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Matteo Bandello
Fragmenti de le rime

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XXXVI

 

Quando l'Aurora coi bei crini d'oro

adorna il ciel di rose e di vïole,

e fòr del Gange i suoi corsier il sole

sferzar comincia al vago lor lavoro,

i' che la notte mi consumo, e ploro

l'aspre mie pene sí penaci e sole,

rinforzo il pianto allor: cosí mi duole

lontano andar dal mio vital ristoro.

I' vado errando, com'Amor mi guida,

ed agli altri m'involo, ond'in luoghi ermi

sovente il mio caval perduto arriva.

Lasso! mai fia che senza pianto o strida

mi trovi il sole, e questi piedi fermi

nanzi a colei che sí lontan m'avviva?

 




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