II
FRONIMO Non è maraveglia se quelli sciocchezzano in un
testo, conciosia che così comprendono la verità colli altri. Il perché, sicome
il glorioso Iddio ne trahe il ben del male, così l'huomeni di malo animo e di mala
openione se sforzano di cavare il male dal bene. E così parimente per la
malignità delli cattivi huomeni sono state cavate tutte le heresie dalle sagre
littere, non per difetto e colpa di essi sagratissimi libri e santissime
littere, ma per la perversa malitia dell'huomeni.
APISTIO Deh, per amore de Iddio, vi priego non vogliate interrompere le mie interrogationi.
Benché già habbia deliberato de interrogarvi poi de dette cose, pur non pare hora il tempo; siché vi priego non mi dati adesso noglia, ma lassatimi seguitare.
DICASTO Tu hai ragione, il nostro Apistio. Seguita pur
oltre, et addimanda a lei quello che ti piace.
APISTIO Su, strega, dimmi: andavi tu al giuoco con l'anima
insieme con il corpo, o pur con uno senza l'altro?
STREGA Vi andava e con l'anima e con il corpo insieme.
APISTIO Come è chiamato questo vostro giuoco?
STREGA Egli è chiamato dalli nostri compagni il giuoco
della Donna.
APISTIO In che modo andavi tu colà?
STREGA Deh, che non gli andava, ma ben gli era portata.
APISTIO Con che cosa?
STREGA Con una gramita da rascetare il lino.
APISTIO Come sia possibile questo, che sia portata quella
non la portando veruno?
STREGA Ma ben era portata dal mio amoroso.
APISTIO Chi è costui?
STREGA Ludovigo.
APISTIO Egli è forsi uno qualche huomo così chiamato?
STREGA Non huomo, no, ma il demonio, che se presentava in
forma di huomo, lo quale credevo fussi dio.
APISTIO Mi maraveglio assai certamente, che il demonio
ingannatore dell'huomini habbi pigliato questo nome de christiani.
FRONIMO Tu ti maravegli che colui habbia pigliato questo
nome derivato dalli gentili e pagani, il quale se suole trasfigurare nello
angiolo della luce?
APISTIO Tu dici molto gagliardamente che egli è derivato
dalli gentili.
FRONIMO Anchora il dico che è derivato dalli gentili.
Conciosia che non mai retrovarai in veruno luogo né in greco né in latino, o
sia con essempio, o con origine (se non me inganno imperò) donde sia derivato.
Vero è che mi ricordo di havere letto solamente ne' Commentarii di
Giulio Cesare Litavico, da cui dipoi un puoco è stato piegato e retorto nella lengua franciesa, et è detto Luiso, e rivoltato anchor poi nel latino e scritto Lodovico, dovi quello se
referrisce.
APISTIO Non voglio più oltre di questa cosa disputare, e
maggiormente per hora,
perché ho deliberato in
questo tempo di vuoler ragionare con questa nostra strega.
FRONIMO Il mio Apistio, ho detto quello a me pare, sempre
imperò apparecchiato di udire le oppenioni de' più dotti e più prudenti di me.
APISTIO Non più. Hor su, strega, deh, non ti sia molesto
di scoprire a me intieramente li tuoi lascivi piaceri.
STREGA Dimmi, de che cosa hai tu desiderio de intendere?
APISTIO Pareva a te uno huomo questo tuo amoroso?
STREGA Sì, pareva huomo in tutte le membra, eccetto che
ne' piedi. Li quali sempre parevano piedi di occha, rivoltati a dietro e
riversati per cotal modo che era rivolto a dietro quello suole essere davanti.
APISTIO Per quale cagione credi tu, Dicasto, che finga il
demonio tutte l'altre membra da huomo e li piedi da occha?
DICASTO Se tu leggerai tutti li processi di coteste
streghe fatti dalli Inquisitori, tu ritrovarai in essi qualmente il diavolo, o
sia il demonio, o pur il vogli chiamare Satanasso, quando se cangia in effigia
di huomo, sempre appare con tutte le membra da huomo, eccetto che colli piedi.
Del che in verità ti dico che sovente me ne sono molto maravigliato, e così fra
me ho pensato che forsi questa è la ragione: cioè che Iddio non permette che
ello isprima e finga tutta la vera similitudine dell'huomo, acciò non inganni
esso huomo con la effigia humana. E la ragione
perché non ha simili i piedi all'altri membra della finta effigia dell'huomo,
credo possa essere perché è consueto di essere significato per i piedi, nelli
mistici parlari della scrittura, le affettioni e desiderose voglie; et imperò
gli porta rivolti a dietro, cioè che ha li suoi desiderii sempre contra de Iddio e rivolti contro del ben fare. Ma per che
cagione più presto ha vuoluto fingere li piedi de occa che d'altro animale, io
confesso chiaramente di non sapere, eccetto s'el non vi fusse qualche nascosta
proprietà nell'occha, la quale se potesse agevolmente adaptare alla malitia. Vero è che hora non mi arricordo di havere veduto in Aristotele
che sia stata osservata simile cosa da quello, ma anzi più presto dice che è
quella generatione di uccelli molto vergognosa, se ben mi ramento.
FRONIMO Dirò dua parole, Dicasto.
Puotrebbe essere anchora che'l nostro nimico havessi voluto anchora spargere
alcune occolte reliquie della antiqua superstitione delli gentili. A cui erano
già sagrificate le ocche sotto il falso simulacro e finta imagine de Inacho e de Inachide. Il perché così leggiamo
in Ovidio:
Né giova il Capitoglio per una
Occa è stato,
Tuto, chel fegà non dia Inacho in lance
Ma sicome vuoleno altri così
se debbe dire
Inachide Io il fegà non traggi
in piatto.
Dice Plinio come era
consuetudine di presentare il figato dell'occha ad Inacho, dio
dello argivo fiume. Il quale uccello dilettassi molto di praticare per le
acque. Ma che fussi sagrificato ad Inachide, per questo facilmente se prova,
conciosia che se vede per le historie di
Herodoto, come haveano usanza li sacerdoti delli Egiptii di mangiare le carni delle ocche, et era ivi reverita et adorata con grande superstitione Isia, cioè
Diana. Anchora è molto più saggia la occa che non è il cane, sicome dice ello,
et che facilmente rompe con meravigliosi modi il silentio della notte e
conturba il reposo. Alla quale notte credevano essere sovrastante Diana. Il
perché forsi piglia il demonio la figura delli piedi di cotesto uccello, per
vuoler dare ad intender alli suoi profani e scelerati servitori di questa ria e
malvagia compagnia che debbiano seguitare quello uccello in stare vigilanti e
non dormire, come quello fa: il quale è vigilante e di puoco sonno e quando
bisogna fare la guarda è molto prevista e non
dorme; et così debbono esser quelli che vano al giuoco: cioè essere vigilanti
et stare svegliati, et pigliare piaceri, e quel tempo consumarlo nelli
scelerati e diabolici giuochi. Anchor raccontasi
appo d'alcuni scrittori come egli è qualche parte di detto augello, che provoca
et eccita le femine a libidine. Può essere anche segno de qualche occolto e
pazzesco amore, conciosia che se ritrova iscritto qualmente brammarono le ocche
di pigliare lascivi piaceri con altra generatione de animali. Il perché
ritroviamo scritto da Plinio, come se inamorarono le ocche di Oleno, fanciullo
di Argo, e di Glauco, sonatore di cetra del re Ptolomeo. Ma egli è ben vero che
credo che male se aricordasse Plinio in questo luogo: conciosia che quello
fanciullo non hebbe nome Oleno, ma Amphiloco della patria Oleno, sicome ramenta
Theophrasto nel Libro amatorio. E non fu quella cosa totalmente fuori di
ragione, perché già furono annoverate le palme delli piedi delle ocche fra le
delettevoli et aggradevoli vivande della mensa. E penso per queste de essere
significato le pretiosissime vivande et aggradevoli cibi della Delia mensa,
cioè della mensa del Sole, che erano per la loro eccellentia da mettere avanti
tutti quelli cibi che erano della mensa del Sole di Ethiopia. Nella quale, non
se legge vi fussero posti sovra de essa, avanti li convitati, li piedi delle
ocche, conciosia che anchor
non havea pensato Messalino
Cotta di doverli arrostire. Paiono a me coteste cose molto più a proposto che
quello dicono alcuni, cioè che le ocche habbiano prudentia, perché se narra che
domesticamente conversaveno nelli bagni con Lacido philosopho; il perché
io istimo che questo modo di conversatione e di benevolentia più presto fussi
simile a quello, con il quale conversava Aiace Locrese con il dragone. E così
anchora penso non fussi molto discosto da questa cosa quella familiare voce, la
quale udiva Socrate; et anchora istimo fussi molto simile quel'altra voce, per
la quale divinava le cose occolte, et annontiava quelle da venire Atride, e
Laomedontiade, sicome narrano quelli versi scritti da Orpheo con il titolo Delle
pietre, sicome se dice. Non è anche totalmente discosto da ogni ragione la
proprietà della natura di questo uccello, quanto alla velocità del caminare che fanno nel viaggio, la quale velocità è molto
simile a quella del giuoco delle streghe. Il perché non retroviamo che fussi
già mai veruno augello, il quale facesse a piedi tanto longo viaggio quanto le ocche: le quali venero dalli Morini, cioè dalli popoli belgici che sono ultimi
dell'huomeni, sicome dice Plinio, et caminarono colli proprii piedi per insino
a Roma.
APISTIO Dimmi, Strega. Dimostravelo mai altra forma delli
piedi, quando veniva da te, eccetto che di occa?
STREGA Non mai dimostròe altramente.
APISTIO In che modo venivalo da te?
STREGA Alcuna volta addimandato da me, et anche sovente
da se istesso.
APISTIO Ne veniva mo' sempre in forma di huomo?
STREGA Sì, sempre se dimostrava in effigia di huomo,
quando pigliava amorosi piaceri meco.
APISTIO O che piaceri puotevano essere quegli con una
rugosa e già grinza femina?
STREGA Eimé, Eimé, Oimé, Oimé.
DICASTO
Di che hai tu paura? Chi è quello che ti spaventa?
STREGA Vedetile, vedetile.
DICASTO Dovi, dovi?
STREGA Costì, costì, al muro, al muro.
DICASTO In forma de cui?
STREGA Di passere.
DICASTO Deh, ben mirati, come hora ha pigliato la effigia di un molto libidinoso augello, non contrario al
ragionamento della mala femina, la quale soverchia con la sua insatiabile e
sfrenata voglia tutti li mostri della sozza libidine.
APISTIO Oh, quanto mi maraveglio, che non sia verun di noi
che vedi questa finta passera, eccetto chi ella.
DICASTO Ben io posso mirare, ma già non la posso vedere, e
così par a me non sia verun di noi che la veda.
APISTIO O certamente maravigliosa cosa.
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