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Giacomo Gregorio Terribilini La nascita del Redentore IntraText CT - Lettura del testo |
Salomino, Osea e Labano e Coro di Pastori
Salomino
Labano, Osea, compagni,
godete: alfin siam giunti. Ecco (oh stupore!)
ecco il povero albergo,
che nel suo sen contiene
del mondo la speranza,
la delizia del Cielo, il nostro bene.
Mirate pur fin dove
dall'eccelsa sua gloria
lo trasse amor sotto mortale ammanto;
poi, se vel soffre il core,
frenate il pianto e gli negate amore.
Deh, mirate: a noi non venne
fra le nubi, i tuoni, i folgori,
non de' venti sulle penne
con tremenda maestà.
Ma velò di spoglia frale
i sovrani raggi suoi,
ma veder si fa tra noi
pien d'affetto e d'umiltà.
Labano
Or, che all'antro m'appresso,
m'arresta un sagro orrore.
Osea
Avvicinarsi
il piè non osa. Ah, che a ragion pavento!
Son reo. Pietà, mio Dio.
Labano
Perdono, o mio Signor. T'offesi anch'io.
Salomino
Coraggio, amici. Il Fanciullin pietoso
non sgrida, non minaccia,
ma i falli oblia, ma il peccator abbraccia.
Osea
Tu, Salomino, cui benigno il Cielo
spesso gli arcani affida,
noi timorosi innanzi a Dio tu guida.
Salomino
Vada lungi il timor. Con piè sicuro
appressatevi all'antro
ed accogliete intorno al core insieme
sensi di fè, di carità, di speme.
Labano
Quella, che or or dal fieno
sottrae l'amato pegno,
umile Donna, e bella,
è la sua dolce Genitrice?
Salomino
È quella.
Giuseppe il suo Custode
è quell'Uomo gentil, che forse ha viste
cinquanta volte biondeggiar l'ariste.
Osea
Già s' avvide Giuseppe
di noi pastori. Colla man sinistra
ne invita ad adorar il Sol divino.
Sostien candido lino
colla destra ... Ah mirate:
or con paterno affetto
terge l'umide luci al Pargoletto.
Voi fin le lagrime,
per farvi amare,
versar volete,
pupille care.
No, non piangete,
ch'io v'amerò.
Le calde stille
sì, sì, frenate.
Un guardo tenero
in me fissate:
care pupille
fedel sarò.
Salomino
Mia vita, mio tesoro,
son di nuovo al tuo piè. Prosteso a terra
io m'umilio, e t'adoro.
Tu con occhi clementi
questi mira de’ boschi abitatori,
gli affetti accogli, ed i selvaggi onori.
Osea
Signor, dal Ciel scendesti
per richiamarmi a te, come pastore
la sua richiama fuggitiva agnella.
Deh, Signor mio, per quella
pietà che ti vestì d'umana salma,
mi perdona, e dall'alma
le reliquie de' falli
toglimi: ognor saranno
a me d'orrore oggetto, e in un d'affanno.
Ricevi, o mio diletto,
questo cor che mi chiedi. A te lo dono:
non me lo render più. Con labbro amante
lascia, ch'io baci imprima
sulle nude tue piante;
indi con pochi fiori,
che dal prato recai, lascia ch'io formi
ornamento alla cuna ove tu dormi.
Labano
Deh per questa, ch'io bacio,
tenerella tua man, per questo pianto
figlio del mio dolor, pietà ti prenda
di me vil servo, o Dio; non rammentarti
delle ignoranze mie,
né de' miei primi giovanili errori.
Rammentati, che adesso inverso i rei
delle misericordie il Dio tu sei.
Peccai. Deh mi cancella
le iniquità dal cor. Fa che in lui piova
la tua Grazia, e il rinnova;
sicché innocente alfin sia di te degno,
e offrirlo io possa a te d'amore in segno.
Non più tra’ sassi ascosa,
ma sovra fiori e fronde
la serpe al sol si posa;
lascia l' antiche spoglie
a quell'amico ardor.
In faccia a te, mio Dio,
tutto mi spoglio anch'io
d'ogni passato error.
Salomino
Madre, pietosa Madre,
che fra le donne sei
benedetta e beata, i nostri voti
porgi al gran Figlio or che, al tuo seno accolto,
fisso ti guarda, t'accarezza e ride,
e di pace i pensier con Te divide.
Labano
Io due bianche colombe
dono a te, pura Madre. Han queste il vanto
d'altri mostrar nelle lor piume espresso
il bel candore in tua bell'alma impresso.
Salomino
Labano, Osea, diam loco
ai compagni pastori
che nell'angusto speco
bramano entrar.
Osea
Sì, ciascun vegga e adori
in questo dì giocondo
d'Israel la salute, anzi del mondo.
Labano
Entrate amici. Offra ciascuno i doni,
che recò dalle selve, e il cor ne sia
oggi il dono primier. Tu, Salomino,
or che siam fuor dall'antro
al celeste Bambino
innalza con la voce inni sonanti.
Salomino
Che vuoi, che vuoi ch'io canti?
Se al mio pensier dolente
si fa presente l'avvenir funesto,
io veggo questo fanciullin beato
segno all'ingrato perfido Israele.
Popol crudele! Nol conosci, e passi
superbo, e il lassi in un presepe umile,
lo prendi a vile, lo persegui adulto,
e fra il tumulto colle pietre in mano
brami inumano al tuo Signor la morte!
Ahimè! Ritorte, spine, chiodi e croce,
sentenza atroce e ria, bevanda amara
Sion prepara al suo Fattor, che tanto
versa di pianto per pietà di Lei!
Già tra due rei veggo il Divino Agnello
dal suo rubello popolo trafitto.
Leggo lo scritto al sommo di quel legno,
e l'Uom sì degno, tinto di pallore,
chinando il volto ... Ah mi si spezza il core.
Per l'orror di un tanto scempio
fugge il sole e langue il giorno,
si divide il vel del tempio,
trema il suolo e mugge il mar.
Pien d'orror fra l'empie squadre,
già versato a rivi il sangue,
io lo veggo in man del Padre
la grand'Anima esalar.
Osea
Salomino, che parli!
Labano
E un mar d'affanni
sovra quell'innocente
scaricar si dovrà!
Salomino
Gli eccessi udite
di sua bontà. Con questi affanni Ei vuole
del Sommo Padre offeso
per noi l'ira placar. Già diè principio
a soddisfar per noi. Bambino ancora
ha nell'idea presenti
ognor i suoi tormenti, e pena ognora.
Se di latte si pasce,
gli stanno in mente ingrata mirra e fiele.
Pensa al bacio crudele
d'un traditor, se il bacia la gran Madre.
[...] Se veglia, mira
nelle paglie le spine,
nella cuna la croce.
Se dorme (oh Dio) nel sonno
mira effigiata la sua morte atroce.
Osea
Oh, eccesso di pietà!
Labano
Divino Amore
quanto sei grande!
Salomino
Ma com'ombra al giorno,
le immagini dolenti
si dileguan da me. Già la memoria
dell'augusto Natal mi fa il sereno
alla mente tornar, la gioia al seno.
Dall'amato Bambino
prendiam congedo, o amici; indi contenti
andianne in pace a custodir gli armenti.
Osea
Da te parto o Signore;
ma se va lungi il piè, resta il mio core.
Labano
Addio mia speme. Dalle ingorde fiere,
dall'erbe velenose
salva le pecorelle. I parti loro
più pingui ogn'anno a te recar vogl'io
nel tempio di Sion.
Salomino
Mia vita, addio.
Maria, Giuseppe, al Santo Pargoletto,
che noi lieto mirò, grazie rendete.
Voi scorte ne sarete
nel vïaggio mortal infino al Cielo,
ove senza uman velo
il sembiante vedrem del nostro Dio.
Partiam compagni.
Salomino, Osea, Labano
Anime belle, addio.
Coro
Il Nume di Sion lodate, o Genti;
loda Israele il Dio de' Padri tuoi,
poiché rivolse al mondo i rai clementi
e la sua verità nacque fra noi.
FINE