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Vittorio Amadeo Cigna-Santi
Mitridate, rè di Ponto

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  • ATTO TERZO
    • Scena dodicesima. Ismene con Farnace che si getta a piedi di Mitridate e detti
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Scena dodicesima. Ismene con Farnace che si getta a piedi di Mitridate e detti

 

Recitativo

Ismene
Reo non si chiami, o Sire, chi reca illustri prove al regio piede del pentimento suo, della sua fede. Opra son di Farnace quegl'incendi, che miri. egli di Roma volse in danno quell'armi e quella libertà, ch'ebbe da lei, né per tornare innanzi col bel nome di figlio al padre amato ebbe rossor di diventarle ingrato.

Mitridate
Numi, qual nuova è questa gioia per me! Sorgi, o Farnace, e vieni agli amplessi paterni. [si alza Farnace e baccia al padre la mano) Già rendo a te la tenerezza mia. Basta così: moro felice appieno. [vien portato dentro la scena]

No.25 Quintetto

Sifare, Aspasia, Farnace, Ismene, Arbate
Non si ceda al campidoglio,
si resista a quell'orgoglio,
che frenarsi ancor non sa.
Guerra sempre e non mai pace
da noi abbia un genio altero,
che pretende al mondo intero
d'involar la libertà.




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