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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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IX.

Ce soincappati!

 (29 settembre 1831)

Le tavolozze1 so2 a cquestora ar posto,
Le bbussolette3 ggià sse fanno avanti,
E mmo er Gesummaria e l’Agonizzanti,4
Hanno messo er Zantissimo indisposto.5

 

Domatina, ora scêrta,6 sti garganti,7
Si nun tiengono8 ppiù ccher collo tosto,9
S’hanno cocquer boccon de ferragosto10
Da cacà llanimaccia com’e ssanti.11

 

E ffurno lôro, sai?, ch’a ddon Annibbile12
L’assartorno13 in ner vicolo d’Ascanio
Perrubbàjje14 un cuperchio de torribbile;15

 

E jje dièdeno un córpo16 subbitanio,
Che jje penneva un parmo d’intestibbile,17
Sotto ar costato, cqui, ppropio in ner cranio.

 

 

 

 

 




1 Tavole scritte, che invitano i fedeli alla indulgenza in suffragio delle anime de’ condannati. —

2 Sono. —

3 Si allude alla questua. —

4 Due chiese. —

5 Esposto. —

6 Horâ certâ.

7 Questi ribaldi. —

8 Se non tengono. —

9 Duro. —

10 Con quel piccolo regalo. —

11 Con rassegnazione. —

12 Annibale. —

13 L’assaltarono. —

14 Per rubargli. —

15 Turibolo. —

16 Coll’o chiuso: colpo. —

17 Intestino.




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