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Giordano Bruno La cena de le ceneri IntraText CT - Lettura del testo |
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quarta proposta del nundinio.
Perché il Nolano, per modo di passaggio, disse essere terre innumerabili simile a questa, or il dottor Nundinio, come bon disputante, non avendo che cosa aggiongere al proposito, comincia a dimandar fuor di proposito; e da quel che diceamo della mobilità o immobilità di questo globo, interroga della qualità degli altri globi, e vuol sapere di che materia fusser quelli corpi, che son stimati di quinta essenzia, d'una materia inalterabile e incorrottibile, di cui le parti più dense son le stelle. FRU. Questa interrogazione mi par fuor di proposizio benché io non m'intendo di logica. TEO. Il Nolano, per cortesia, non gli volse improperar questo; ma, dopo avergli detto che gli arebbe piaciuto che Nundinio seguitasse la materia principale, o che interrogasse circa quella, gli rispose che li altri globi, che son terre, non sono in punto alcuno differenti da questo in specie; solo in esser più grandi e piccioli, come ne le altre specie d'animali per le differenze individuali accade inequalità; ma quelle sfere, che son foco come è il sole, per ora, crede che differiscono in specie, come il caldo e freddo, lucido per sé e lucido per altro. SMI. Perché disse creder questo per ora, e non lo affirmò assolutamente? TEO. Temendo che Nundinio lasciasse ancora la questione, che novamente aveva tolta, e si afferrasse ed attaccasse a questa. Lascio che, essendo la terra un animale, e per conseguenza un corpo dissimilare, non deve esser stimata un corpo freddo per alcune parti, massimamente esterne, eventilate da l'aria; che per altri membri, che son gli più di numero e di grandezza, debba esser creduta e calda e caldissima; lascio ancora che, disputando con supponere in parte i principii de l'adversario, il quale vuol essere stimato e fa professione di peripatetico, ed in un'altra parte i principii proprii, e gli quali non son concessi, ma provati, la terra verrebbe ad esser cossì calda, come il sole in qualche comparazione. SMI. Come questo? TEO. Perché, per quel che abbiamo detto, dal svanimento delle parti oscure ed opache del globo e dalla unione delle parti cristalline e lucide si viene sempre alle reggioni più e più distante a diffondersi più e più di lume. Or se il lume è causa del calore (come, con esso Aristotele, molti altri affermano, i quali vogliono che anco la luna ed altre stelle per maggior e minor participazione di luce son più e meno calde; onde, quando alcuni pianeti son chiamati freddi, vogliono che se intenda per certa comparazione e rispetto), avverrà che la terra co' gli raggi, che ella manda alle lontane parti de l'eterea reggione, secondo la virtù della luce venghi a comunicar altrettanto di virtù di calore. Ma a noi non costa che una cosa per tanto che è lucida sii calda, perché veggiamo appresso di noi molte cose lucide, ma non calde. Or, per tornare a Nundinio, ecco che comincia a mostrar i denti, allargar le mascelle, strenger gli occhi, rugar le ciglia, aprir le narici e mandar un crocito di cappone per la canna del polmone, acciò che con questo riso gli circostanti stimassero che lui la intendeva bene, lui avea raggione, e quell'altro dicea cose ridicole. FRU. E che sia il vero, vedete come lui se ne rideva? TEO. Questo accade a quello, che dona confetti a porci. Dimandato perché ridesse, rispose che questo dire e imaginarsi che siino altre terre, che abbino medesme proprietà ed accidenti, è stato tolto dalle Vere narrazioni di Luciano. Rispose il Nolano, che se, quando Luciano disse la luna essere un'altra terra cossì abitata e colta come questa, venne a dirlo per burlarsi di que' filosofi che affermorno essere molte terre (e particolarmente la luna, la cui similitudine con questo nostro globo è tanto più sensibile, quanto è più vicina a noi), lui non ebbe raggione, ma mostrò essere nella comone ignoranza e cecità; perché, se ben consideriamo, trovarremo la terra e tanti altri corpi, che son chiamati astri, membri principali de l'universo, come danno la vita e nutrimento alle cose che da quelli toglieno la materia, ed a' medesmi la restituiscano, cossì e molto maggiormente, hanno la vita in sé; per la quale, con una ordinata e natural volontà, da intrinseco principio se muoveno alle cose e per gli spacii convenienti ad essi. E non sono altri motori estrinseci, che col movere fantastiche sfere vengano a trasportar questi corpi come inchiodati in quelle; il che se fusse vero, il moto sarrebe violento fuor de la natura del mobile, il motore più imperfetto, il moto ed il motore solleciti e laboriosi; e altri molti inconvenienti s'aggiongerebbeno. Consideresi dunque, che, come il maschio se muove alla femina e la femina al maschio, ogni erba e animale, qual più e qual meno espressamente, si muove al suo principio vitale, come al sole e altri astri; la calamita se muove al ferro, la paglia a l'ambra e finalmente ogni cosa va a trovar il simile e fugge il contrario. Tutto avviene dal sufficiente principio interiore per il quale naturalmente viene ad esagitarse, e non da principio esteriore, come veggiamo sempre accadere a quelle cose, che son mosse o contra o extra la propria natura. Muovensi dunque la terra e gli altri astri secondo le proprie differenze locali dal principio intrinseco, che è l'anima propria. - Credete, disse Nundinio, che sii sensitiva quest'anima? - Non solo sensitiva, rispose il Nolano - ma anco intellettiva; non solo intellettiva, come la nostra, ma forse anco più. - Qua tacque Nundinio, e non rise. PRU. Mi par, che la terra, essendo animata, deve non aver piacere quando se gli fanno queste grotte e caverne nel dorso, come a noi vien dolor e dispiacere quando ne si pianta qualche dente là o ne si fora la carne. TEO. Nundinio non ebbe tanto del Prudenzio, che potesse stimar questo argomento degno di produrlo, benché gli fusse occorso. Perché non è tanto ignorante filosofo, che non sappia che, se ella ha senso, non l'ha simile al nostro; se quella ha le membra, non le ha simile a le nostre; se ha carne, sangue, nervi, ossa e vene, non son simile a le nostre; se ha il core, non l'ha simile al nostro; cossì de tutte l'altre parti, le quali hanno proporzione a gli membri de altri e altri, che noi chiamiamo animali, e comunmente son stimati solo animali. Non è tanto buono Prudenzio e mal medico che non sappia, che alla gran mole de la terra questi sono insensibilissimi accidenti, li quali a la nostra imbecillità sono tanto sensibili. E credo che intenda, che non altrimente che ne gli animali, quali noi conoscemo per animali, le loro parti sono in continua alterazione e moto, ed hanno un certo flusso e reflusso, dentro accogliendo sempre qualche cosa dall'estrinseco e mandando fuori qualche cosa da l'intrinseco: onde s'allungano l'unghie, se nutriscono i peli, le lane ed i capelli, se risaldano le pelle, s'induriscono i cuoii; cossì la terra riceve l'efflusso ed influsso delle parti, per quali molti animali, a noi manifesti per tali, ne fan vedere espressamente la lor vita. Come è più che verisimile, essendo che ogni cosa participa de vita, molti ed innumerabili individui vivono non solamente in noi, ma in tutte le cose composte; e quando veggiamo alcuna cosa che se dice morire, non doviamo tanto credere quella morire, quanto che la si muta, e cessa quella accidentale composizione e concordia, rimanendono le cose che quella incorreno, sempre immortali: più quelle, che son dette spirituali, che quelle dette corporali e materiali, come altre volte mostraremo. Or, per venire al Nolano, quando vedde Nundinio tacere, per risentirse a tempo di quella derisione nundinica che comparava le posizioni del Nolano e le Vere narrazioni di Luciano, espresse un poco di fiele; e li disse, che, disputando onestamente, non dovea riderse e burlarse di quello che non può capire. - Ché se io - disse il Nolano - non rido per le vostre fantasie, né voi dovete per le mie sentenze; se io con voi disputo con civilità e rispetto, almeno altretanto dovete far voi a me, il quale vi conosco di tanto ingegno che, se io volesse defendere per verità le dette narrazioni di Luciano, non sareste sufficiente a destruggerle. - Ed in questo modo con alquanto di còlera rispose al riso, dopo aver risposto con più raggioni alla dimanda.
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