Mezzi non
vedo, ignoto33
della gran
pugna essendo ancor l'evento:
né error
novello, ai già commessi errori
aggiunger sò,
finché mi sia palese.
D'Azzio
lasciai l'instabil mar coperto,
di navi, e
d'armi, e d'aguerrita gente,
sí che
l'onda in quel dí vermiglia, e tinta
di sangue
fu, di Roma a danno ed onta.
Era lo
stuol piú numeroso, e forte,
quel
ch'Antonio reggea, e le sue navi,
ergendo in
mar i minaccievol rostri,
parean
schernir coll'ampia mole i legni
piccioli, e
frali del nemico altero;
sí, questo
è ver; ma avea la Sorte,
e i Numi da
gran tempo per lui Augusto amici;
e chi amici
non gli ha, gli sfida invano.
Or che d'Antonio
la fortuna è stanca,
or che
d'Augusto mal conosco i sensi,
or che,
tremante, inutil voti io formo,
né sò per
chi, della futura sorte
fra i dubbi
orror, solo smaniando e in preda
a un mortal
dolor, che piú sperare
mi lice
omai? tutto nel cuor mi addita,
che vinta
son, che non si scampa a morte,
e a morte
infame.
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