu istimi che le streghe siano sempre trasferite e portate al giuoco con
il corpo?
DICASTO Non son già di questa oppenione che sempre siano
portate colà al giuoco con il corpo, perché alcuna volta sono sute ritrovate per cotale modo accostate sovra di un travo con tanto profondo sonno che non sentivano cosa
alcuna, benché fussero fortemente bussate; et elle dipoi credevono di esser
state portate al giuoco e nondimeno erano ivi. Anchora altre volte sono state
vedute fra le gambe de alcune, e fra le coscie, esservi delle scope serate con
tanta fermezza che non se puotevano cavare fuori da quelle che dormivano; colle
quale cose credevano esse di essere portate al giuoco.
APISTIO Per qual cagione pensi tu occorra questo, che
sovente sono portate al giuoco e con il corpo e con l'anima, et altre volte,
pur credendo di esser portate in quel modo, solamente sono ivi presente con la
fantasia et imaginatione.
DICASTO Egli è alcuna volta prestigio del demonio, overo falsa demostratione et una astuta delusione, et
altre volte è secondo che vogliono le streghe. I mi ricordo di havere letto
nelli libri di frate Arrigo e di frate Giacobo thodeschi, maestri in theologia
dell'ordine dei frati predicatori, qualmente egli è narrato di una strega, la
quale passava quelli spatii in tutti duoi e' modi, secondo che le piaceva: cioè
con il corpo, vigilando, et anchor spesse volte
solamente con la fantasia, cioè quando le rincresceva il viaggio. Il perché
allhora, sedendo nel letto et havendo detto alcune diaboliche parole, se gli
rappresentaveno tutte le cose del giuoco in una verda nuvola et oscura come
l'acqua del mare, sicome vi fussero realmente state presente.
FRONIMO
Che cosa responderesti alli
adversarii?
DICASTO Primieramente, così gli risponderei: che io mi
maraveglio come vogliano misurare tutti li modi delli sacrileggi, delle
superstitioni, e delle magiche vanitadi, con uno solo modo del viaggio, alcuna
volta servato in una regione e paese del mondo da una certa sceleste compagnia
di donne profane e rubelle di nostra fede, e così vogliano istendere questa
cosa a tutte le parti del mondo. Et anchor direi che
pensano forsi di sapere tanto, che gli pare di potere costrengere l'ampia
possanza del demonio, la quale hebbe dal principio della sua creatione, in uno
mortario. Dipoi anchora direi che costoro non possono patire che sia isposto
quel testo della legge con il giudicio de altrui, li quali certamente sono di
maggiore dottrina e giudicio di essi, accioché cavano fuori quelle cose le
quali pertengono alla natura da quelle che sono pertinenti alla fede catholica.
Anchor se sforzano di dimostrare, apertamente e
senza vergogna, che non sia quella cosa, la quale non possono negare che non si
possa fare, et anchora che non sia fatta qualche volta, eccetto se non la
vuoleno negare con sua grande prosomptione et ignominia, cioè negando le
migliara de testimonii. Ma forsi anchor uno di
maggior animo di me direbbe di vuoler vedere un più fedele essempio delle leggi
del Concilio, che fussi ramentato da un scrittore di maggiore autorità di colui
lo racconta. Conciosia che sono assai cose da Gratiano altrimente iscritte, e
rivolte, e narrate, molto diverse da quelle che furono pubblicate nelli
concilii e dalli Pontefici. Il perché credo che cotesta fussi una cagione fra
l'altre, per la quale non fussi per cotal modo approvata la compilatione del
Decreto da lui fatta, dalli Venerabili Padri della Chiesa, che fussi osservata
in vece di leggie dalla quale non fussi licito a veruno di appellare. Horsù,
pur anchora gli vuo' concedere quello che dicono, ma considera ben che gli sia
anchora serrato la bocca ad essi adversarii con la tua ottima distintione,
sicome a me pare, et in vero egli è così. Per la quale facilmente se può
conoscere, qualmente il corso, o sia il giuoco, di coteste donniciuole et
huomiciuoli, ne conviene in parte con quello giuoco, et in parte è vario e
diverso da quello. Conciosia che non se dice qui, che se creda Diana essere dea
delli pagani, né anchora se vedono quivi quelle cose che se vedeano in quella
regione, le quale sono dannate per il Concilio. Nondimeno se fanno imperò assai
cose, delle quali non se legge fussero fatte ivi, che sono pur imperciò communi
colle altri superstitioni delli gentili e pagani, et anchora fansi assai
scherni, e vituperio de Dio e biasimevoli osservationi e varii riti e
maladetti, che sono suto insegnati dalli maligni spiriti e demonii a questi miseri huomiciuoli e donniciuole, sì come
nelli dannati unguenti da ungersi, nella delettatione di spargere il sangue
innocente delli fanciullini, nella osservatione del cerchio, nelli magichi
incantamenti, nell'altri molti diabolici maleficii, e nel viaggio e discorso
grande per l'aria con il corpo. Colui che negasse che il demonio non puotesse
maggiormente movere li corpi che non possono tutti l'huomeni insieme, parlando
imperò naturalmente e quanto alli prencipii naturali di ciascuno di essi, io
penso che serebbe da esser reprovato e dannato come heretico, perché dice il sanctissimo Iobbo che non è
possanza sovra della terra da egualare a quella del
demonio. Anchora ritroviamo nel vangelio qualmente fu portato misser Giesù
Christo nostro signor dal demonio sovra del monte, et anche sovra del pinnacolo
del tempio. È tenuto indubitabilmente vero dalli theologgi, come sono
ubbedienti tutti li corpi alle sostanze separate, o siano alli spiriti
ispogliati del corpo, quanto pertene imperò al movere da luogo a luogo. E così
essi spiriti naturalmente le puono movere a suo piacere, pur non siano impediti
da Iddio prima causa di tutte le creature. E così questa è una disputatione
della legge naturale, cioè se possono li spiriti ignudi e privi di materia
movere li corpi sì o no; ma che siano portati da luogo a luogo questi huomeni e
donne, in verità e senza menzogna, egli è disputatione del fatto, cioè se così
è veramente. Il perché tu debbi sapere, che quando è certo che se possa fare
una cosa e che tu vuoi intendere dapoi e conoscere se è fatta o se faci o non se
faci, altrimente non lo puotrai intendere eccetto che per bocca delli
testimonii, o che l'haveranno essi fatto, overo l'haveranno veduto così essere, overo l'haverano udito
da quelli che l'haverano
fatto, che serano stato veri
et certi e fideli huomeni. E così, hora, quanto
apertene a noi, cioè che siano portati al maledetto giuoco questi rebelli di
nostra santissima fede, l'havemo fermo e chiaro, e per cosa indubitabile, per
il mezzo de gran numero di testimonii li quali l'hanno molto largamente
narrato.
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