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Ioannis Picus Mirandulensis
Libro detto Strega

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  • DIALOGO DETTO STREGA O SIA IL PRIMO LIBRO DELLE ILLUSIONI DEL DEMONIO
    • I
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I

APISTIO Fronimo, dimmi dove va colà così in freta, caminando per la piazza ove vendonsi l'herbe, tanta moltitudine di popolo.

FRONIMO Non lo so, ma andiamo anche noi un puoco, acciò intendiamo la cagione di tanto concorso, conciosia che puoco danno potrà essere la perduta di puochi passi.

APISTIO Non saranno puochi, se andaremo per insino al tempio, lo quale novamente è comenciato di fabricarsi ad honore della gloriosa vergine madre de Iddio, chiamata dalli miracoli. Conciosia che è discosto da quinci oltro di un miglio. E così mirando pare a me di vedervi costì alquanti de quelli venerandi religiosi dell'Ordine de' Predicatori, che sono huomeni molto dotti, li quali hora sono venuti quivi ad habitare per servigio di detto tempio. Il perché io istimo che tutti vadino colà quelli vediamo.

FRONIMO Drittamente, si come io penso, tu istimi, conciosia che, se non me inganno, ho veduto fra la moltitudine de' fanciulli esservi anchora li servi, li quali suoleno servire allo Inquisitore, che cerca e persequita li maghi, malefici, et incantatori. E li punisce segondo le loro malvagie e rie opere. Ma pur al fine, che cosa ci puotrà nuocere, se andaremo per insin colà? Anzi penso più presto di doverne riportare commodo e guadagno, se ben non fusse di gran momento, almanco di qualche cosa che serà a noi aggradevole, perché se puotrà computare in vece di vivande nel pranso, quando ritornaremo. E forse anchora serà molto più utile cosa, che non sapiamo, intendendo qualche nuovo secreto. Conciosia che a me pare, et ragionevolmente istimo, sia presa una strega, et ivi esser dove corre, per vederla, tanta moltitudine di popolo mescolato con li fanciulli.

APISTIO Habitano in questi luoghi le streghe? Oh, certamente non mi serebbe grave di caminare diece miglia, per vederle.

FRONIMO Hor su, se adunque non mai vedesti veruna, forsi hora sara' satisfatto alla tua curiosa voglia.

APISTIO Oh se pur accadesse, che io potessi ritrovare cotesto augello, da me con tanto desiderio cerco, e non giamai ritrovato in verun luogo.

FRONIMO Di quale augello ragioni tu?

APISTIO Della strega.

FRONIMO Tu giuoghi, eh, Apistio?

APISTIO Pensa pur che quello ho detto, l'ho detto non per giuoco né per iscrizzo, ma da dovero. Conciosia che debbia esser molto aggrado a ciascun huomo, ma maggiormente alli gentili e curiosi spiriti, di conoscere quello, lo quale non ha mai conosciuto la antiquità.

FRONIMO Dunque tu te affatichi di vuoler intendere quello, che non ha inteso veruno?

APISTIO Dunque istimi tu che io vogliammi persuadere di conoscere quello, che non mai hanno voluto confessare de havere inteso li huomeni grandi e molto litterati, e pur se l'haveranno inteso, non appare in verun luogo?

FRONIMO Che cosa?

APISTIO Lo augello strega. Benché già habbia letto:

 

Coll'ali infame la notturna strega.

Mestitia, augurio infausto, e danno espresso

Peggio ch'el bubo annontia, porge, et lega.

 

Anchor pur ho veduto nell'antiche maledittioni fussi nominata la strega, ma che cosa sia quella, e di qual natura, non si conviene. Et istima Plinio che sia una favola, quello che era scritto delle streghe, cioè che asciuccaveno colle labbra le pope delli fanciulli. E così confessa di non sapere di quale generatione de uccegli sia la strega.

FRONIMO Assai mi meraveglio, che sendo tu molto dotto nelli poeti, si come a me pare, tu non hai letto come era consuetudine nelli tempi antichi, di esser scacciato fuori delle porte et usci le streghe con una verga di spino bianco, e come hanno questa natura, che sono brammosi uccegli, con il capo grande, li occhi fermi, il becco torvo, e parte delle penne canute, con l'unghie rampinate, e per ciò così suoleno essere chiamate, perché hanno consuetudine di stridere nella spaventevole notte. Hor tu vedi il nome, la cagione di esso, la natura di quella, et anchora la figura, come egli è stata iscritta dalli antichi.

APISTIO Ben intendo quello tu racconti, ma forsi sono di diverse maniere e generationi coteste streghe, e di differente natura, conciosia che se dice come non succiano colle labra le pope di fanciullini, ma che beveno il sangue. Il perché così disse Ovidio:

 

Di notte ai fanciullini vola spesso

Empiendo il petto dell'innossio sangue

Da vitiati corpi a forza egresso.

 

Et egli è cotesto suto osservato per infino dalli heroici tempi. Quelle cose mi moveno, che sono venuti nelli thalami e camere delli Proci, o siano delli lascivi e molto libidinosi huomeni, così dicendo Ovidio:

 

Proca il dimostra quale sia questo angue

Ch'al quinto giorno depuo suo natale

Delle streghe già preda, forte langue.

Puoco il vagito fanciullesco vale,

Et chieder spesso agiuto alla nodrice,

Che è lacerato da questo animale.

Assorbe il sangue la strega infelice,

Sì presto, con la lingua insatiabile,

Ch'el soccorso opportuno esser non lice.

 

Non paiono a te cotesti officii fra sé delle streghe, tanto diversi, e non ti dimostrano varia et anchor contraria natura e conditione? Erano ragionevolmente da esser istimati quelli augelli misericordiosi, li quali facevano l'ufficio della nudrice, ma questi sono da esser reputati grandemente nocevoli e malegni, dalli quali sono occisi li fanciullini, havendoli bevuto il sangue.

FRONIMO Io te dirò il vero: a mi paiono più presto ciascuna di queste cose favole che altro. Ma pur se vi si ritrova qualche cosa di vero nella favola, io penso che non siano nati quelli augelli, né anchor che se ritrovano nelli versi. Perché quelli falsi titoli e versi figurano la vecchia nelli uccelli. Ma ben penso fussi fatto questo, con lo agiuto delli demonii iniqui e maledetti, cioè che li antidetti augelli hora apparevono in una forma della nodrice, et hora della insidiatrice. E questo maggiormente a me lo fa credere, perché il dimonio insegnò il giovevole rimedio contro delle incantationi e maleficii, per li quali erano ligate le menti delli huomini, con inganni e con bugie: dicendo se esser Giano, vuoleva che tre volte toccassino con l'arbuta fronda le porte et uscii, cioè con la fronda de uno albero simile al citrono, e tre volte segnando con detta fronda le pietre che sono sotto la intrata dell'uscio, bagnando la intrata con l'acqua, e commandava anchor se facessino dell'altre cose, che non erano sagre, ma anzi abominevoli sacrilegii e portenti. Benché anchor de quelle così se dica:

 

Se poi l'infanti per la notte oscura

Vessa, et il sangue esucca con l'esperti

Labri la strega et in tal modo se indura.

 

Così ne' tempi nostri hanno consuetudine di fare le streghe, quando se narra che sono portate al giuoco di Diana. Guastano nelle cune li fanciullini nuovamente nati, che piangono, dipoi incontinenti le dano li giovevoli rimedii. Li quali, si come a me pare, sono in loro arbitrio e possanza, di doverli dare. Imperò meritamente egli è derivato questo nome. Conciosia che queste crudeli e bestiali femine, le quali commetterlo tanta scelerità, anchor da noi, così come dalli antichi, convenientemente sono chiamate streghe.

APISTIO A mi pare tu te inganni, Fronimo, parimente insieme con molti altri, credendo esser vero quello che scioccamente dice il volgo, cioè che sono non so che feminuzze, le quali volano nella mezza notte alli conviti et alli delettevoli piaceri carnali delle Lemuri o siano delli spiriti della oscura notte; e che coteste feminuzze guastino con incanti li fanciulli.

FRONIMO Meglio potreste parlare, Apistio. Conciosia che non mai se debbe dire che coloro errano, li quali apertamente raccontano quello che hanno con l'occhio della ragione chiaro e manifesto non puochi huomeni ben dotti et amaestrati con la continua pratica, et anchor sono ornati de buoni costumi e vertuti.

APISTIO Io ti prometto, che non è mai stato possibile di essermi persuaso questo che tu dì, per cotal modo che l'habbia creduto.




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