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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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L.

Er ziggnore, o vvolémo di’ iddio.1

Er Ziggnore è ’na cosa ch’è ppeccato
Fino a ccredese indegni2 de capìlla.3
Più indifiscile4 è a noi sto pangrattato,5
Che a la testa de Dàvid la Sibbilla.6

 

A ssanta Prudenziana e Ppravutilla,7
Me diceva da sciuco8 er mi’ curato
Ch’è ccome un fiato, un zoffio, una favilla,
Inzomma un vatta-ccérca-chi-tt’-ha-ddato.9

 

E ppefamme capì nne li bbuscetti
Siccome Iddio sce se trova a ffasciolo,10
Metteva attorno a ssè ttanti specchietti:

 

Poi disceva: — Io, de cqui,11 ccome mazzolo,12
Faccio arifrètte13 tutti sti gruggnetti,
Eppuro è er gruggno d’un curato solo —.

 

 

 

 




1 Il Signore o vogliamo dire Iddio. —

2 Indegni per degni è un controsenso dei soliti, come inzalubbre per salubre, e simili. —

3 Capirla. —

4 Difficile. —

5 Nel traslato, questo nome ha molti significati: qui sta per «quistione difficile, astrusa.» —

6 Il versetto del Dies iræ, «Teste David cum Sybilla,» è così inteso dai Romaneschi, i quali fanno traduzioni cervellotiche di tutti i passi latini che odono, non potendo acconciarsi a confessare a stessi che non li capiscono. —

7 Santa Prudenziana e Plautilla: chiesa di Roma. —

8 Da ragazzo. Ciuco o sciuco vale sempre piccolo. —

9 È una frase usata dai ragazzi, giuocando a gattacieca. Quello tra essi che un pugno su le spalle al compagno bendato, cioè alla gattacieca, per indicargli che deve cominciare il giro in cerca di chi lo ha colpito, pronunzia le parole: «Gattasceca, vatt’a cérca’ chi tt’a ddato.» Nell’Umbria dicono: «Gattacieca, dove vai? — Vado al mercato. — Che te sei perza? — Una spilletta. — Eccote un pugno, e vattel’a cérca’.» A Roma il giuoco stesso lo chiamano della gatta-sceca-chi-tt-ha-dato. Laonde, qui, pare che valga: «una cosa, cercando la quale, abbiamo la benda agli occhi, andiamo a tentoni;» ovvero, più semplicemente: un giocare a gatta cieca. E non ha torto! —

10 Senso: «Per farmi capire come Dio si trovi comodamente (a ffasciolo) anche nei più piccoli luoghi (buscetti), senza perdere la sua unità, metteva, ecc.» —

11 Da qui. —

12 Come la civetta sul mazzuolo. —

13 Riflettere.




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