E fia pur
ver', che neghittosi, e vili
traggon gli
Egizi, in ozio imbelle, i giorni
allor che i
scorni replicati, e l'onte
dovrian
destar l'alme a vendetta, e all'ire?
Cleopatra,
d'amor ebra, e d'orgoglio
del suo
regno l'onor, cieca, non cura,
o se pure
l'apprezza, incauta, giace
di rea
fiducia in seno, e forse, ignora
ch'a lieve
fil, stà il suo destino appeso.
M'affanna
il duolo, a sí funesto aspetto,
e benché
avvezzo all'empia corte iniqua,
piú
cittadin, che servo, oggi compiango
le
pubbliche sciagure. Un finto nome
quel di
patria non è, che in cuor ben nato
arde, ed
avvampa, qual divino fuoco,
ed invano i
tiranni, un tanto amore
taccian' di
reo delitto: al falso grido
s'oppon
natura, e dice, ch'è virtude.
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