Signora, il
tuo patir, non che a pietade,
ma ad
insania trarria uomini e fere,
e qual fra
i poli adamantino core23
resisterebbe
a' tuoi aspri lamenti,24
il fallo
emendi, in confessarlo, e forse
tu se' la
prima fralli Ré superbi,
che pieghi
alla ragion l'altera fronte,
alla
ragione a' vostri par ignota
o non dalla
forza ancor distinta:
sozza non
fu la lingua mia giammai
dal basso
stil d'adulatori iniqui,25
il ver ti
dissi ognor, Regina, il sai,
e tel dirò
finché di vita il filo
lasso,
terrammi al tuo destino avvinto
cieco amor,
vana gloria, al fin t'han spinto
a duro
passo, e non si torce il piede,
altro
scampo Photino oggi non vede
fuorché nel
braccio e nell'ardir d'Antonio,
di lui si
cerchi, a rintracciarlo volo
non men di lui
parmi superbo, e fiero
ma assai
piú ingiusto il fortunato Ottavio,
ah se
l'aspre querele, e i torti espressi
sotto cui
giace afflitta umanitade,
se vi son
noti in ciel, saria pietade
il fulminar
color che ingiusti e rei
vonno
quaggiú raffigurarvi, o dei. (Parte)26
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