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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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LVIII.

Er pescivénnolo.1

 (25 aprile 1834)

Un lustrino2 li scefoli?! Un grossetto 2
Li merluzzi, in ste razze3 de giornate?!
Leccateve li bbaffi, sor pivetto,4
Chè vvoi, questi che cqui, nnu’ li cacate.

 

Oh ffateme er zervizzio, annate in ghetto
A ccontrattà cco’ li par’ vostri, annate:5
E cquanno avete er borzellino agretto,
Scerte grazzie-de-ddio nu’ le guardate.

 

Puzza?! puzzerà er vostro tafanaro.
Lo sapete pevvoi quello ch’odora?
Un ber fritto d’orecchie de somaro.

 

Guardate si6 cche stommichi da pessce!
Maggnate la pulenta; e ccusí allora
Vederete ch’er pranzo v’arïesce.7

 

 

 

 

 




1 Il pescivendolo. —

2 Lustrino, grossetto, grosso: moneta d’argento da 5 bajocchi. —

3 In queste specie. —

4 Pivetto, nome di scherno che si a’ garzonetti. —

5 Andate. —

6 Se. —

7 Vi riesce.




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