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Ioannis Picus Mirandulensis Libro detto Strega IntraText CT - Lettura del testo |
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VI APISTIO Assai son satisfatto. Ma dimmi, strega. Conoscevi tu di esser ingannata da questo tuo amoroso? STREGA Non mai. APISTIO Come è possibile cotesto? Quando tu vedevi desparire li danari, che cosa istimavi tu? STREGA In che modo desparessino non considerava. Vero è che egli da me ritornava et mi comparava con molti amorosi piaceri, e per cotal modo mi legava che non pensava altro che de lui. APISTIO Che cosa addimandava che vuolessi da te quando ti prometteva tante cose, quando ti dava tanti piaceri carnali, e che fingeva di esser tanto grandemente inamorato di te? STREGA Non adimandava altro da me, eccetto che renegasse la fede di Christo e non vuolesse haver speranza più in esso, ma che me ingenocchiasse a lui, e lo adorasse e lo tenesse per Dio. FRONIMO O iniquissimo, o spurcissimo, o sceleratissimo spirito, detto veramente dalli Hebrei Sathanasso, overo adversario, e dalli Greci Diavolo, e dalli Latini Calunniatore. Se può pensare maggiore calunnia e maggiore ingiuria contra de Iddio, quanto è che facci tanta forza questo scelesto colle suo malvagie parole di vuolerli robbare la divinità, e che la voglia attribuire a sé con tanta arroganza e con tante bugie? Il perché forsi ha amato questo nome di demonio, o sia per dimostrare che habbia la scientia, over per dare timore alle creature. Egli è vero, che è cosa supremamente a lui propria e familiare, di tessere, ordinare, e comporre le insidie et inganni. Così parimente ingannò il primo huomo, sotto il nome delli Dei, donde è uscito il vocabulo del Calunniatore, sicome dice Giustino philosopho e martire. APISTIO Su, strega, di'. In che modo era tu discernuta e conosciuta fra li altri buoni Christiani? STREGA Non vi era veruna differentia fra me e li altri. Andava alla chiesa, mi confessava nel tempo della Quaresima avanti del sacerdote de tutti e mia peccati, eccetto che di questo. Dipoi, andava coll'altri a communicarmi allo altare. E così non era differentia alcuna fra me e l'altre donne. Non vietava a me coteste cose il mio amoroso. Solamente egli mi comandava che dovesse dire alcune cose pian pian, e nascostamente facesse alcuni atti, le quali cose dette e fatte, altro da me non vuoleva. APISTIO Racconta il tutto a parte per parte. STREGA Sendo nella chiesa ne' giorni delle feste, commandava a me, che leggendo il sacerdote la messa ad alta voce (sicome se suole) dicesse io pian piano: non è vero, tu ne menti per la gola. E quando levava quello la hostia consagrata sovra del suo capo per dimostrarla a tutto il popolo, acciò che sia adorata e reverita, vuoleva che io rivoltassi li occhi altrove e non la guardasse, et anchor mi comandava rivoltassi le mani dopo le spalle e piegasse le deta sotto le vestimente in cotesto modo, sicome voi vedeti io faciò: cioè che gli facesse le ficca. Dipoi anchora mi diceva non dovessi scoprire veruna cosa delli nostri amorosi piaceri al confessore, né anchora di quelle cose che pertengono al giuoco. Egli istimava poi che non importasse cosa alcuna, se ben vuolesse dire al confessore le altre cose overo non le dicesse. Voleva anchora, che, sendo andata a communicarmi secondo la usanza, incontinenti, sendommi posta l'hostia consagrata nella bocca, la tirassi fuora fingendo di asciucarmi la bocca, e la conservasse nel facciuolo per portarla al giuoco, acciò il beffassimo et ischernissimo con quelli scelerati modi, sicome di sopra disse, et anchora perché il conculcassimo colli piedi, con quelli vituperii già avanti raccontati. Dipoi portava di continuo due hostie consagrate nella mia veste cusite, perché ello me diceva che vi era tanta vertu in esse, sendole portate in quel modo senza riverentia, ma anzi con vituperio, che mai non puotrebbe confessare li nostri piaceri, né anchora altra cosa del giuoco, benché fussi anche interrogata dallo inquisitore, né con tormenti, né con altri modi. Nondimeno, astrengendommi imperò lo inquisitore e menacciandommi di vuolermi gravemente martoriare se non confessava queste nostre scelerate opere, mi comandò quel demonio malvaggio le gettasse in quel vaso, lo quale havea portato a me il guardiano della pregione, per fare le mie necessitati. APISTIO Facesti questo iscommunicato comandamento? STREGA O me mischinella et infelice, sì lo ubbidì. Ma non vi rencresca di udire una cosa molto horrenda e paventosa che occorse. Rompendo io infelice e sciagurata quelle sagratissime hostie nel sterco, con una verga, vide uscire da quelle il vivo sangue. FRONIMO Che odi dire hoggi? Può essere questo? Credo certamente che mai più non udirano le mie orecchie simili opere scelerate et iscommunicate. APISTIO Anchora io son di cotesta oppenione di non udire mai più simili sacrileggi, né simili horrende opere. FRONIMO Deh, per amore de Iddio, partiamoci di qui et andiamo incontro di Dicasto, s'el ti piace, che ritorna da noi. APISTIO Molto mi piace. Andiamo. DICASTO Oh ben, come va, seti satisfatti? Vi è anchora rimasta alcuna cosa da dovere intendere? FRONIMO Deh, il nostro Dicasto, io te dico, che per cotal modo siamo stomacati, che non havemo più bisogno di pranso. Io te so ben dire che siamo per una volta satiati. DICASTO Andiamo un puoco nel giardino, e così forsi caminando e spasseggiando vi ritornarà lo appetito. Hor su, tu mena la strega nella pregione. APISTIO In verità vi dico che non mai haverebbe creduto che se potessino, non dico fare, ma pur pensare tante sceleritade, tante malvagi opere, e tante iscommunicate cose, quante ho udito hoggi dalla strega. Il perché avanti facilmente haverebbe perdonato a cotesta generatione di huomini e di donne, credendo che fussero condutti da qualche leggierezza, o vero da qualche mancamento di cervello, ad intrare in questo errore, et anchora istimava che fussero coteste streghe e stregoni ingannati dalle apparenti visioni et illusioni e fittioni del demonio, et anchora (io dirò la mia oppenione) non giurarebbi che non siano ingannati, ma hora, sicome buono e fedele Christiano, come sono stato et ho creduto quello che debbe credere ciascun vero Christiano, non mai consentirebbi se dovesse dare venia né perdonare a cotesti iniqui scelerati, e malvaggi violatori e spreciatori della nostra santissima fede. DICASTO Se ti dimostrarò che cotesto appertene alla religione christiana, di dover credere che siano in verità fatte da questi scelerati huomini alcune malvaggie opere; et se io ti conducerò tanti testimonii il perché non puotrai fare di non credere essere molte cose nell'antidetto giuoco che sono vere e non finte, né ancho imaginate, ma sicome siamo consueti di parlare, che siano reali: io penso che dipoi non farai ostinatamente resistentia. APISTIO Anchora non se piega il mio animo più in una parte che nell'altra. DICASTO Dimmi, s'el te piace. Vedesti mai resuscitare verun morto? APISTIO Non mai ho veduto tanto miracolo. DICASTO Credi tu che possono resuscitare e' morti? FRONIMO Non lo negarà no. Conciosia che è questa cosa molto cantata e sovente ramentata dalli poeti, et anchora è scritta dalli philosophi, e maggiormente da Platone. Li quali narrano come resuscitarono li morti et uscirono dell'inferno. APISTIO Né ancho per queste cose mi acqueto, in cotesta opera che è di tanto momento. E così non credo alli poeti, né alli philosophi di ciò, ma si ben al Vangelio. DICASTO Io ti voglio proporre anchor delli essempii di altra cosa, de cui non se fa mentione nella Sagra Scrittura. Dimmi, credi tu siano uscite le navi dalle Gadi, cioè da quelle due isole che sono nel fine della Bethica, nella estremità della terra nostra verso l'occidente, dovi se divide la Europa dalla Africa? et anchor che siano uscite fuori del porto de Ulissipona di Lusitania o sia Portugallia? e che quelle, rivolte verso il Zephiro, siano stato portate da circa venti migliara di staggi, o più o manco sia come si voglia, per insino a quella tanto ampia terra (la grandezza de cui anchor non se conosce) e così, portandole hora il Zephiro per il mare Atlantico, siano giunte allo Indico seno? APISTIO Sì lo credo. DICASTO Tu lo credi. Ma dimmi, a cui lo credi? APISTIO A tanti mercatanti, li quali raccontano in che modo hanno fatto tal viaggio, sovra delle larghe spale del mare, colle nodanti navi. DICASTO Hai tu mai parlato con quelli? APISTIO Non ho già ragionato con quelli, ma pur alcuna volta, ragionando di cotesta cosa curiosa con quelli li quali havevano udito da quelli che hanno navigato per detti luoghi, lo dicevano et confermavano che così era. DICASTO Il mio Apistio, dimmi, non ti haverebbono possuto ingannare quegli? APISTIO Deh, mo chi sarebbe colui chi dubitassi, che l'huomeni gravi e già maturi di conseglio, si delettassino di favole e di menzogne? DICASTO Se dunque io producerò quivi nel mezzo non menore numero di testimonii di non manco gravità e di non manco oppenione et istimatione de quelli tuoi, li quali hanno confermato con giuramento come sono portate al Giuoco le streghe e li stregoni, e come li demonii danno amorosi piaceri all'huomeni in effigia di donne, et alle donne in figura di huomini, e cotesto l'hanno havuto dalla bocca di essi stregoni e streghe con il sagramento costretti, che ne dirai? sera' tu poi satisfatto? FRONIMO Se potrebbe dire veramente che colui non fussi in tal modo satisfatto, fussi o sciocco o pazzo o vero ostinato. APISTIO Deh, per tua fede, di' per quale cagione? FRONIMO Per ciò che quando sono molti di una medeme voce non pare conveniente che sia verun la debbia negare, eccetto s'el non fussi da qualche buona ragione per cotal modo costretto, la quale habbia tanta forza che possa gettare al basso quella oppenione così confermata di tanti huomeni. Il che credo tu non habbi. APISTIO Questa tua ragione ha puoca forza in quelle cose che paiono soverchiare le forze della natura, ma ben assai ne ha in quelle cose ne veneno nell'uso dell'huomo. Il perché non ho fatto difficultà di credere quel viaggio delle navi di Spagna nella India et a quella terra nuova e così a quelli altri luoghi, ma ben fo gran difficultà in credere il Giuoco di Diana. FRONIMO Può essere uno molto maggiormente contrario a quelli che raccontano il viaggio della India, che a quelli che narrano il giuoco della notturna Hecate, cioè di Diana. Conciosia che detto viaggio non fu già mai più per verun modo conosciuto dalla antichità, ma solamente furono ritrovati alcuni puochi segnali, con li quali dicono già giongesse non so che navi dalla India al litto di Spagna. Ma hora se naviga della Europa per il mare di Ethiopia nella India. E così hora già sono signati i porti, et i litti nelle tavole depinte. Anchora al presente sono state ritrovate alcune isole di maravigliosa grandezza, che mai non furono conosciute dalli antichi. Et anche non fu mai ramentata, né scritta quella ampia terra, e molto maravigliosa per la sua grandezza, retrovata questi anni passati, la quale, se fussi stata conosciuta dalli philosophi, li quali se imaginavano essere più Mondi nell'ordine della natura, forsi con maggiore ragione haverebbono dimostrato la loro pazzia. Delle quali cose novamente con tante fatiche ritrovate, non hanno fatto pur uno puoco di mentione o Strabone o Ptolomeo, overo anchora quelli altri che sono suto reputati più favolatori di essi. Ma delle streghe, n'è fatto chiara mentione nelli libri delli antichi et anchor delli moderni. APISTIO Io sento, ma non so imperò in che modo, a puoco a puoco muoversi l'animo mio acciò consenti alla tua oppenione. Vero è che volentieri udirei e' testimonii promessi da Dicasto, di conducerli avanti di noi nel mezzo, et anchora disidero de intendere delle ragioni, se ne ha dell'altri oltro di quelle che ha detto. FRONIMO Deh, il mio Apistio, tu debbe sapere come è segno di puoca stabilità di animo, di vacillare et di piegarsi mo' quindi, mo' rivolgersi indi, mo' fermarsi, e dipoi moversi dal luogo dovi era fermato. Conciosia che quelle cose, delle quali avanti dicevamo, se non parevano a te vere, pur parevano imperò molte simili al vero, dapoi anchora contradicevi e dicevi che meritamente era da essere contradetto da te a simili cose, ma hora con una certa inclinatione di animo confessi di essere tirato e sforzato di dover consentire alla nostra sententia et oppenione. Il perché a me pare (perdonami però) che meritamente puotresti esser nuotato di instabilità, eccetto se tu non havessi usato ironia, overo simulatione e fittione. E cotesto non sarebbe meraveglia, perché tu sei usato nelli finti giuochi degli poeti, et anchora sei tu molto esercitato nelli dialoggi di Socrate. Per il che interviene che le persone sono usate in detti libri, o non mai, o vero con gran difficultà, se possono rimovere dalli detti modi. APISTIO Fronimo mio, io non fingo in cosa alcuna, né anche giudico che sia bisogno fra te e me de ironia o vero simulatione, ma io te dico il vero, che non vuorei così prosontuosamente credere una cosa di tanto momento. Il perché pare a me che sia meglio di dubitare, pur che modestamente se facci, et anchora di scoprire et indi e quindi le dubbitationi dell'animo mio, cioè mo' a te mo' a Dicasto, sicome scopre lo infermo le sue infiaggioni e piaghe al chirurgico, che credere facilmente senza ragione. Conciosia che è sententia di un grande huomo (si ben mi ricordo) come se debbe andare pian pian, e di passo in passo, in quelle cose le quali paiono che soverchiano le nostre forze, accioché, se incontanenti fossero sprezzate, non siamo da nascosto inviluppati nelli frodi, e pel contrario, se incontanente fussero credute da noi, non siamo presi nelle reti colle suspitioni delle sciocche vecchiarelle. In vero si son stato dubbioso nell'animo mio, così mi pareva di dover dubitare, non ho imperò mai contrastato con l'animo ostinato. FRONIMO Se così è e che tu sia di questo buon animo, cioè che vogli in cotesta cosa usare l'intelletto e non la volontà, certamente possemo havere buona speranza di te. Ma ti voglio dare un buon ricordo così in questa cosa, de cui hora disputiamo, come nell'altri, che portano pericolo e sono de importanza (sì come si suole dire): cioè che per cotal modo facci che non vadi avanti la volontà allo intelletto, così voglio dire, che non vogli una cosa, se prima non l'haverai ben intesa e conosciuta. Ma sono alcuni che caminano pel contrario nell'ordine delli studii della dottrina: cioè prima deffiniendo e concludendo con la sua volontà, overo secondo il suo vuolere, che cosa sia il vero, avanti ben considerano con lo intelletto esso vero. APISTIO Ho gran sete d'intendere che cosa ha da dire in questo nostro caso Dicasto, lo quale vedo ritornare da noi. Certamente non puotrano essere (al mio giudicio) eccette che degne et eccellenti cose, pur che'l vuoglia servate le promissioni. FRONIMO Bisogna primeramente istinguere la nostra fame, e dipoi si satisfarà alla tua sete. DICASTO Andiamo, perché è apparecchiato il pranso. Deh, per vostra fede, non tardiamo più, conciosia che assai longamente havemo hoggi disputato, siché non bisogna più dimorare. E quando poi haveremo instaurato il fatigato corpo di quello egli è necessario per la continua rovina del naturale calore, intraremo poi nel giardino della disputatione che ci rimane.
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