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Matteo Bandello
Fragmenti de le rime

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CLVI

 

In quel bel viso dove impresse Amore

quanta mai fosse con bellezza grazia,

il mio pensier dolcemente spazia

che giorno e notte vi son sempre intento.

punto l'alma di pensar si sazia

l'alte bellezze e quel divin valore,

l'onesta leggiadria con lo splendore,

ch'ogn'altro fuoco dentro al cor m'ha spento.

E sono a ciò pensando contento,

che tutto 'l resto senza fin m'annoia:

anzi m'ancide pur, ché sol io vivo

quando al bel viso arrivo

quivi gustando un'incredibil gioia.

Però s'ancor son vivo

fra tanti strazi e tant'acerbe pene,

dal dolce viso e non d'altronde viene.

Ch'a quel presente mille cose 'i veggio,

di cui ciascuna m'apre un paradiso,

tra le quali prima, se si mostra, il riso

un mar di perle orïentali scopre.

Ma chi potrá mai dir cosí preciso

l'alto tesoro lor, per cui vaneggio

cosí sovente ed altro mai non cheggio,

mentre tante ricchezze egli discopre?

E se poi l'ostro fin quelle ricopre,

miro schietti rubin, ch'invidia fanno

al fiammeggiar di qual si sia piropo,

che l'uno e l'altro dopo,

quando dolcemente uniti stanno,

mi fan veder che uopo

Amor non ha d'altr'arme a farmi guerra,

ch'egli con queste mi saetta e sferra.

Ma come a que' begli occhi soavi

volgo l'ingorda e desïosa vista,

non vuo' che di mirarli mai desista;

dolce m'ardon le midolle e l'ossa.

Con questi Amor l'imperio in terra acquista,

e volge d'ogni cor ambe le chiavi,

ma piú del mio, che vuoi ch'arda ed aggravi

questa sol fiamma ad abbrusciarmi mossa.

Per questi quanta in lui dimori possa

aperto si conosce, ché gli strali

indi n'avventa, e tutto 'l mondo abbaglia;

incende ed abbarbaglia,

che dolci son gli affanni, e dolci i mali.

Poi dentro il cor intaglia

quanto di bel nel vago viso scorgo

ond'a me col pensar aíta porgo.

Chi vuol del santo viso le ricchezze

ricche e belle in carte discoprire,

potrá, Canzon, de l'alto mar l'arena,

e, la notte serena,

del ciel le stelle ad una ad una dire.

Dunque il parlar affrena,

e lascia meco il caro mio pensiero,

che mi mostra di lor il vero vero.

 




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