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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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XXXI.

Er costituto.

 (3 dicembre 1832)

— Chi ssiete? — Un omo. — Come vi chiamate? —
Biascio Chiafò. — Di qual paese siete? —
Romano com’e llei. — Quanti anni avete? —
entrato in ventidua. — Dove abitate? —

 

Dietr’a Ccampo-Carleo.1 — Che arte fate? —
Gnisuna, che ssapp’io. — Come vivete? —
De cuer che Ddio me manna. — Lo sapete
Perché siete voi qui? — Pettre pposate —.

 

Rubate? — Ggià. — Vi accusa? — Er Presidente.2
Ma le rubaste voi? — Nun zo3 stat’io. —
Dunque chi le rubò? — Nu’ ne so ggnente. —

 

E vvoi da chi le aveste? — Da un giudio. —
Tutto vi mostra reo. — Ma soinnoscente. —
E se andaste in galera? — È er gusto mio. —

 

 

 

 

 




1 Chiesetta e contrada del foro Trajano. —

2 Presidente onorario di polizia. —

3 Sono.




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