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Arrigo Boito
Ero e Leandro

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  • ATTO TERZO
    • Scena seconda. Ero e Leandro
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Scena seconda. Ero e Leandro

 

LEANDRO: ( Balza dal verone in scena, ed è già fra le braccia d'Ero.)
Ero!

ERO: Leandro!

(Lungo silenzio; lungo amplesso.)

LEANDRO: Volto soffuso d'estasi,
Ho l'alma fra le stelle,
Piango di voluttà.
Si, dai beati rai
Piango, ché senza lagrime
L'uom non contempla mai
La celestial beltà!

ERO: O deïforme! olimpico!
Bello siccome un Nume
M'appari e t'arde il lume
Del genio e dell'amor.
Pende la dolce sposa
Di tue parole al balsamo,
E se il tuo labbro posa
Ode il silenzio ancor.

A DUE: Avvinti come gemine
Colonne dorïensi,
Cinti dai lacci immensi
D'un fascino immortal,
Vieni, insertial le palme,
Vien, confondiamo i palpiti,
Vien, congiungiamo l'alme
Nell'aura sideral.
(Lungo silenzio.)

ERO: Vieni al giaciglio e la stanchezza molci
Che t'occùpa le membra. Il molle crine
Ti astergerò colle carezze mie.

LEANDRO: O sposo! o sposa!

ERO: (Sedendo sulla pelle di leopardo.)
Come l'onde assurre
Confondon per amor davanti ad Illio
Simoènta e Scamandro, e tu confondi
Il tuo spiro col mio...

LEANDRO: Ero!

ERO: Leandro! ( Guardando la clessidra)
L'ora passa.

LEANDRO: T'inganni. Alle amorose
Vigilie norma non impone il tempo,
E un solo bacio è un'Olimpiade intera.
M'ami?

ERO: Se t'amo? e tu? m'ami?

LEANDRO: T'adoro.

ERO: Morir vorrei fra le tue braccia...come
La cadenza d'un arpa. Ah! dolce cosa
Saria la morte...

LEANDRO: (Sorgendo:)
Tu morir? ... fuggire,
Fuggir piuttosto. Ascolta, assai fidammo
Nel notturno mister; il tuo periglio,
Sposa, pavento. A più serena piaggia, a più tranquilla
Solitudine andiam. In mar domani
Recherò una barchetta e salperemo
Per ignoto orizzonte, innamorati
Navigatori colle vele al vento.

A DUE: Andrem sovra i flutti profondi
In traccia dei ceruli mondi
Sognati dal nostro pensier,
In traccia d'un rorido nido,
In trccia d'un florido lido
Ignoto a mortale nocchier.

Andrem dove nasce l'aurora,
Andrem dove il mare s'indora
Dei vaghi riflessi del sol,
Coi baci sul labro, col riso
Nel core, coll'estasi in viso,
Avvinti in un placido vol.

( Scoppia un tuono spaventoso. Per un istante Leandro ed Ero scossi dall'estasi rimangono muti si sorpresa e d'orrore. Lampeggia, tuona, l'uragano si fa terribilmente violento.)

LEANDRO: Un uragano!

ERO: Precipizo! Morte!
Egìoco Giove adunator de'nembi,
Folgorante! Tuonante! aita! aita!
Siam perduti...! Leandro, ah!... mi sorreggi.
Dar lo squillo io dovrei delle tempeste
Con quella tuba al mar...per evocare
I sacerdoti... ed Ariofarne...al rito
Della scongiura... qui... dove noi siamo...
M'intendi tu? ... dove noi siam ... né fuga,
salvezza oramai, né nas condigllio
Havvi per te...

LEANDRO: (Risoluto.) Tu fialto alla tromba,
Io mi getto nel mar.

ERO: Ah! Folle! guata!
( Lo conduce con tragica veemenza al verone.)
Già i fiotti immani flagellan la torre!

(La bufera diventa dempre più terribile, scoppiano i fulmini e solcano il tratto di cielo che si vede dal verone. Le figure dei due amanti sono ad ogni momento illuminate da vivissimi lampi.)

LEANDRO: Ero mia... no... non tremare,
Ti prosterna al sacro orror.
Vedi, è il ciel che stringe il mare
Nel deliro dell'amor.

ERO: ( Côlta da una reminiscenza fatale.)
Spavento! turbinano
Sconvolte l'onde!
Crollan, rigurgitano
Alte e profonde,
E sull'equorea
Terribil ira
Piomba la dira
Furia del tuon!

LEANDRO: Vieni e in mezzo alla ruina
Fortunal che ha il mar travolto, Beami ancora, Ero divina,
Col fulgor del tuo bel volto
Mentre il tuon ripete al tuono
Il titanico richiamo,
Sul tuo cuore io m'abbandono
E ripeto: Io t'amo!

ERO: Io t'amo!

( S'ode dai piedi della torre la fanfara sacra d'Ariofarne, idi mano mano che la scena incalza s'udrà il seguente coro salire e avvicinarsi.)

CORO INTERNO: Cospargiamo di magico farro
L'onda irata del turgido mar,
E sia freno sia diga, sia sbarro
Che ti possa, o Nettuno, placar.

ERO: Ah!

LEANDRO: Sposa mia! Tu tremi?

ERO: ( Origliando.) Taci ... taci...

LEANDRO: Che origli tu?

ERO: ( Con un grido di disperato spavento) Le trombe d'Ariofarne!

LEANDRO: Nulla ascolto.

ERO: Sì ...sì ... lo squillo... io l'odo
Fra i fulmini... fra i venti... io non m'inganno...

LEANDRO: È la bufera.

ERO: È Ariofarne! è Ariofarne!

LEANDRO: ( Tenta svincolarsi.)
Mi lascia.

ERO: Ha l'uragano
Sete di sangue! Resta.

LEANDRO: Io vo'salvarti.
( La fanfara sempre più vicina.)
Già; s'avvician le tartaree trombe.

ERO: Pietà! pietà! pietà !

LEANDRO: (Con affettuoso violenza si scioglie.)
Forse domani
Fuggieremo al seren. Addio.

ERO: ( Sfinita.) Leandro,
Deh! non perir. Ti salva.

LEANDRO:( Con un piede sul verone.) Addio!

ERO: Ti salva!

LEANDRO:

L'amore è forte.
Più della morte!

(Spicca il salto. Scoppia un fulmine.)




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