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Matteo Bandello Fragmenti de le rime IntraText CT - Lettura del testo |
Stancar si può la lingua in dir, begli occhi,
ma non giá tutte, n'io restar mai sazio:
ch'un pensier vuol Amor ch'ognor mi fiocchi
cose a lodarvi di gran tempo e spazio.
la sua virtú, che m'ha di voi si accenso
che d'altro mai non penso,
né parlar posso che di vostra fiamma,
benché ne scriva appena una sol dramma.
Tolto di me v'avete sí l'impero,
ch'ad ogni vostra voglia
quel di me fate che vi piace e aggrada.
Ed io, di voi contento, piú non chiero,
quest'alma, fin che 'l corpo in terra cada.
prima m'apriste col tremante raggio,
smarrir la via, poi ch'ei m'è fatto guida,
tant'è vostr'alma luce chiara e fida.
Per voi la vita or non mi spiace, ch'era
quando viveva peggio assai che morto,
occhi beati, senza cui si spera
che di riposo scopre il vero porto.
vostre dolci faville in mezzo l'alma,
vommene lieto e d'alto desir vago,
né piú di basse voglie il cor appago.
Veggio, begli occhi, che temprate in modo
che d'eterno gioir mi fate erede.
E sí m'acqueto e dolcemente godo,
che questa gioia ogn'altra gioia eccede.
che s'io son vivo in tant'affanni e pene,
da voi, non d'altro viene;
ché da' bei vostri raggi e lor aíta
nasce il vigor che mi nodrisce in vita.
Vile era, anzi pur morto prima ch'io
luci serene, avessi ancor contezza.
Ma com'il vago lume m'infollio
ratto conobbi allor la mia bassezza,
Ed ebbi per certezza
che chi per voi sospira, al vostro fuoco
come s'infiamma un poco,
si cangia tutto, e tutto si trasforma
e nova prende qualitate e forma.
Lasso! se l'ombra poi del fragil velo,
in me di voi la luce non ombrasse,
amante mai non visse sotto 'l cielo
ch'al mio piacer di dietro non restasse.
di virtute al gentil vostro gran carco
per ciò che cosa voi divina e santa,
ed io vile e mortal di terra pianta.
Pur ciò ch'io scorgo, e spesso in carte spiego,
ch'altro non bramo, tanto mi diletta,
né mai dal mio voler punto mi piego,
ogni dolcezza ed ogni pace alletta.
in terra senza voi piú cosa viva,
perché da voi deriva
tutto quel ben che qui s'agogna e cerca,
che vostra grazia, non tesoro merca.
Giá l'ho ben detto, Amor, che la mia lingua
de' begli occhi scoprir la gran virtute.
E se talor avvien che 'n me distingua
onde dipende sol la mia salute,
sarian le lingue dotte ed ispedite.
son tante grazie, e parti sí divine,
ch'umano ingegno non vi scorge il fine.
Tu viverai con l'altre,
povra Canzon, tra queste canne e rive
ed io col fuoco di bei raggi ardenti
starò per far i giorni miei contenti.