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Matteo Bandello Fragmenti de le rime IntraText CT - Lettura del testo |
I
CANZONE DEL BANDELLO DE LE DIVINE DOTI DI MADAMA MARGARITA
DI FRANCIA FIGLIUOLA DEL CRISTANISSIMO RE FRANCESCO I.
Di tanti eccelsi e glorïosi eroi,
e delle belle e sí sagge eroine,
onor e pompa del Gallico regno,
qual, mia Musa, cantar ora t'inchine,
o qual pria dirai, o qual dapoi,
a tal che ti riesca il tuo disegno?
O questi, o quelle che tu canti, degno
canto sará, perché di nostr'etate
in lor è 'l pregio ed il perfetto onore,
ché 'n quelli albergan con ben saldo core
quante 'l sol vede doti piú lodate.
Ma la divinitate
non t'adeschi de l'alma Margarita,
ch'unica al mondo di bontá s'addita.
Del re de' regi la figliuola dico,
vergine saggia e d'ogni tempo gloria,
le cui vertuti chi può dir a pieno?
Chi avrá l'ingegno ugual, o la memoria
a tant'altezza, se del tempo antico
e del nostro verrebbe ogni stil meno?
Quegli che nacque di Parnaso in seno,
ed Ulisse cantò e 'l grande Achille,
e quel che a Dite il pio Troian conduce,
di cui la fama ancor sí chiara luce,
ben ch'ogni dir in lor Febo distille,
appena una di mille
spiegar potrian de le virtuti rare
di questa ricca perla e singolare.
Chi potrá dir del bell'ingegno, quale
la virtú sia, o quanto sia capace
di ciò che può capir uman sapere?
Chi sará che si mostri tant'audace,
ch'a l'altezza di quel dispieghi l'ale,
e possa il volo dietro a quel tenere?
Qual Icaro costui vedrai cadere,
arso dal fuoco di sua chiarezza,
o qual Fetonte fulminato al basso
con rovina cader e con fracasso,
cieco al splendor de la sublime altezza,
abbaglia sí col lume ogni pensiero,
ch'umana lingua non arriva al vero.
Vorrai forse lodar l'altiera e umana
maniera, ch'ella in ogni cosa mostra,
di maestá servando il bel decoro?
Non vedi come in lei, di pari, giostra,
con quel divin favor, che l'allontana
da cose basse, d'ogni grazia il coro?
Quai donne al mondo mai famose fôro,
tra le piú celebrate in Elicona,
u' tant'umanitá mai si vedesse,
che 'n lor superbia parte non avesse?
Indarno a lei s'aguaglia o paragona
Chi dunque dirla quanto merta sape,
s'umano ingegno il suo valor non cape?
O pensi di cantar la cortesia,
che 'n lei sfavilla sovr'ogn'altra chiara,
tant'è gentil e liberal, cortese!
Quest'una dote in lei sí larga e rara
fiorisce, e frutto fa di leggiadria,
tanto mai sempr'a farsi chiara attese!
Ma chi può farla col cantar palese,
se l'uno e l'altro stile quest'eccede?
Chi puote il giorno numerar le stelle,
e la virtú narrar a pien di quelle,
esser potrá di tanta grazia erede,
de l'alta cortesia che 'n questa splende,
sí ch'a adorarla tutto 'l mondo accende.
Or l'accoglienze grazïose e schiette,
d'umiltá piene, e piene di grandezze,
ma sempre grate, oneste e signorili,
chi scoprirá con quelle gentilezze,
ch' ivi natura saggiamente mette,
cosí leggiadre, vaghe e sí gentili?
Ov'ha Parnaso sí sonori stili,
che possino eguagliar questa virtute,
e dirne quanto merta simil grazia?
Quivi il giudicio con mill'occhi spazia,
e scerne il tutto con le viste acute,
di tant'altezza dir la minor parte,
che avanza d'ogni ingegno il dir e l'arte.
Ma la dolce armonia delle parole,
col perfetto parlar, e saggi modi,
ch'altro qui suonan che mortai concenti,
chi fia ch'a par del ver esalti e lodi?
Perché non parla come ogn'altra suole,
ma del ciel spirto ragionar tu senti.
Soavi, ben limati, e cari accenti
empion l'orecchie con sí dolci tuoni,
che fan che 'l suono al corpo l'alma involi,
e ch'ella in quelle labbra ratto voli,
ond'escon sí purgati e bei sermoni,
a trovar la virtú e seguitarla,
di cose cosí belle e saggie parla.
Chi l'ode e non le resta servo eterno,
uomo non è, ché quel soave suono
fermar i fiumi può, far gir i monti.
E chi dal ciel acquista tanto dono
che dinanzi le stia l'estate e 'l verno,
e gusti le parole e i motti pronti,
dirá che d'eloquenza tutti i fonti
sorgono in questa, cosí freschi e chiari,
che senza par faconda ella si trova.
Indi forza è che l'uom allor si mova,
e mille cose degne quivi impari;
che l'uom dal ben alzate a far il meglio,
e sète delle Grazie il vero speglio.
Qual parte dunque, Musa mia, dirai
di tanta donna eccelsa e glorïosa,
s'ogni in lei parte avanza il nostro dire?
Quel divin spirto forse, dove posa
quanto di buon si vide in terra mai,
cerchi lodar, e quanto val scoprire?
Ma chi potrá tant'alto unqua salire?
Chi le virtú di questa s'affatica,
quali elle sono dimostrar al mondo,
vuol questi il largo mar e sí profondo
in picciol rivo por senza fatica.
Dunque altro non si dica
se non del re Francesco la figliuola,
e dirá donna vera, saggia e sola.
Tu n'anderai, canzon, sovra la Senna,
u' l'alma Margarita Francia ammira.
Dille: Un che in riva alla Garonna stassi,
a voi m'invia con riverenti passi,
e vostre lodi indarno dir sospira.
vi fa, che qui l'idea del valor sète,
e 'l titol di perfetta possedete.