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Vittorio Alfieri
Vita scritta da esso

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CAPITOLO VIGESIMOPRIMO

Quarto viaggio in Inghilterra e in Olanda. Ritorno a Parigi dove ci fissiamo davvero, costrettivi dalle dure circostanze.

 

Si partí dunque verso il fine d'aprile del '91, ed avendo intenzione di starvi del tempo, ci portammo i nostri cavalli, e si licenziò la casa in Parigi. Vi si arrivò in pochi giorni, e il paese piacque molto alla mia donna per certi lati, per altri no. Io invecchiato non poco dalle due prime volte in poi che ci era stato, lo ammirai ancora (ma un poco meno), quanto agli effetti morali del governo, ma me ne spiacque sommamente, e piú che nel terzo viaggio, il clima, che il modo corrotto di vivere; sempre a tavola, vegliare fin alle due o tre della mattina; vita in tutto opposta alle lettere, all'ingegno, e alla salute. Passata dunque la novità degli oggetti per la mia donna, ed io tormentatovi molto dalla gotta vagante, che in quella benedetta isola è veramente indigena, presto ci tediammo essere in Inghilterra. Succedé nel giugno di quell'anno la famosa fuga del re di Francia, che ripreso in Varennes, come ciascun seppe, fu ricondotto piú che mai prigioniero in Parigi. Quest'avvenimento abbuiò sempre piú gli affari di Francia; e noi vi ci trovavamo impicciatissimi per la parte pecuniaria, avendo l'uno e l'altro i due terzi delle nostre entrate in Francia, dove la moneta sparita, e datovi luogo alla carta ideale, e sfiduciata ogni piú, settimanalmente uno si vedeva scemare in mano il suo avere, che prima d'un terzo, poi mezzo, poi due terzi, andava di carriera verso il bel nulla. Contristati ambedue e costretti da questa necessità irrimediabile, ci determinammo di obbedirvi, e di ritornare in Francia, dove solo con la nostra cartaccia potevamo campare, per allora; ma con la trista perspettiva del peggio. Nell'agosto dunque, prima di lasciar l'Inghilterra, si fece un giro per l'isola a Bath, Bristol, e Oxford, e tornati a Londra, pochi giorni dopo ci rimbarcammo a Douvres.

Quivi mi accadde un accidente veramente di romanzo, che brevemente narrerò. Nel mio terzo viaggio in Inghilterra nell'83 e '84 non aveva punto piú saputocercato nulla di quella famosa signora, che nel mio secondo viaggio mi avea fatto pericolare per tanti versi. Solamente sentii dire ch'ella non abitava piú Londra, che il marito, da cui s'era divorziata, era morto, e che si credeva ne avesse sposato un altro, oscuro ed ignoto. In questo quarto viaggio, nei quattro e piú mesi ch'io era stato a Londra non ne avea mai sentito far parolacercatone notizia, e non sapeva neppure s'ella fosse ancor viva, o no. Nell'atto di imbarcarmi a Douvres, precedendo io la donna mia di forse un quarto d'ora alla nave, per vedere se il tutto era in ordine, ecco, che nell'atto, che dal molo stava per entrare nella nave, alzati gli occhi alla spiaggia dove era un certo numero di persone, la prima che i miei occhi incontrano, e distinguono benissimo per la molta prossimità, si è quella signora; ancora bellissima, e quasi nulla mutata da quella ch'io l'avea lasciata vent'anni prima appunto nel 1771. Credei a prima di sognare, guardai meglio, e un sorriso ch'ella mi schiuse guardandomi, mi certificò della cosa. Non posso esprimere tutti i moti, e diversi affetti contrari che mi cagionò questa vista. Tuttavia non le dissi parola, entrai nella nave, né piú ne uscii; e nella nave aspettai la mia donna, che un quarto d'ora dopo giuntavi, si salpò. Essa mi disse, che dei signori, che l'accompagnarono alla nave, gli avean indicata quella signora; e nominategliela, e aggiuntovi un compendiuccio della di lei vita passata e presente. Io le raccontai come mi era occorsa agli occhi, e come andò il fatto. Tra noi non v'era mai né finzione, né diffidenza, né disistima, né querele. Si arrivò a Calais; di dove io molto colpito di quella vista cosí inaspettata, le volli scrivere per isfogo del cuore, e mandai la mia lettera al banchiere di Douvres, che glie la rimettesse in proprie mani, e me ne trasmettesse poi la risposta a Bruxelles, dove sarei stato fra pochi giorni. La mia lettera, di cui mi spiace di non aver serbato copia, era certamente piena d'affetti; non già d'amore, ma di una vera e profonda commozione di vederla ancora menare una vita errante e poco decorosa al suo stato e nascita, e il dolore, ch'io ne sentiva tanto piú, pensando di esserne io stato, ancorché innocentemente, o la cagione o il pretesto. Che senza lo scandalo succeduto per causa mia, forse avrebbe potuto occultare o tutto o gran parte le sue dissolutezze, e cogli anni poi emendarsene. Ritrovai poi in Brusselles circa quattro settimane dopo la di lei risposta, che fedelmente trascrivo qui in fondo di pagina12, per dare un'idea del di lei nuovo, ed ostinato mal inclinato carattere, che in quel grado ella è cosa assai rara, massime nel bel sesso. Ma tutto serve al grande studio della specie bizzarra degli uomini.

Intanto dunque noi imbarcati per Francia, sbarcati a Calais, prima di rimprigionarci in Parigi, pensammo di fare un giro in Olanda, perché la donna mia vedesse quel raro monumento d'industria, occasione, che forse non se le presenterebbe poi piú. Si andò dunque per la spiaggia fino a Bruges e Ostenda, di per Anversa e Rotterdam, Amsterdamo, la Haia, e la Nort-Hollanda, in circa tre settimane, e in fin di settembre fummo di ritorno in Brusselles, dove la signora avendovi le sorelle e la madre, ci si stette qualche settimana; e finalmente dentro l'ottobre, verso il fine, fummo rientrati nella cloaca massima, dove le dure nostre circostanze ci ritraevano malgrado nostro; e ti costrinsero a pensare seriamente di fissarvici la nostra permanenza.

 

 

 




12 Vedi appendice dodicesima.






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