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Matteo Bandello Fragmenti de le rime IntraText CT - Lettura del testo |
In quel bel viso dove impresse Amore
quanta mai fosse con bellezza grazia,
il mio pensier sí dolcemente spazia
che giorno e notte vi son sempre intento.
Né punto l'alma di pensar si sazia
l'alte bellezze e quel divin valore,
l'onesta leggiadria con lo splendore,
ch'ogn'altro fuoco dentro al cor m'ha spento.
E sono a ciò pensando sí contento,
che tutto 'l resto senza fin m'annoia:
anzi m'ancide pur, ché sol io vivo
quivi gustando un'incredibil gioia.
Però s'ancor son vivo
fra tanti strazi e tant'acerbe pene,
dal dolce viso e non d'altronde viene.
Ch'a quel presente mille cose 'i veggio,
di cui ciascuna m'apre un paradiso,
tra le quali prima, se si mostra, il riso
un mar di perle orïentali scopre.
Ma chi potrá mai dir cosí preciso
l'alto tesoro lor, per cui vaneggio
cosí sovente ed altro mai non cheggio,
mentre tante ricchezze egli discopre?
E se poi l'ostro fin quelle ricopre,
miro schietti rubin, ch'invidia fanno
al fiammeggiar di qual si sia piropo,
che l'uno e l'altro dopo,
quando sí dolcemente uniti stanno,
Amor non ha d'altr'arme a farmi guerra,
ch'egli con queste mi saetta e sferra.
Ma come a que' begli occhi sí soavi
volgo l'ingorda e desïosa vista,
non vuo' che di mirarli mai desista;
sí dolce m'ardon le midolle e l'ossa.
Con questi Amor l'imperio in terra acquista,
e volge d'ogni cor ambe le chiavi,
ma piú del mio, che vuoi ch'arda ed aggravi
questa sol fiamma ad abbrusciarmi mossa.
Per questi quanta in lui dimori possa
aperto si conosce, ché gli strali
indi n'avventa, e tutto 'l mondo abbaglia;
sí incende ed abbarbaglia,
che dolci son gli affanni, e dolci i mali.
quanto di bel nel vago viso scorgo
ond'a me col pensar aíta porgo.
Chi vuol del santo viso le ricchezze
sí ricche e belle in carte discoprire,
potrá, Canzon, de l'alto mar l'arena,
del ciel le stelle ad una ad una dire.
e lascia meco il caro mio pensiero,
che mi mostra di lor il vero vero.