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Matteo Bandello Fragmenti de le rime IntraText CT - Lettura del testo |
LIX
Se quanto è 'l gran desir ch'a dir mi sprona,
gentil mia Donna, e sforzami lodarvi,
tanto fosse il poter, vedreste farvi
riverenza Aganippe ed Elicona.
Che, se la lingua mia di voi ragiona,
vinta da l'immortale
vostra bellezza, quale
alberghi in voi valor, com'è non suona,
né giunger può di vostre lodi al segno,
ond'io di piú cantar quasi mi sdegno.
Sdegnasi il cor, che vede il certo danno
che per questo ne segue a vostr'altezza,
ché, non sapendo dir tanta bellezza,
senz'il lor pregio l'alme doti stanno.
E le virtú ch'al mondo fatta v'hanno
perfetta senza pare,
e tante grazie rare
quand'a pien mai lodate si vedranno?
Ma chi sará d'ingegno sí sottile,
se debil fôra l'uno e l'altro stile?
I' ben le veggio, le contemplo e miro,
(vostra mercé), che tolto avete a farme
gentil, acciò dal volgo allontanarme
tanto piú possa quanto in voi mi miro.
Veggio in voi cose, e tanto me n'ammiro,
che non so poi di fòre
mostrar il lor valore,
e de' begli occhi quel soave giro:
e quest'è che m'ancide fier martíre,
che quanto bella sete non so dire.
E pur mi sforzo con parole e cenni,
come m'inspira Amor, scoprir al mondo
quanto nel petto dolcemente ascondo
da ch'io fedele, ligio vi divenni:
e so che, poi ch'a ragionar i' venni
di voi, quel poco ch'io
ne scopro col dir mio
par che rallegri il mondo, e Amor impenni.
Or che saria, se si potesse aperto
cantar di vostre lodi il vero merto?
Direbbe allor ogni uomo: ecco chi sola
a' nostri giorni donna è pur perfetta,
ecco chi saggiamente i cori alletta,
e di proprie virtuti altiera vola.
Questa gli spirti a' corpi rende e invola,
e sparge tanta gioia,
che non può scorno o noia
durar dinanzi al suon di sua parola.
Cosí di vera gloria su la cima
vi vedereste, e tra le prime prima.
Ond'io n'andrei per questo altiero tanto
quant'altro amante mai fosse beato,
ché dir i' sentirei in ogni lato:
Questi sen vola a la sua donna a canto;
a questi è dato dimostrar col canto
cose celesti e nove
non mai vedute altrove,
ché pose il Re del ciel nel viso santo,
bella Donna, ver' dir, felici Amori,
caste faville, onesti e santi ardori.
E queste lodi, ch'udirei spiegarse
per mille dotte bocche in ogni luoco,
dolc'ésca al vivo e sempiterno fuoco
sarian che dolce sí nel ghiaccio m'arse.
Cosí vedreste, o bella Donna, farse
l'un nome e l'altro eterno,
e volar in eterno
poi con le vostre le mie lodi sparse;
ma disuguali ognor le mie da quelle,
come del sol men chiare son le stelle.