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Matteo Bandello Fragmenti de le rime IntraText CT - Lettura del testo |
XXI
Non percosse giammai fra duri scogli
nave, da venti combattuta e pioggia,
né Giove, irato, folgorando, legno
con tal ruina svelse in monti e valli,
com'or si trova la mia stanca vita,
che fa, piangendo, duo correnti fiumi.
Rivi, fontane, laghi, mari e fiumi,
ricche cittati, apriche piagge e scogli
non vider mai piú sfortunata vita.
Ovunque io mi rivolgo, un'aspra pioggia
cade dal cielo, che, per basse valli,
girami, lasso! come l'onde un legno.
Senza timone e vela in vecchio legno
menar mi lascio da veloci fiumi
che in mezzo d'alti monti, van per valli
colmi di pietre, intoppi e d'aspri scogli;
e, balenando il ciel con tuoni e pioggia,
di morte sfida la mia persa vita.
Afflitta e fuor di speme, la mia vita
in mar si trova in disarmato legno,
ch'ad ogni vento ed ogni poca pioggia
e quando van superbi i grandi fiumi,
spesso mi spigne fra sassosi scogli,
qual sterpe che ruina giú per valli.
Cosí fuggendo da l'ombrose valli
entrai, ne l'alto, a l'amorosa vita,
talché fra mille groppi e mille scogli
errando corsi col mio fragil legno,
ch'al fin si ruppe in mezzo di due fiumi,
oppresso da tempesta e densa pioggia.
Lasso! che, lagrimando, fredda pioggia
me 'ngombra sí che le campagne e valli
son molli del mio pianto; e tutti i fiumi
prendon tributo da mia dura vita.
Il mar, turbato, ancor travaglia il legno,
fra l'onde incerte e i dubbïosi scogli.
Quando rammento i scogli e l'atra pioggia,
che d'alto legno mi sospinse in valli,
Canzon, mia vita fa de gli occhi fiumi.