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Pietro Verri Diario militare IntraText CT - Lettura del testo |
Ebbi la lettera il giorno 27 scaduto, e la sera del 28 partii da Vienna e sono giunto a Praga ieri. Gli alloggi non sono sì buoni come nell'altro viaggio e la tavola delle osterie è pessima. Qui ho ritrovato il mio Federico e i miei cavalli, la mia roba tutto in buon essere. L'armata è lontana da qui quasi due giorni di viaggio per posta. Vi dirò alcune particolarità che mi sono accadute in queste ventiquattro ore che mi trovo a Praga. Damiani di Vienna m'ha appoggiato qui a certo signor Ubiale che fa li affari de’ Fermieri generali, dai quali passono le mie rimesse. Questo Ubiale, genovese, non mi pare tanto buon uomo come il Damiani. Mi hanno preso un alloggio di sette stanze magnifiche in fila, e in questa città spopolata mi fanno pagare uno zecchino al giorno per l'alloggio, mentre io avevo ricercato due o tre stanze, ché niente più mi occorre essendo di passaggio. Questo Ubiale mi va continuamente raccomandando di prevalermi d'un certo signor Peppe italiano che fa il fattore, e mi pare un poco di buono. Ieri per forza ha voluto che andassi a pranzo da lui, ove va pessima compagnia d'ufficiali la maggior parte italiani. Peppe ha una figlia che sta a tavola ed ha adescato un ufficiale con un empiastro sopra d'un occhio, forse spera di sposarlo almeno ad tempus. Costui è informato che posso avere tutto il denaro che mi occorre dall'Ubiale, ed è affannoso per me a ciò che nulla mi manchi all'armata, vorrebbe che mi provvedessi di pellicce, di stivali in quantità, di vestiti pei domestici, e che non vorrebbe costui farmi comprare! Tutta la mattina mi ha perseguitato a farmi entrare in molte botteghe; egli crede che io non sappia una parola di tedesco, e a ciascun bottegaro dice che gli conduce una buona fortuna, un italiano ricco, che faccia bene i suoi affari, ma che si ricordi poi che egli vuole la sua porzione. Io ho dissimulato d'intenderlo, gli ho fatto passeggiare mezza Praga da una bottega all'altra e non ho mai trovata cosa a proposito, onde a frutto della sua insidia non ho ricavato che stanchezza e sudore. Voleva, strada facendo questo Peppe impormi, perché è Servente Muratore, io colla scorta del libro stampato Ordre des Francs Massons trahi ho avuta la fortuna di farmi credere non solamente Franco Muratore, ma Maestro e Gran Maestro, e quel che più gran Maestro Visitatore, e voglio visitare li arnesi ch'egli conserva della Loggia e criticarli ben bene. Non v'è piacere più gustoso di quello d'imporre ad un impostore. Costui, che pretendeva di farla da bello spirito, ora mi sta intorno con rispetto e riverenza. Strada facendo mi andò raccontando ch'egli da giovane aveva studiato assai, che specialmente aveva fatto progressi nella magia bianca, e mi interrogò, per esempio, come avrei fatto per far salire in aria un uovo da sé. Poi mi raccontò che riempiendolo di rugiada ed esponendolo al sole, siccome la rugiada tende ad alzarsi, così l'uovo sarebbe montato da sé. Presi la cosa sul serio e gli mostrai che non avrebbe avuto che a bere assai rugiada, ed indi esponendo il suo panciuto ventre ai raggi del sole con questo principio sarebbe volato. Oh che animale è costui! Nelle anticamere e ne’ postriboli credo bene che anco in Italia se ne troveranno di simili, ma a me riescon nuovi, perché col nuovo genere di persone fra le quali mi pone il vestito che ho indossato, mi pare che la natura umana, che ora vedo, non sia certamente più bella e colta di quella porzione nella quale ho vissuto sin ora. Qui in Praga, nessuna casa nobile, ammette gli ufficiali, a meno che la persona non lo meriti per sé stessa, ed io non ho portato meco alcuna lettera, onde mi trovo in una sciocca società. Ho spedito il mio equipaggio all'armata, la quale non si sa bene ove precisamente sia; ho alcune piccole spese da fare, poi fra una settimana vado al campo. Vedrò nuovi oggetti, spero che gli interessi dei pericoli reciproci renderà quella società più viva e brillante. Vi sono delle persone della più elevata nascita, se posso essere al quartier generale potrò avere un'idea della guerra, occuparmi di grandi cose, far conoscenze utili, insomma mettere a profitto il tempo e i quattrini, meglio che non m'è accaduto sin ora, giacché sia per le cognizioni acquistate, sia per i piaceri provati, vi posso dire che non ho impiegato niente bene il mio capitale. Vi scriverò dal campo; non vedo l'ora d'allontanarmi da Praga. Vi abbraccio.