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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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VIII.

Sonetto co’ la coda.

Risposta de Cacastuppini a Cacaritto.

So’ un po’ spiantato: ebbè? nnun me vergoggno
De dìllo a ttutto er monno a uno a uno.
Mejjo pemmé: cussì nun ho bbisogno
D’imprestà ddiesci pavoli a ggnisuno.

 

Nun te créde’ però,1 chè cce sbologgno:2
So conósceer panbianco3 dar panbruno:
E nnun m’intraviè4 mmai, manco in inzoggno,
D’annà a la cuccia a stommico a ddiggiuno.

 

E vvoi che ffate l’ammazzato5 ar banco
De Panza er friggitore a Tiritone,6
Conosscete er panbruno dar panbianco?

 

V’annerebbe7 un boccon de colazzione?
Ve rode er trentadue?8 ve sfiata er fianco?
Le bbudelle ve vanno in priscissione?

 

Quer landàvo9 marrone,
È rrobba crompa10 in ghetto, oppuramente11
Scarti de Monziggnor Logotenente?

 

Un accicí ccor dente,
Sor ricacchio12 de brutta matriciana:13
Lo mettete ar cammino a la bbefana.14

 

Quella porca mammana
V’avessi ssciòrto subbito er bellicolo,
Camperessivo mo senza pericolo

 

D’avé l’abbiffa ar vicolo
De li tozzi,15 e d’annà, ppeppiù ccordojjo,
A sbàtteer borzellino in Campidojjo.16

 

Cossale, asceto e ojjo,
Fateve un’inzalata de mazzocchi,17
Che ve pônno costà ppochi bbaiocchi.

 

Sorradiche pellocchi
Che cor un po’ de fedico suffritto
Fanno abbozzà18 er cristiano19 e stàsse20 zitto.

 

Dico, eh sor Cacaritto,
Si vve bbattessi mai la bbaïnetta,
Volete che vve manni una sarvietta?21

 

La povera Ciovetta,
Quanno anderete poi da quer Ziggnore,22
V’ariccommanna de cacàvve er core.

 

 

 




1 Non credere però; non prendere abbaglio. —

2 Ci vedo. —

3 Pan bianco, uomo stolido. —

4 Non mi accade. —

5 Far l’ammazzato, «patire desiderio innanzi a qualche cosa.» —

6 Tritone, fontana in piazza Barberini. —

7 Vi appetirebbe. —

8 Avete fame? —

9 Vestito. —

10 Comperata. —

11 Oppure. —

12 Cacchio, germoglio; ricacchio, «secondo germoglio, il rigettare delle piante, il dar fuori nuove messe;» e nel traslato, come qui, vale «figlio spurio, o bastardo.» —

13 Matriciana, contadina della Matrice, terra del Napoletano, sul confine dello Stato pontificio. —

14 Si usa di esporre al camino della casa i denti che cadono ai bambini, onde la Befana vi sostituisca qualche moneta. —

15 Gola. —

16 In Campidoglio sono le carceri de’ debitori, i quali dalle inferriate sporgono alcune borsette all’estremità di una canna per avere elemosina da chi passa. —

17 Ironia di pugni. —

18 Cagliare. —

19 L’uomo. —

20 Starsi. —

21 Equivoco romanesco di saetta.

22 Ironia di cesso.




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