SCENA TERZA Sartore, Auretta; Chichibio in disparte.
AURETTA:
O caro!
Voi siate il benvenuto; e 'l mio bustino?
SARTORE:
Eccolo mia Signora.
AURETTA:
O bello, o bel; ma il taglio
Non gli è di troppo lungo?
SARTORE:
Non son tre settimane,
Che venni da Parigi:
Tutte le Parigine
Lo portano così.
AURETTA:
Dunque è la moda?
SARTORE:
Anzi, Signora sì.
AURETTA:
Vediamo adesso il conto.
SARTORE:
Il conto è bell'e fatto: un'occhiatina,
Un vezzo, un bel sorriso
Un po' di speme...
AURETTA:
(Oh che merlotto!) intendo
Voi siete tutto mio,
Sperate pur, ci rivedremo. Addio. (Il sartore parte giubilando).
AURETTA:
Così si fa:
Due paroline,
Quattro occhiatine,
Ci fruttan più,
Che non si crede, (accenna a Chichibio) E non s'avvede
Chi amar non sa.
CHICHIBIO:
Così si fa?
A civettine
Innocentine
Come sei tu
Chi presta fede,
Or ben si avvede,
Ch'è un baccalà.
AURETTA:
Tu mi fai torto,
Non son mai giunta
A offender te.
CHICHIBIO:
Mi vedrai morto
Dal mal di punta,
Già crepo, ahimè!...
AURETTA:
Non morir, mia speme amata
Gran pazzia sarebbe affé!
CHICHIBIO:
Ah, già l'alma è stivalata,
E rimedio più non c'è!
AURETTA: (piange) Al mio pianto cedi almeno.
CHICHIBIO: (piange anch'egli) Di ricotta ho il cor nel seno.
AURETTA:
Dunque dì...
CHICHIBIO:
Che vuoi da me?
AURETTA e CHICHIBIO:
Siamo amici, siamo amanti,
Io son tua/tuo da capo a piè.
Non più smorfie, non più pianti,
Vanne al diavol gelosia!
Sia ricetto l'alma mia
Sol d'amor e sol di fé!
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