III
FRONIMO Io son contento, per non parere di esser ostinato.
Così vuole dire:
Ste' Venere, nata del tonante Giove,
Avanti di Anchise in forma e
figura
Simile a Adameta fanciulla
pura.
DICASTO Che cosa pensi tu volessi significare quella
similitudine del Poeta?
FRONIMO Non puoco il dimostrano quelle cose avanti
precedono, et anche quelle che seguitano. Conciosia che addomandò colui che
caminava solo discosto dalli suoi buoi, lo eccitò e svegliò con il splendore e
con la gratia, e lo tirò a doversi maravigliare, fingendossi mortale; e così
dipoi, havendoli raccontato la generatione e successione delli suoi antichi con
longhe favole, lo condusse al fine alli lascivi piaceri.
APISTIO Ho letto come feci Anchise la meritevole penitentia
per dette cose, conciosia che fu percosso dal fulgore, e così ritrovo che gli
fu annontiato qualmente così gli dovea intervenire. Il
perché ritroviamo quel verso scritto in greco, lo quale hora hora così lo dirò in volgare, perché so vi serà molto
aggrado. Lo adirato Giove fedisse con l'ardente fulgure. E benché dimostra ch'ello dovea esser
percosso con tale pena e punitione per respetto del peccato chi era
manifestato, non dimeno anchora inanti
significa come colui serebbe punito dalli Dei, il quale desiderarebbe di
vuolere havere amorosi piaceri e libidinose delettationi con essi Dei. Perilché
con ingegnose e maravigliose favole fingono l'antichi qualmente per simili cose
fussi uccisa Semele, figliuola di Cadmo, dallo fulgure. Né anchora sono contrario a Callimacho, in quella
cosa che se narra di Tiresia Thebano, cioè che fu privato del vedere dalla dea
Giunone perché havea havuto amorosi piaceri con Pallade, o almanco havea
cercato di haverli, benché altramente lo racconta Ovidio. Vero è che Callimacho finge questa cosa con più honesto parlare, dicendo che così gli intervenesse perché
vide Pallade ignuda.
FRONIMO Che cosa ne havemo per questa favola?
APISTIO Io te lo dirò. Havemo questo al mio parere: che io
penso, o al manco dubito, che siano tutte queste cose e simulate e finte.
FRONIMO Istima tu che apparesseno li demonii
in quelli antichi tempi di
quelli baroni di Troia e di Grecia, li quali demonii credo che, tu sendo
christiano, siano fermamente
da te tenuti essere una ria e malvagia schiatta e generatione de spiriti?
APISTIO O si, si, fermamente lo credo.
FRONIMO Deh, non ti rincresca di rispondere. Da chi
procede che pare tu non vogli credere che quelli malvagi spinti desiderassino,
et anche cercassino, di dare lascivi piaceri alle donne, in forma di huomini,
et all'huomini in effigia di donne?
APISTIO
Deh, che è ben gran cosa questa da doverti rispondere. Io te lo dirò. Per ciò non
lo credo, perché noi sapiamo qualmente non sono i demonii di carne né di ossa, come noi: il perché non si possono delettare in cotesti
carnali piaceri.
FRONIMO Egli è pur una gran cosa, Apistio, che tu non ti
vuoi ramentare di quello che sovente havemo detto. Il perché se tu te lo
ricordassi, non ti maravegliaresti, né anchor diresti quello che hora
di'. Già spesse volte è stato
detto come danno essi maladetti nemici de Iddio et delli huomini cotesti
scelerati piaceri carnali alli huomeni et alle donne, non per delettatione che
habbiano essi rei spiriti, ma solamente per ingannare gli huomeni, e conducerli
ne' peccati, et al fine nell'inferno, dove essi sono confinati in perpetuo.
APISTIO Il mio Fronimo, ti prego, non ti turbare. Pur
anche io ho un dubio: s'el non fussi per altro, eccetto che per
tirare l'huomeni nelli peccati, non se direbbe che havessero havuto figliuoli,
conciosia che sovente se leggi delli figliuoli delli Dei. Anche mi ricordo
qualmente già, dui di fa, dicesti come era pur qualche fondamento delle favole.
Perilché, se gli è qualche fondamento, de chi sono donque figliuoli quelli
detti figliuoli delli Dei? perché li spiriti senza carne et ossa non possono
generare.
FRONIMO Cotesta non è puoca dubitatione, conciosia che,
facendo Moises memoria, nel Genesis, delli
figlioli di dio e delli figlioli dell'homini, furono alcuni che istimarono
fussero significati per essi quelli piaceri carnali havuti fralli demonii e le donne; et altri, vuoleno siano significati li
libidinosi piaceri, che haveano l'huomini della giusta generatione e stirpe di
Seth colle femine della ingiusta generatione della schiata di Cain. Il perché,
se alcuna volta se legge di qualchuno, che fusse detto figliuolo o di Giove o
di Apolline, non però se debbe credere che costui veramente sia nato del sangue
delli demonii, conciosia che non hanno sangue; ma se debbe istimare
ch'el sia nato del seme di qualche huomo, da cui l'haveran pigliato. Serebbono
assai cose da raccontare del modo de cui paiono essere generati gli figliuoli
dalli demonii che hanno libidinosi piaceri colle donne: ma per non aggravare le
orecchie del pudico lettore pare a me di tacerle nel parlar volgare. Anchor può esser che qualche volta quelli che sono stati
reputati figlioli delli dei o delle dee siano stati rubbati sendo fanciullini dalle loro madre per i demonii, sendo anchor esse nel parto, et occultamente posti sotto di
quelle donne che ingannaveno et le davano libidinosi piaceri, facendole parere
che essi l'havessono generati di quelle. E così con doppia frode le
ingannavano, cioè primieramente facendole parere che gli concepisseno e
parturisceno e dipoi facendoli nudrigare in vece de suoi, sendo de altrui. Ma se pur fussi qualchuno che volesse
dire che in verità fussero stati generati quelli chiamati dalla antichità
figliuoli e figliuole delli dei e delle dee, e non esser stata frode in
portarli, ma che così fussero generati dalli dei e dee, (benché credo che sia
il falso, conciosia che conosco come sono assai cose favole), direi come furono
generati del seme delli veri huomeni portati dalli demonii nel tempo della concettione, quando davano lascivi piaceri a quelle. E così
in questo modo se defenderebbe da essi il nascimento di Enea nell'Asia e quello
di Achille nella Grecia, li quali furono dignissimi huomini ne' tempi heroici,
o sia di quelli eccellenti baroni, così di Troia come della Grecia. Anchor se puotrebbe dire qualmente in questo modo concepì
la reina Olimpia, moglie di Philippo, Alessandro
Magno, nella Macedonia; e nella Italia la madre del grande Scipione Africano.
DICASTO Il nostro Fronimo, certamente paiono coteste cose
che tu hai raccontato molte semiglianti a quelle che narra santo Agostino.
FRONIMO Dirotti anchor molto più avanti, come non solamente tiravano a se li demonii iniqui e scelerati le femine colli lascivi e carnali piaceri, ma anchor tentaveno l'huomeni del maladetto vitio della
sodomia, colli maschi. Il perché facilmente era persuaso alli mortali cotesto
sozzo e vergognoso amore de' fanciulli coll'essempio de quelli, li quali erano
tentati dalli demonii dicendo che pigliaveno il fiore di essi
fanciulli. Hebbe questo vergognoso e scelerato vicio di contra natura primieramente origine dell'Asia, e de indi
nella Grecia e nella Italia, e poi in puoco spatio di tempo intrò per insino
nelli Celti, popoli della Gallia. Perilché non è dubbio che la captura e presa di Ganimede in Troia non sia antica, e non
solamente è manifesto lo molto antico incendio e ruina con il fuogo di Sodoma, di Gomorra, e di quelle altre cittade della Asia,
appo delli Christiani e delli Giudei, ma anchor è ramentato dalli Gentili. Fu primo authore appresso delli Thraci, così di
questo puzzulento vitio come del culto et honore delli Dei, Orpheo, sendo andato di Asia nella Thracia. Vero è che sono
alchuni altri che vuoleno fussi il primo inventore di esso sceleratissimo
peccato, no Orpheo, ma Thamira. Fu già per cotal modo volgato e manifestato
questo tanto sceleratissimo vitio, che era creduto dalli rei e malvaggi huomini
che'l fussi licito. E così pareva appresso delli Celti che'l fusse senza verun
punto di peccato, sì come dice Aristotele. Vero è, sicome crediamo che sia
estinto e ruinato in quelli paesi per il beneficio della santissima fede di
Christo, così maggiormente vi è stato in consuetudine appo delli Persi, per la
già antica scelerità, e perché non vi è stata ferma la legge di messer Giesù
Christo. Per la quale santissima legge conoscemo quello che è bono e che se debbe seguitare, e parimente intendemo
quello che è malo e peccato, e che se debbe fugire. E così il demonio rio e
perverso non solamente ritrovò quelli maladetti giuochi, e quelli scelerati
piaceri carnali, per tirare a sé con simili piaceri quelle femine erano
inclinate alla libidine, et anchor invitandole
alla generatione delli figliuoli la natura, ma anchora ritrovò questa
abominatione della sozza e sporca libidine contra natura. E non contento anchor di haverla
solamente ritrovata, ma acciò maggiormente ne tirassi l'huomeni, anchor prometteva diversi premii a quelli che se fussero
grandemente delettati et essercitati in essa. Il perché promesse ad alcuni la
perpetua vita, cioè la immortalità, sicome fece a Ganimede. De cui racontano i
libri qualmente crederono l'antichi, non manco impiamente che scioccamente, che'l fussi portato in cielo. Ad altri anchor promesse lo indivinare, sicome a Branco pastore. De cui dicono colle sue
favole, che gli fu inspirato il vaticinio di Appelline.
APISTIO Io ti priego, non narrare
più di coteste cose, le quale sicome sono manifeste a me così sono
maravigliose. Ma vorei intendere di quelle che sono occorse per altri tempi.
Conciosia che credo siano poche cose occorse, perché io istimo che ben si può
suonare la recolta, (sicome communamente se dice) quando se haverà trascorso
dalli tempi heroici, cioè da quelli tempi quando furono quelli baroni et
huomini riputati dei, e capitanii fortissimi, per insino a Scipione, perché
credo non si ritrovano che siano più state simile cose.
DICASTO Che cosa ditu? Tu debbe sapere come sono
intervenute in ogni tempo et in ogni età qualche notabili cose.
APISTIO Ma perché non si sano?
DICASTO Assai ben sono manifeste, ma non imperò tutte.
APISTIO Da chi procede, che non siano manifestate?
DICASTO Per hora occorreno a me dua ragioni. Una è, che sendo scatiato il
demonio, malegno nemico dell'huomo, dalla segnoria del mondo per forza del
sangue e della trionfante morte di messer Giesù Christo, non così
importunamente e publicamente
colle sue illusioni inganna
l'huomo. Perché sicome scacciato e bandito habita nelli luoghi nascosti e deserti, ma anticamente era
adorato sotto specie di divinità. L'altra ragione è perché già istendeva le
reti dello amore lascivo a tutte le generationi dell'huomini, ma hora sforzasi grandemente di pore li laciuoli solamente
per pigliare due generationi d'huomini, cioè li ottimi e li pessimi. Io addomando ottimi quegli che se sono dedicati e consegrati ad
Iddio con tutte le sue forze, havendo conculcato e sprezato tutte le
delettationi e piaceri anchor
honesti di questo mondo. E fa
continuamente a questi aspera e crudele guerra. Ma sendo fatta questa guerra da nascosto et occultamente, non si manifesta veruna
cosa di quelle, eccetto che alcuna volta per essempio e per salute delli altri.
Poi io chiamo quell'altra generatione pessima, cioè quella delle streghe e
delli stregoni, delli quali hora parlamo. Tu sai
ben quante minacie e quanti tormenti sieno bisogno per cavarli fuori della
bocca quelli suoi indiavolati amori e sceleratissimi piaceri. Il perché non
parlano liberamente di quelli, e non li raccontano come sono, eccetto che colli
suoi nefandissimi compagni del giuoco.
APISTIO Dunque anchor istende la
rete del lascivo amore il demonio alli santi huomini, et a quelli chi
totalmente se sono avvotati a Dio?
DICASTO Se tu havessi cognitione delle vite e dell'opere
di quelli iscritte nelli libri, non haveresti punto di dubitatione. Ma acciò tu
ne conosci qualche parte se più non l'haverai conosciuto, ti voglio pur
raccontare alcune puoche cose di questi ottimi huomini e santi, cioè in che
modo se sforzasse il demonio di doverli pigliare con la rete e laciuolo della
libidine e lascivo amore. Narra Sulpitio Severo come fece ogni forza esso
nemico dell'huomo per ingannare quello gloriosissimo vescovo santo Martino in
figura di Giove, di Mercurio, di Pallade, e di Venere. Dimmi, il mio Apistio,
non istimi tu che quando se fingeva de esser Giove, non gli promettesse delli
reami e delle signorie? e che quando se dimostrava in effigia di Mercurio, che
non gli prometesse la eloquentia, e la dottrina e cognitione di tutte le
scientie humane? e quando se appresentava in similitudine di Pallade che non
gli offeresse la sapientia e la prestantia nell'arte militare, la quale già
haveva sprezzato e renunciato? Che cosa puo' tu pensare gli promettesse
sotto la figura della ingannatrice Venere? havendosi pinto le guance e le labra
con la cerusa, cioè con un bello colore, e con il purpurisso, con
lo quale tingono le femine le masselle con il bombagio, eccetto che dilettevoli
e lascivi piaceri? Non pensi tu che fingesse di esser vestito de ricche robbe e
vestimenti di diversi colori et havesse anche finto in questa imagine li vaghi e lusinghevoli occhi per tirarlo nel
lascivo amore? et anchor
che'l ragionasse de lascivi e
libidinosi piaceri? Ti dirà Athanasio santo, con quanti varii modi tentò il
malegno spirito quello glorioso abbate S. Antonio nel deserto, il quale
Athanasio scrisse la vita e costumi di quello. Anchor è buon testimonio la fredda neve di quanto fuogo di libidine tentasse il
serafico Franciesco, nella quale, acciò istinguesse lo incendio di esso, se gli
getò dentro ignudo. Te insignarà anchor il cespuglio
delle pungenti spine quanta delicatezza di amorosi piaceri presentasse avanti
dell'occhi della mente del pudico e casto santo Benedetto, colle quale ritrovò
il giovevole rimedio contro di tanta sozza cosa, cruciando la propria pelle del
suo delicato corpo. Non crediati imperò ch'el manca di punto anche hora di tirare alcuni della turba e moltitudine nello
pazzesco amore e volgari piaceri carnali, pur che veda di possere, ma anzi di
continuo grandemente cerca con milli modi e con mille arti per conducerli nella
sua malvagia e ria voglia.
FRONIMO Vi voglio narrare una cosa intervenuta ne' nostri
giorni, a confermatione di quello che ha detto il nostro Dicasto. Ho conosciuto
un huomo molto essercitato nella militia a piedi, il quale hammi ditto sovente
di haver havuto piaceri libidinosi con il demonio, credendo che'l fussi una
vera femina. E fu in cotesto modo, si come egli narrava, che era huomo semplice
e senza malitia. Sendo
esso nella Toscana e caminando per alcune sue occurrentie verso Pisa e venendo da
un castello pur del Pisano, dovi havea perduto nel giuoco de' dadi li danari, e
così molto di mala voglia, lamentandosi delli santi et anchor de Iddio per la perduta di essi, eccoti vede
seguitare dopo lui dui a cavallo, che parevano mercatanti e parevano che
cavalcassino molto in fretta, dove a dietro di uno di essi sedeva in groppa del
cavallo una femina, la quale, dimostrando di non potere più oltre stare a
cavallo per la gran fretta che facevano, parvi che scendesse in terra. Hor
costui, vedendola bella et anche sola, pigliandola per la mane caminavano
insieme, e la invitò allo allogiamente seco quando serebono a Pisa, e così
parvi che quella gratiosamente accetasse l'invito. E così pur oltra caminando insieme et anchor piacevolmente ragionando, tanto costui se infiammò di amore di lei, che
senza verun freno della giusta ragione, e ciecamente chiedendola de piaceri
dishonesti e quella consentendoli, ne divienne a quello che tanto pazzescamente
brammava. Ma uditi cosa meravegliosa: come hebbe havuto li suoi scelerati disii
e discosti da ogni ragione di huomo, ecco che incontenenti quasi tramortì e
diviene tanto manco di animo, che giacque nel campo dovi havea commesso il
sozzo peccato da sei hore come mezzo morto. Vero è che,
sovragiungendo e' suoi compagni che ne venevano dopo di lui da longhi, e
ritrovandolo in cotal modo giacere sanza forze corporali, il portarono alla
città, e fu sei mesi infermo, e gli cascarono tutti gli pelli dalla persona, e
narrava come per tal modo vi fussero brugiate le calze nella soperficie
disovra, come sel fussi stato il fuogo vero l'havesse brugiate. Dipoi diceva
come se ricordava che quella femina, ma più presto quel diavolo in forma di
femina, l'havea molto pregato che'l dovesse getare a terra una hasta teneva in mane, dovi vi era nella cima un ferro in
forma di croce, cioè un spedo, sicome noi diciamo, promettendoli di darli una
molto più bella lanza
se gli ubidiva.
APISTIO Molto mi ritrovo satisfatto quanto alli piaceri
carnali procurati dalli demonii
dal principio dell'antiquità.
FRONIMO Hor voglio che tu intendi come ha il demonio
questa usanza, per dover pigliare l'huomini, di usare ogni frodo nel conversare
coll'huomini, sicome istendesse una rete per invilupparli. Il perché non
solamente usa questo nelli piaceri carnali, ma anchor in tutte le altre familiaritade. Et acciò tu possi conoscere che'l sia
vero, voglio hora
comenzare dalle bataglie di
Troia. Che pensi tu vuolesse significare quel dragone di altezza di sette
gomiti tanto dimestico, che beveva con Aiace Locrese, et andavali avanti nelli
viaggi demostrandoli la via? e così stava tanto dimesticamente con lui, sicome
fussi stato un cagnuolo. Che cosa vogliono dimostrare le penne di Dedalo? e le
ali del Pegasso? e tutte quell'altri cose annoverate fralli mostri delle
favole? Et anche quelli tanti prodigii e miracoli delli philosophi? Che credi
tu vuolesse dire quello tanto acelerato viaggio che fece
Pythagora, andando e ritornando per una via molto longa da Italia per insino
nella isola de Sicilia, in così puoco tempo? Come pensi tu puotesse caminare tanto spatio di paese così velocemente, sicome uno
uccello, Empedocle? E in che modo istimi tu che andasse con tanta velocità,
sicome la borea, Abaro sovra di una saeta di Appolline a
visitare Pythagora? Di che luogo credi tu uscisse quella voce, che retirò Socrate
ma non lo sforzò? Che vuol dire quel Genio e familiare spirito di Plotino? Che
significa quella occa, che habitava tanto dimesticamente con Lacyde philosopho?
E sicome sono puochi e' philosophi in comparatione dell'altri huomeni, così anchor questo perverso nemico dell'huomo tirava molto più
delli mortali nella voragine precipitosa della sporcha libidine, che li
tentassi di vana gloria. E non solamente li tentava isteriormente e
visibilmente, ma anchor
sovente interiormente et invisibilmente. E se tu pensarai che
puoco importa siano tentati l'huomini dal demonio di lascivia e di carnali
piaceri o interiormente
o vero isteriormente, te la saperà dire questa differentia santo Geronimo. Il quale chiaramente scrisse le vite di quelli
santi heremite, dovi racconta le grandi tentationi patirono nel deserto dalli demonii, e cotesto fece per ammonitione di quelli doveano
venire. Anchor non manco egli scrisse quelle grandi
tentationi che'l sustenè, dicendo qualmente in una carne quasi morta solamente
buglivano li incendii et asperi fuoghi della sozza libidine.
APISTIO Dunque se affaticò anchor Venere, cioè il demonio, di vuoler combatere con santo Geronimo colli dardi della puzzolente libidine?
FRONIMO E ben se sforzò di fare tutto quello puotè et
anche non fece manco crudelle guerra con il glorioso pontifice Santo Martino,
sotto questo nome di Venere, sicome racconta Severo dove descrive li laciuoli
et istese reti da quello nemico in effigia di Venere. Ma che'l se dimostrasse a
santo Geronimo visibilmente o vero il tentasse interiormente, non l'havemo chiaro. Vero è che credo tu
habbi letto nelli antiquissimi authori delli Gentili, come havea consuetudine
Venere di muovere l'huomini interiormente et
anco isteriormente. Ma egli è ben vero che quando se representa alli occhi
corporali è facile cosa da dover conoscere, ma quando solamente se dimostra
nella imaginatione, et eccitta e muove li sentimenti interiori non sono così
facilmente conosciuti da ogniuno li secreti tradimenti et astute insidie di
quella. Il perché egli è detto nelli hinni di Orpheo Venere visibile et
invisibile. Et anchora è detto che li amori uscisseno di quella feriscono
l'anime colle intellettuali saete. Imperò dice Orpheo, in quell'altro hinno
greco così in volgare nostro hora da me
trasferito, apparente e non aparente, o vero paiono e non paiono. E pur anche in un
altro hinno così scrive in greco quello che hora dirò volgarmente, vuolendo dimostrare che siano percosso l'anime colli
intelletuali dardi, queste fedisseno l'anime colle intellettuali saete. Anchor se vedono quelli versi di Procolo platonico
nell'hinno fatto alla licia Venere in greco via via da me così in volgare
tradotti, acciò si manifestano le intellettuali nozze: Havendo inditio delle
intellettuali nozze e delli intellettuali hymenei, cioè delli intellettuali Dei
delle nozze.
APISTIO Dice Apulegio che quello spirito, il quale
conversava tanto dimesticamente con Socrate, era dio e non il demonio.
FRONIMO
Ma pel contrario scrive il Plutarco et anco Massimo Tirio chiamandolo il demonio. De cui uno di essi ne ha scritto un libro, e
l'altro dui. Per qual cagione se dice che un'altro demonio pigliasse il
patrocinio e governo di Platone
o di Zenone o ver di Diogene?
Perché fu un'altro demonio molto domestico di Plotino? In verità vi dico che
questo facevano per inganarli. Sono tutte menzogne quelle che dicono alcuni,
come sono varie le nature del demonio, cioè che alcuni di essi se delettano di
governare le cittade, e le cose domestice e familiari, et altri volentieri se
occupano nelle cose rusticane e della villa, et alquanti allegramente se
intromettono nell'opre della terra, et anchora sono reputati molti che habbino
cura delle cose marinesche. Sono tutte coteste cose, e l'altri simili, sonnii
delli sciocchi e pazzi gentili e pagani, propriamente semili a quelli, narrati
da alchuni favolescamente, qualmente alquanti di quelli se essercitaveno nella
medicina, et altri haveano cura e governo delli navighevoli legni e delli
governatori di essi, e che alquanti erano sovrastanti al divinare, e non puochi
alle leggi, et altri allo essercitarsi nell'armi della battaglia. Il perché
favolescamente narraveno che inspirasse per li sonnii la medicina Esculapio e Podalirio, e che fussero sovrastanti alle
procellose onde e tempeste del mare li Dioscuri, cioè Castore e Poluce figliuoli di Giove. Et anchor dicevano che essercitasseno le opere della guerra dopo la morte Rhesso et
Achille, et inanti li tempi di Troia, Theseo; vero è che raccontaveno che
quelli primi nascostamente essercitaveno l'arme, ma questo ultimo apertamente e
nell'ampio campo. Raccontasi anchor per fama che
combattesse nelli campi e pianura di Marathono la effigia di Theseo per li
Atheniesi contra delli Medi, e questo anche scrisse il Plutarcho. Deh, vedi una
gran pazzia. Credevano costoro che li demoni fussero l'anime separate dalli
corpi. Il perché dicevano, che Asculapio medicava, Minone e Rhadamanto
giudicava, scacciava le gragnuole e tempeste li Dioscuri o sia Castore e
Polluce. Divinava Amphilocho, Mopso, Orpheo, e Trophonio; e le battaglie e
guerre trattava Rheso, Achille e Theseo. Di tutte coteste cose era authore il
demonio. Et acciò li fussero prestate l'orecchie e dato fede, e così
maggiormente fussero tirati l'huomini, e gli facessino li sagrificii, sicome
all'anime delli baroni, signori et eccellenti huomini, con una certa vana
speranza, fingevano tutte queste cose. Dalle quali superstitioni et inganni non
furono contrarii Platone et Aristotele, e maggiormente scrivendo li
libri delle publice leggi, e disputando delle institutioni et arti civili e
cittadinesche. Anchor
è cosa publica, come ne' nostri giorni son stato tenuti e portati
delli demonii nelle guastade, o siano vasi di vetro, e
nelle annelli, et in altre cose, et anchor come quelli
nemici dell'huomini hanno dato resposte per il ventre, per la cossa, et altri
membri delli mortali, sicome dal spirito di Pythia o di Apolline, acciò possemo
facilmente conoscere come il scelerato nemico de Dio e dell'humana generatione
ha pensato in diversi tempi diverse vie e modi de ingannare l'huomo, sotto
specie di familiarità.
APISTIO In verità così anche io istimo.
DICASTO Non dubitare, ma sia pur di buona voglia,
conciosia che a puoco a puoco ne verai nella nostra ferma oppenione e vera
sententia.
APISTIO
Ma non già in questo modo. Ma egli è ben vero che mi lasso conducere dalle
ragioni e dalli testimonii.
DICASTO Vieni qui, strega, e sappia come sei costretta con
quel medemo giuramento, che eri avanti: e sappia qualmente in brievi serai
punita con il nostro fuogo, e dipoi incontinenti con quell'altro che mai non mancarà, se tu mentirai in punto di quello che te
interrogarò del vostro maledetto giuoco.
STREGA I' lo so, e non ho verun dubbio in questa cosa.
DICASTO Dimmi. Magnati e beveti colà al giuoco vostro
scelerato? Vero è che, quanto alli piaceri carnali, assai siamo satisfatto. E
così più non bisogna di addimandartine.
STREGA Si mangiava là in quel medemo modo e beveva, come
era consueto di mangiare in casa con il mio marito e con li miei figliuoli.
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