Recitativo
Marzio
Teco i patti, o Farnace
serba la fè Romana.
[viene sciolto Farnace
e un Romano gli porge l'armi]
Farnace
Ah, Marzio, amico, invano io dunque non sperai...
Marzio
Dal campo in cui del tuo periglio, o prence, fui spettator, uscito appena un legno trovo al lido e v'ascendo. Arride il vento alle mie brame imapzianti. Al duce prima
dell'armi, indi a'soldati io narro il fiero insulto,
i rischi tuoi. Ne freme quel popolo d'eroi, chiede vendetta, e vola per Ninfea furibondo. Invan
contrasta allo sbarco improvviso e il primo io sono la nota torre ad assalir.
Fugati son dai merli i custodi e al grave urtar delle
ferate travi crolla il muro, si fende, e un varco al
fine m'apron libero a te
quelle rovine.
Farnace
oh sempre in ogni impresa fortunato ed invitto genio roman!
Ma il padre?
Marzio
O estinto, o vivo, sarà dall'armi nostre il più
illustre trofeo. De'tuoi seguaci lo stuol disperso intanto salvo ti vegga
e t'accompagni al trono, di cui Roma il suo amico oggi
fa dono.
No. 23 Aria
Marzio
Se di regnar sei vago,
già pago è il tuo desìo,
e se vendettà vuoi
di tutti i torti tuoi
da te dipenderà.
Di chi ti volle oppresso
già la superbia è doma, mercè il valor di Roma
mercè quel fatto istesso
che ognor ti seguirà.
[parte col suo seguito]
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