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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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XXVII.

Er testamento de papa grigorio.

(1846)

Papa Grigorio è stato un po’ scontento;
Ma ppevvisscere poi, ma ppebbôn core,
Ch’avesse in petto un cor da imperatore,
Ce l’ha fatto vedé ner testamento.

 

Nu’ lo sentite, povero siggnore!,
Si cche ccojjoneria d’oro e ddargento
Ha mmannato sopracqua e ssopr’a vvento1
A li nipoti sua, peffàsse onore?

 

Eppoi doppo sc’è2 llantro contentino3
De tutte le mijjara ch’ha llassato
Tra bbajjocchelle4 e robba, a Ghetanino.5

 

E ’r credenziere? (Mica ccarote!)
Ventiseimila scudi ha gguadaggnato,
Sortanto a vvetro de bbottijje vôte.6

 

 

 

 




1 Come dicesse: per mare e per terra: con una rapidità quasi diabolica; essendo che la frase è tolta dalla nota formula di scongiuro delle streghe al diavolo: «Sopracqua e sopra vento, portami alla Noce di Benevento.» —

2 C’è. —

3 L’altra bagattella, detto ironicamente. —

4 Danari. —

5 Gaetano Moroni, la moglie del quale si diceva per Roma avesse segreti negozii col Papa. —

6 è noto che Gregorio xvi aveva l’abitudine di alzare un po’ troppo il gomito.




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