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Ioannis Picus Mirandulensis Libro detto Strega IntraText CT - Lettura del testo |
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III FRONIMO Io son contento, per non parere di esser ostinato. Così vuole dire:
Ste' Venere, nata del tonante Giove, Avanti di Anchise in forma e figura Simile a Adameta fanciulla pura.
DICASTO Che cosa pensi tu volessi significare quella similitudine del Poeta? FRONIMO Non puoco il dimostrano quelle cose avanti precedono, et anche quelle che seguitano. Conciosia che addomandò colui che caminava solo discosto dalli suoi buoi, lo eccitò e svegliò con il splendore e con la gratia, e lo tirò a doversi maravigliare, fingendossi mortale; e così dipoi, havendoli raccontato la generatione e successione delli suoi antichi con longhe favole, lo condusse al fine alli lascivi piaceri. APISTIO Ho letto come feci Anchise la meritevole penitentia per dette cose, conciosia che fu percosso dal fulgore, e così ritrovo che gli fu annontiato qualmente così gli dovea intervenire. Il perché ritroviamo quel verso scritto in greco, lo quale hora hora così lo dirò in volgare, perché so vi serà molto aggrado. Lo adirato Giove fedisse con l'ardente fulgure. E benché dimostra ch'ello dovea esser percosso con tale pena e punitione per respetto del peccato chi era manifestato, non dimeno anchora inanti significa come colui serebbe punito dalli Dei, il quale desiderarebbe di vuolere havere amorosi piaceri e libidinose delettationi con essi Dei. Perilché con ingegnose e maravigliose favole fingono l'antichi qualmente per simili cose fussi uccisa Semele, figliuola di Cadmo, dallo fulgure. Né anchora sono contrario a Callimacho, in quella cosa che se narra di Tiresia Thebano, cioè che fu privato del vedere dalla dea Giunone perché havea havuto amorosi piaceri con Pallade, o almanco havea cercato di haverli, benché altramente lo racconta Ovidio. Vero è che Callimacho finge questa cosa con più honesto parlare, dicendo che così gli intervenesse perché vide Pallade ignuda. FRONIMO Che cosa ne havemo per questa favola? APISTIO Io te lo dirò. Havemo questo al mio parere: che io penso, o al manco dubito, che siano tutte queste cose e simulate e finte. FRONIMO Istima tu che apparesseno li demonii in quelli antichi tempi di quelli baroni di Troia e di Grecia, li quali demonii credo che, tu sendo christiano, siano fermamente da te tenuti essere una ria e malvagia schiatta e generatione de spiriti? APISTIO O si, si, fermamente lo credo. FRONIMO Deh, non ti rincresca di rispondere. Da chi procede che pare tu non vogli credere che quelli malvagi spinti desiderassino, et anche cercassino, di dare lascivi piaceri alle donne, in forma di huomini, et all'huomini in effigia di donne? APISTIO Deh, che è ben gran cosa questa da doverti rispondere. Io te lo dirò. Per ciò non lo credo, perché noi sapiamo qualmente non sono i demonii di carne né di ossa, come noi: il perché non si possono delettare in cotesti carnali piaceri. FRONIMO Egli è pur una gran cosa, Apistio, che tu non ti vuoi ramentare di quello che sovente havemo detto. Il perché se tu te lo ricordassi, non ti maravegliaresti, né anchor diresti quello che hora di'. Già spesse volte è stato detto come danno essi maladetti nemici de Iddio et delli huomini cotesti scelerati piaceri carnali alli huomeni et alle donne, non per delettatione che habbiano essi rei spiriti, ma solamente per ingannare gli huomeni, e conducerli ne' peccati, et al fine nell'inferno, dove essi sono confinati in perpetuo. APISTIO Il mio Fronimo, ti prego, non ti turbare. Pur anche io ho un dubio: s'el non fussi per altro, eccetto che per tirare l'huomeni nelli peccati, non se direbbe che havessero havuto figliuoli, conciosia che sovente se leggi delli figliuoli delli Dei. Anche mi ricordo qualmente già, dui di fa, dicesti come era pur qualche fondamento delle favole. Perilché, se gli è qualche fondamento, de chi sono donque figliuoli quelli detti figliuoli delli Dei? perché li spiriti senza carne et ossa non possono generare. FRONIMO Cotesta non è puoca dubitatione, conciosia che, facendo Moises memoria, nel Genesis, delli figlioli di dio e delli figlioli dell'homini, furono alcuni che istimarono fussero significati per essi quelli piaceri carnali havuti fralli demonii e le donne; et altri, vuoleno siano significati li libidinosi piaceri, che haveano l'huomini della giusta generatione e stirpe di Seth colle femine della ingiusta generatione della schiata di Cain. Il perché, se alcuna volta se legge di qualchuno, che fusse detto figliuolo o di Giove o di Apolline, non però se debbe credere che costui veramente sia nato del sangue delli demonii, conciosia che non hanno sangue; ma se debbe istimare ch'el sia nato del seme di qualche huomo, da cui l'haveran pigliato. Serebbono assai cose da raccontare del modo de cui paiono essere generati gli figliuoli dalli demonii che hanno libidinosi piaceri colle donne: ma per non aggravare le orecchie del pudico lettore pare a me di tacerle nel parlar volgare. Anchor può esser che qualche volta quelli che sono stati reputati figlioli delli dei o delle dee siano stati rubbati sendo fanciullini dalle loro madre per i demonii, sendo anchor esse nel parto, et occultamente posti sotto di quelle donne che ingannaveno et le davano libidinosi piaceri, facendole parere che essi l'havessono generati di quelle. E così con doppia frode le ingannavano, cioè primieramente facendole parere che gli concepisseno e parturisceno e dipoi facendoli nudrigare in vece de suoi, sendo de altrui. Ma se pur fussi qualchuno che volesse dire che in verità fussero stati generati quelli chiamati dalla antichità figliuoli e figliuole delli dei e delle dee, e non esser stata frode in portarli, ma che così fussero generati dalli dei e dee, (benché credo che sia il falso, conciosia che conosco come sono assai cose favole), direi come furono generati del seme delli veri huomeni portati dalli demonii nel tempo della concettione, quando davano lascivi piaceri a quelle. E così in questo modo se defenderebbe da essi il nascimento di Enea nell'Asia e quello di Achille nella Grecia, li quali furono dignissimi huomini ne' tempi heroici, o sia di quelli eccellenti baroni, così di Troia come della Grecia. Anchor se puotrebbe dire qualmente in questo modo concepì la reina Olimpia, moglie di Philippo, Alessandro Magno, nella Macedonia; e nella Italia la madre del grande Scipione Africano. DICASTO Il nostro Fronimo, certamente paiono coteste cose che tu hai raccontato molte semiglianti a quelle che narra santo Agostino. FRONIMO Dirotti anchor molto più avanti, come non solamente tiravano a se li demonii iniqui e scelerati le femine colli lascivi e carnali piaceri, ma anchor tentaveno l'huomeni del maladetto vitio della sodomia, colli maschi. Il perché facilmente era persuaso alli mortali cotesto sozzo e vergognoso amore de' fanciulli coll'essempio de quelli, li quali erano tentati dalli demonii dicendo che pigliaveno il fiore di essi fanciulli. Hebbe questo vergognoso e scelerato vicio di contra natura primieramente origine dell'Asia, e de indi nella Grecia e nella Italia, e poi in puoco spatio di tempo intrò per insino nelli Celti, popoli della Gallia. Perilché non è dubbio che la captura e presa di Ganimede in Troia non sia antica, e non solamente è manifesto lo molto antico incendio e ruina con il fuogo di Sodoma, di Gomorra, e di quelle altre cittade della Asia, appo delli Christiani e delli Giudei, ma anchor è ramentato dalli Gentili. Fu primo authore appresso delli Thraci, così di questo puzzulento vitio come del culto et honore delli Dei, Orpheo, sendo andato di Asia nella Thracia. Vero è che sono alchuni altri che vuoleno fussi il primo inventore di esso sceleratissimo peccato, no Orpheo, ma Thamira. Fu già per cotal modo volgato e manifestato questo tanto sceleratissimo vitio, che era creduto dalli rei e malvaggi huomini che'l fussi licito. E così pareva appresso delli Celti che'l fusse senza verun punto di peccato, sì come dice Aristotele. Vero è, sicome crediamo che sia estinto e ruinato in quelli paesi per il beneficio della santissima fede di Christo, così maggiormente vi è stato in consuetudine appo delli Persi, per la già antica scelerità, e perché non vi è stata ferma la legge di messer Giesù Christo. Per la quale santissima legge conoscemo quello che è bono e che se debbe seguitare, e parimente intendemo quello che è malo e peccato, e che se debbe fugire. E così il demonio rio e perverso non solamente ritrovò quelli maladetti giuochi, e quelli scelerati piaceri carnali, per tirare a sé con simili piaceri quelle femine erano inclinate alla libidine, et anchor invitandole alla generatione delli figliuoli la natura, ma anchora ritrovò questa abominatione della sozza e sporca libidine contra natura. E non contento anchor di haverla solamente ritrovata, ma acciò maggiormente ne tirassi l'huomeni, anchor prometteva diversi premii a quelli che se fussero grandemente delettati et essercitati in essa. Il perché promesse ad alcuni la perpetua vita, cioè la immortalità, sicome fece a Ganimede. De cui racontano i libri qualmente crederono l'antichi, non manco impiamente che scioccamente, che'l fussi portato in cielo. Ad altri anchor promesse lo indivinare, sicome a Branco pastore. De cui dicono colle sue favole, che gli fu inspirato il vaticinio di Appelline. APISTIO Io ti priego, non narrare più di coteste cose, le quale sicome sono manifeste a me così sono maravigliose. Ma vorei intendere di quelle che sono occorse per altri tempi. Conciosia che credo siano poche cose occorse, perché io istimo che ben si può suonare la recolta, (sicome communamente se dice) quando se haverà trascorso dalli tempi heroici, cioè da quelli tempi quando furono quelli baroni et huomini riputati dei, e capitanii fortissimi, per insino a Scipione, perché credo non si ritrovano che siano più state simile cose. DICASTO Che cosa ditu? Tu debbe sapere come sono intervenute in ogni tempo et in ogni età qualche notabili cose. APISTIO Ma perché non si sano? DICASTO Assai ben sono manifeste, ma non imperò tutte. APISTIO Da chi procede, che non siano manifestate? DICASTO Per hora occorreno a me dua ragioni. Una è, che sendo scatiato il demonio, malegno nemico dell'huomo, dalla segnoria del mondo per forza del sangue e della trionfante morte di messer Giesù Christo, non così importunamente e publicamente colle sue illusioni inganna l'huomo. Perché sicome scacciato e bandito habita nelli luoghi nascosti e deserti, ma anticamente era adorato sotto specie di divinità. L'altra ragione è perché già istendeva le reti dello amore lascivo a tutte le generationi dell'huomini, ma hora sforzasi grandemente di pore li laciuoli solamente per pigliare due generationi d'huomini, cioè li ottimi e li pessimi. Io addomando ottimi quegli che se sono dedicati e consegrati ad Iddio con tutte le sue forze, havendo conculcato e sprezato tutte le delettationi e piaceri anchor honesti di questo mondo. E fa continuamente a questi aspera e crudele guerra. Ma sendo fatta questa guerra da nascosto et occultamente, non si manifesta veruna cosa di quelle, eccetto che alcuna volta per essempio e per salute delli altri. Poi io chiamo quell'altra generatione pessima, cioè quella delle streghe e delli stregoni, delli quali hora parlamo. Tu sai ben quante minacie e quanti tormenti sieno bisogno per cavarli fuori della bocca quelli suoi indiavolati amori e sceleratissimi piaceri. Il perché non parlano liberamente di quelli, e non li raccontano come sono, eccetto che colli suoi nefandissimi compagni del giuoco. APISTIO Dunque anchor istende la rete del lascivo amore il demonio alli santi huomini, et a quelli chi totalmente se sono avvotati a Dio? DICASTO Se tu havessi cognitione delle vite e dell'opere di quelli iscritte nelli libri, non haveresti punto di dubitatione. Ma acciò tu ne conosci qualche parte se più non l'haverai conosciuto, ti voglio pur raccontare alcune puoche cose di questi ottimi huomini e santi, cioè in che modo se sforzasse il demonio di doverli pigliare con la rete e laciuolo della libidine e lascivo amore. Narra Sulpitio Severo come fece ogni forza esso nemico dell'huomo per ingannare quello gloriosissimo vescovo santo Martino in figura di Giove, di Mercurio, di Pallade, e di Venere. Dimmi, il mio Apistio, non istimi tu che quando se fingeva de esser Giove, non gli promettesse delli reami e delle signorie? e che quando se dimostrava in effigia di Mercurio, che non gli prometesse la eloquentia, e la dottrina e cognitione di tutte le scientie humane? e quando se appresentava in similitudine di Pallade che non gli offeresse la sapientia e la prestantia nell'arte militare, la quale già haveva sprezzato e renunciato? Che cosa puo' tu pensare gli promettesse sotto la figura della ingannatrice Venere? havendosi pinto le guance e le labra con la cerusa, cioè con un bello colore, e con il purpurisso, con lo quale tingono le femine le masselle con il bombagio, eccetto che dilettevoli e lascivi piaceri? Non pensi tu che fingesse di esser vestito de ricche robbe e vestimenti di diversi colori et havesse anche finto in questa imagine li vaghi e lusinghevoli occhi per tirarlo nel lascivo amore? et anchor che'l ragionasse de lascivi e libidinosi piaceri? Ti dirà Athanasio santo, con quanti varii modi tentò il malegno spirito quello glorioso abbate S. Antonio nel deserto, il quale Athanasio scrisse la vita e costumi di quello. Anchor è buon testimonio la fredda neve di quanto fuogo di libidine tentasse il serafico Franciesco, nella quale, acciò istinguesse lo incendio di esso, se gli getò dentro ignudo. Te insignarà anchor il cespuglio delle pungenti spine quanta delicatezza di amorosi piaceri presentasse avanti dell'occhi della mente del pudico e casto santo Benedetto, colle quale ritrovò il giovevole rimedio contro di tanta sozza cosa, cruciando la propria pelle del suo delicato corpo. Non crediati imperò ch'el manca di punto anche hora di tirare alcuni della turba e moltitudine nello pazzesco amore e volgari piaceri carnali, pur che veda di possere, ma anzi di continuo grandemente cerca con milli modi e con mille arti per conducerli nella sua malvagia e ria voglia. FRONIMO Vi voglio narrare una cosa intervenuta ne' nostri giorni, a confermatione di quello che ha detto il nostro Dicasto. Ho conosciuto un huomo molto essercitato nella militia a piedi, il quale hammi ditto sovente di haver havuto piaceri libidinosi con il demonio, credendo che'l fussi una vera femina. E fu in cotesto modo, si come egli narrava, che era huomo semplice e senza malitia. Sendo esso nella Toscana e caminando per alcune sue occurrentie verso Pisa e venendo da un castello pur del Pisano, dovi havea perduto nel giuoco de' dadi li danari, e così molto di mala voglia, lamentandosi delli santi et anchor de Iddio per la perduta di essi, eccoti vede seguitare dopo lui dui a cavallo, che parevano mercatanti e parevano che cavalcassino molto in fretta, dove a dietro di uno di essi sedeva in groppa del cavallo una femina, la quale, dimostrando di non potere più oltre stare a cavallo per la gran fretta che facevano, parvi che scendesse in terra. Hor costui, vedendola bella et anche sola, pigliandola per la mane caminavano insieme, e la invitò allo allogiamente seco quando serebono a Pisa, e così parvi che quella gratiosamente accetasse l'invito. E così pur oltra caminando insieme et anchor piacevolmente ragionando, tanto costui se infiammò di amore di lei, che senza verun freno della giusta ragione, e ciecamente chiedendola de piaceri dishonesti e quella consentendoli, ne divienne a quello che tanto pazzescamente brammava. Ma uditi cosa meravegliosa: come hebbe havuto li suoi scelerati disii e discosti da ogni ragione di huomo, ecco che incontenenti quasi tramortì e diviene tanto manco di animo, che giacque nel campo dovi havea commesso il sozzo peccato da sei hore come mezzo morto. Vero è che, sovragiungendo e' suoi compagni che ne venevano dopo di lui da longhi, e ritrovandolo in cotal modo giacere sanza forze corporali, il portarono alla città, e fu sei mesi infermo, e gli cascarono tutti gli pelli dalla persona, e narrava come per tal modo vi fussero brugiate le calze nella soperficie disovra, come sel fussi stato il fuogo vero l'havesse brugiate. Dipoi diceva come se ricordava che quella femina, ma più presto quel diavolo in forma di femina, l'havea molto pregato che'l dovesse getare a terra una hasta teneva in mane, dovi vi era nella cima un ferro in forma di croce, cioè un spedo, sicome noi diciamo, promettendoli di darli una molto più bella lanza se gli ubidiva. APISTIO Molto mi ritrovo satisfatto quanto alli piaceri carnali procurati dalli demonii dal principio dell'antiquità. FRONIMO Hor voglio che tu intendi come ha il demonio questa usanza, per dover pigliare l'huomini, di usare ogni frodo nel conversare coll'huomini, sicome istendesse una rete per invilupparli. Il perché non solamente usa questo nelli piaceri carnali, ma anchor in tutte le altre familiaritade. Et acciò tu possi conoscere che'l sia vero, voglio hora comenzare dalle bataglie di Troia. Che pensi tu vuolesse significare quel dragone di altezza di sette gomiti tanto dimestico, che beveva con Aiace Locrese, et andavali avanti nelli viaggi demostrandoli la via? e così stava tanto dimesticamente con lui, sicome fussi stato un cagnuolo. Che cosa vogliono dimostrare le penne di Dedalo? e le ali del Pegasso? e tutte quell'altri cose annoverate fralli mostri delle favole? Et anche quelli tanti prodigii e miracoli delli philosophi? Che credi tu vuolesse dire quello tanto acelerato viaggio che fece Pythagora, andando e ritornando per una via molto longa da Italia per insino nella isola de Sicilia, in così puoco tempo? Come pensi tu puotesse caminare tanto spatio di paese così velocemente, sicome uno uccello, Empedocle? E in che modo istimi tu che andasse con tanta velocità, sicome la borea, Abaro sovra di una saeta di Appolline a visitare Pythagora? Di che luogo credi tu uscisse quella voce, che retirò Socrate ma non lo sforzò? Che vuol dire quel Genio e familiare spirito di Plotino? Che significa quella occa, che habitava tanto dimesticamente con Lacyde philosopho? E sicome sono puochi e' philosophi in comparatione dell'altri huomeni, così anchor questo perverso nemico dell'huomo tirava molto più delli mortali nella voragine precipitosa della sporcha libidine, che li tentassi di vana gloria. E non solamente li tentava isteriormente e visibilmente, ma anchor sovente interiormente et invisibilmente. E se tu pensarai che puoco importa siano tentati l'huomini dal demonio di lascivia e di carnali piaceri o interiormente o vero isteriormente, te la saperà dire questa differentia santo Geronimo. Il quale chiaramente scrisse le vite di quelli santi heremite, dovi racconta le grandi tentationi patirono nel deserto dalli demonii, e cotesto fece per ammonitione di quelli doveano venire. Anchor non manco egli scrisse quelle grandi tentationi che'l sustenè, dicendo qualmente in una carne quasi morta solamente buglivano li incendii et asperi fuoghi della sozza libidine. APISTIO Dunque se affaticò anchor Venere, cioè il demonio, di vuoler combatere con santo Geronimo colli dardi della puzzolente libidine? FRONIMO E ben se sforzò di fare tutto quello puotè et anche non fece manco crudelle guerra con il glorioso pontifice Santo Martino, sotto questo nome di Venere, sicome racconta Severo dove descrive li laciuoli et istese reti da quello nemico in effigia di Venere. Ma che'l se dimostrasse a santo Geronimo visibilmente o vero il tentasse interiormente, non l'havemo chiaro. Vero è che credo tu habbi letto nelli antiquissimi authori delli Gentili, come havea consuetudine Venere di muovere l'huomini interiormente et anco isteriormente. Ma egli è ben vero che quando se representa alli occhi corporali è facile cosa da dover conoscere, ma quando solamente se dimostra nella imaginatione, et eccitta e muove li sentimenti interiori non sono così facilmente conosciuti da ogniuno li secreti tradimenti et astute insidie di quella. Il perché egli è detto nelli hinni di Orpheo Venere visibile et invisibile. Et anchora è detto che li amori uscisseno di quella feriscono l'anime colle intellettuali saete. Imperò dice Orpheo, in quell'altro hinno greco così in volgare nostro hora da me trasferito, apparente e non aparente, o vero paiono e non paiono. E pur anche in un altro hinno così scrive in greco quello che hora dirò volgarmente, vuolendo dimostrare che siano percosso l'anime colli intelletuali dardi, queste fedisseno l'anime colle intellettuali saete. Anchor se vedono quelli versi di Procolo platonico nell'hinno fatto alla licia Venere in greco via via da me così in volgare tradotti, acciò si manifestano le intellettuali nozze: Havendo inditio delle intellettuali nozze e delli intellettuali hymenei, cioè delli intellettuali Dei delle nozze. APISTIO Dice Apulegio che quello spirito, il quale conversava tanto dimesticamente con Socrate, era dio e non il demonio. FRONIMO Ma pel contrario scrive il Plutarco et anco Massimo Tirio chiamandolo il demonio. De cui uno di essi ne ha scritto un libro, e l'altro dui. Per qual cagione se dice che un'altro demonio pigliasse il patrocinio e governo di Platone o di Zenone o ver di Diogene? Perché fu un'altro demonio molto domestico di Plotino? In verità vi dico che questo facevano per inganarli. Sono tutte menzogne quelle che dicono alcuni, come sono varie le nature del demonio, cioè che alcuni di essi se delettano di governare le cittade, e le cose domestice e familiari, et altri volentieri se occupano nelle cose rusticane e della villa, et alquanti allegramente se intromettono nell'opre della terra, et anchora sono reputati molti che habbino cura delle cose marinesche. Sono tutte coteste cose, e l'altri simili, sonnii delli sciocchi e pazzi gentili e pagani, propriamente semili a quelli, narrati da alchuni favolescamente, qualmente alquanti di quelli se essercitaveno nella medicina, et altri haveano cura e governo delli navighevoli legni e delli governatori di essi, e che alquanti erano sovrastanti al divinare, e non puochi alle leggi, et altri allo essercitarsi nell'armi della battaglia. Il perché favolescamente narraveno che inspirasse per li sonnii la medicina Esculapio e Podalirio, e che fussero sovrastanti alle procellose onde e tempeste del mare li Dioscuri, cioè Castore e Poluce figliuoli di Giove. Et anchor dicevano che essercitasseno le opere della guerra dopo la morte Rhesso et Achille, et inanti li tempi di Troia, Theseo; vero è che raccontaveno che quelli primi nascostamente essercitaveno l'arme, ma questo ultimo apertamente e nell'ampio campo. Raccontasi anchor per fama che combattesse nelli campi e pianura di Marathono la effigia di Theseo per li Atheniesi contra delli Medi, e questo anche scrisse il Plutarcho. Deh, vedi una gran pazzia. Credevano costoro che li demoni fussero l'anime separate dalli corpi. Il perché dicevano, che Asculapio medicava, Minone e Rhadamanto giudicava, scacciava le gragnuole e tempeste li Dioscuri o sia Castore e Polluce. Divinava Amphilocho, Mopso, Orpheo, e Trophonio; e le battaglie e guerre trattava Rheso, Achille e Theseo. Di tutte coteste cose era authore il demonio. Et acciò li fussero prestate l'orecchie e dato fede, e così maggiormente fussero tirati l'huomini, e gli facessino li sagrificii, sicome all'anime delli baroni, signori et eccellenti huomini, con una certa vana speranza, fingevano tutte queste cose. Dalle quali superstitioni et inganni non furono contrarii Platone et Aristotele, e maggiormente scrivendo li libri delle publice leggi, e disputando delle institutioni et arti civili e cittadinesche. Anchor è cosa publica, come ne' nostri giorni son stato tenuti e portati delli demonii nelle guastade, o siano vasi di vetro, e nelle annelli, et in altre cose, et anchor come quelli nemici dell'huomini hanno dato resposte per il ventre, per la cossa, et altri membri delli mortali, sicome dal spirito di Pythia o di Apolline, acciò possemo facilmente conoscere come il scelerato nemico de Dio e dell'humana generatione ha pensato in diversi tempi diverse vie e modi de ingannare l'huomo, sotto specie di familiarità. APISTIO In verità così anche io istimo. DICASTO Non dubitare, ma sia pur di buona voglia, conciosia che a puoco a puoco ne verai nella nostra ferma oppenione e vera sententia. APISTIO Ma non già in questo modo. Ma egli è ben vero che mi lasso conducere dalle ragioni e dalli testimonii. DICASTO Vieni qui, strega, e sappia come sei costretta con quel medemo giuramento, che eri avanti: e sappia qualmente in brievi serai punita con il nostro fuogo, e dipoi incontinenti con quell'altro che mai non mancarà, se tu mentirai in punto di quello che te interrogarò del vostro maledetto giuoco. STREGA I' lo so, e non ho verun dubbio in questa cosa. DICASTO Dimmi. Magnati e beveti colà al giuoco vostro scelerato? Vero è che, quanto alli piaceri carnali, assai siamo satisfatto. E così più non bisogna di addimandartine. STREGA Si mangiava là in quel medemo modo e beveva, come era consueto di mangiare in casa con il mio marito e con li miei figliuoli.
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