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Matteo Bandello Fragmenti de le rime IntraText CT - Lettura del testo |
CLXXVIII
È questo il lieto e avventuroso giorno
fatto da quel che pose in ciel le stelle,
allor che volle, a l'apparir de l'alba,
(quando levò d'inferno a l'atra notte
tant'almi spirti), suscitarsi, e 'l fine
dar a la legge scritta in dura pietra.
Né chiaro fiume uscir di viva pietra,
né nube piú s'attenda in l'aria, il giorno
ch'a le carte di Mose è dato il fine,
perché la vera stella de le stelle,
levato 'l velo da l'oscura notte,
fiameggiando risorge presso l'alba.
O veramente fortunata, l'alba
che da la tomba senza mover pietra
vide uscir Cristo e disparir la notte:
ché qual si mostra il sol a mezzo giorno
diedero 'l lume le dorate stelle,
il Re del ciel lodando senza fine.
Cosí ne venga a la mia vita il fine
se ben venisse pria che venga l'alba,
perché spero trovar con l'alte stelle
la trasparente di giustizia pietra
fatta giá sole al glorïoso giorno
che non vide né mai vedrá piú notte.
E s'io son ito errando lunga notte
in mezzo l'acque, né trovai la fine
che mi scorgesse piú tranquillo giorno,
or veggio presso il rosseggiar de l'alba,
chi del cor rompe l'indurata pietra,
mercé di piú benigne e sante stelle.
Dunque Tu, cui senza il voler, le stelle
non fanno il corso, n'alluman la notte,
e la tua Sposa sovra ferma pietra
fondasti, acciò che duri senza fine,
fa' che 'n me nasca omai quella chiara alba
di cui sei fatto sempiterno giorno.
Felice giorno e fortunate stelle,
quando la notte nel fuggir de l'alba
la viva pietra diede a morte il fine.