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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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LXX.

Er zoggno der papa.

(1865)

Dormenno er Papa vedde una figura
Co’ ’na camiscia rossa da sordato;
E dda cuer giorno in poi, lui nun è stato
Più cristiano,1 e cchi ssa quanto je dura.

 

Er Papa nun è mmicana cratura;2
Ma ppuro er zangue je cce s’è guastato:
In ner zonno, accusì, da la pavura
Cuminciò a ppiàggne’ e aritienésse3 er fiato.

 

Un omo che sta ssu come Dio vôle,
Soccose a fàjje véde’ l’Itajjani,
De fàjje arisvejjà l’infantijjole.

 

E adesso, peppavura de sti cani,
Che li strùgge4 llui cottre pparole,
Disce che ddorme su li bbarbacani.5

 

 

 

 

 




1 Non è stato più bene. —

2 Creatura, bambino. —

3 Ritenersi. —

4 Struggere: annientare. —

5 Così chiamavansi per ischerno le soldatesche pontificie; e pare che siffatto traslato avesse origine a Bologna, dove poco dopo i rivolgimenti del 1831, un uffiziale superiore in una sua arringa a’ soldati, li chiamò sostegno e puntello del trono e dell’altare. Lo stesso nome di barbacani fu dato poi anche agli arruolati in una specie di milizia ausiliaria, o guardia urbana, la quale venne istituita nel 1860, poco prima dell’annessione delle Marche e dell’Umbria.




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