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Vittorio Amadeo Cigna-Santi
Mitridate, rè di Ponto

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  • ATTO TERZO
    • Scena seconda. Aspasia, Mitridate
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Scena seconda. Aspasia, Mitridate

 

Recitativo

Aspasia
Re crudel, Re spietato, ah lascia almeno ch'io ti scorga una volta sul labbro il ver. Non ingannarmi e parla: di Sifare che fu? Vittima forse del geloso tupo sdegno ei già spirò?

Mitridate
No, vive ancora, e poui assicurar, se'l brami, i giorni suoi.

Mitridate
Non abusando della mia sofferenza, alle mie brame mostrandoti cortese e nel tuo core quel ben, che mi si deve, a me rendendo. A tal patto io sospendo il corso all'ire mie. Del tutto, Aspasia, col don della tua destra deh vieni a disarmarle.

Aspasia
Invan tu speri, ch'io mi cangi, o Signor. Prieghi non curo e minacce non temo. Appien comprendo qual sarà il mio destin; ma nol paventa chi d'affrettarlo ardì.

Mitridate
Pensaci: ancora un momento a pentirti t'offre la mia pietà.

Aspasia
Di questa, o Sire, che inutile è per me, provi gli effetti l'innocente tuo figlio. Il tuo furore di me quanto gli aggrada omai risolva; ma perdendo chi è rea Sifare assolva.

Mitridate
Sifare? Ah scellerata! E vuoi ch'io creda fido a me chi ti piacque e chi tuttora occupa il tuo pensier? No, lo condanna la tua stessa pietà. Di mia vendetta teco vittima ei sia.




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